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Troppi trentini rovinati dal gioco





di NICOLA MASCHIO


Oltre 907 milioni di euro spesi nel gioco d’azzardo da parte dei cittadini del Trentino Alto Adige nel 2022.

Il numero, che oggettivamente fa paura, emerge dall'ultimo Libro Blu redatto annualmente dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per fotografare il fenomeno del gioco d'azzardo.

«Complessivamente – si legge nel documento – nel 2022 la Raccolta del gioco fisico ha registrato un incremento del 43,17% rispetto al 2021. Tale dato è dovuto principalmente agli “Apparecchi”, in crescita dell’85,63% , seguiti dal “Gioco a base sportiva” (+119,18%), dal “Gioco a base ippica” (+ 111,14%) e dal “Bingo” (+ 104,83%). La Raccolta del gioco a distanza mostra invece una crescita più modesta e pari all’8,78 per cento, dovuta in particolare ad un incremento del 94,53% per i “Giochi numerici a totalizzatore”, del 20,89% per le “Lotterie” e del 19,68% per il “Betting Exchange”».

Ancora. Attualmente la raccolta derivante dall'online rappresenta il 54% della raccolta totale, quindi più della metà del giocato avviene in questa forma. Nell'online va considerato che il 70% deriva da giochi di carte oppure da giochi  di sorte a quota fissa.

E le scommesse online,  purtroppo, sembrano aver fatto breccia anche nelle abitudini dei nostri concittadini.

Si tratta tuttavia di un fenomeno che, per quanto poco discusso, non guarda in faccia nessuno e può “colpire” tanto gli adulti quanto i ragazzi. In ogni momento della loro vita e indipendentemente dallo stato sociale, per così dire, della persona coinvolta.

Ne sono stati un esempio alcuni calciatori, che nonostante gli stipendi faraonici pochi mesi fa si sono ritrovati invischiati nella brutta vicenda del calcioscommesse.


MA COSA SUCCEDE QUANDO la ludopatia, o comunque il gioco d’azzardo abitudinario, comincia a “inghiottire” anche famiglie, per così dire, normali? Quando a scommettere senza limite sono madri e padri di famiglia, o magari anche i loro figli all’insaputa dei genitori?

In questi casi (soprattutto in questi casi) i danni possono essere decisamente peggiori.

I dati forniti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, purtroppo, parlano chiaro: due anni fa a livello nazionale sono stati spesi per scommesse “fisiche” circa 63 miliardi di euro, mentre per quelle online (di ogni tipologia) oltre 73 miliardi di euro.


MILIARDI, NON MILIONI. E nemmeno migliaia. Una cifra spaventosa che non ha lasciato indenne nemmeno il nostro territorio dato che in Trentino, solo per il gioco online, sono stati oltre trecento milioni gli euro sfumati a causa del gioco compulsivo. Per la precisione, 340 milioni di euro.

Sostanzialmente, quasi 900 euro per ogni trentino adulto di età compresa tra i 18 ed i 74 anni. Numeri da capogiro.

Certo, qualcuno alle volte vince e forse, per un breve periodo, decide di non sfidare nuovamente la fortuna.

Ma nella stragrande maggioranza dei casi, proprio secondo la logica del gioco d’azzardo, la Dea bendata rimane tale.

Ed ecco perché sono più di 18 milioni gli euro che, a conti fatti, i cittadini della provincia autonoma di Trento hanno letteralmente buttato.

Soldi, risparmi, piccoli accumuli del breve o lungo periodo che, spesso da un giorno all’altro, spariscono per finire nell’immenso calderone delle scommesse.


MA C'È DI PIÙ:  nel 2021, riporta sempre l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la spesa complessiva per gioco d’azzardo online era stata di poco superiore ai 300 milioni di euro.

Ciò significa che in appena dodici mesi la percentuale di denaro “investito” in questa attività è aumentata del 12,4%, ben al di sopra della media nazionale attualmente ferma al +8,8%.

Difficile capire cosa incida, se gli stipendi più alti rispetto ad altre zone del nostro Paese o se una vera e propria “malattia” del gioco. Ma tant’è, perché se già durante il lockdown della pandemia i segnali erano stati preoccupanti, con la riapertura di tutto e il superamento definitivo dell’emergenza sanitaria non è calata la disaffezione dei trentini nei confronti di siti e piattaforme di gioco online.

E anche questa considerazione è supportata dai numeri: sono infatti 121 mila i conti attivi nei diversi “sportelli” di gioco su internet, a dimostrazione del fatto che praticamente un trentino su quattro (considerando tutte le fasce d’età e dunque il dato potrebbe essere ancora più ristretto visto che il totale della popolazione del Trentino è di circa 541 mila abitanti) ha attivo un proprio conto online dal quale, regolarmente, gioca e scommette.

Andando ad analizzare più nel dettaglio i territori, i numeri diventano ancora più inquietanti.  Prendendo in considerazione Trento, per esempio, emerge come nel 2022 i suoi abitanti abbiano giocato circa 82 milioni di euro, per una perdita complessiva che si attesta attorno ai cinque milioni.


SIA CHIARO, NON È DETTO CHE se una persona non perde, allora vince. Perché? Semplice: in molti casi, come per esempio con i gratta e vinci da cinque euro, l’importo “vinto” è esattamente quello speso per l’acquisto della tessera. Dunque si entra e si esce dal tabaccaio con la stessa identica somma nel portafoglio. E solo con un mezzo sorriso.

Comunque, il capoluogo da solo rappresenta il 24% di tutte le giocate effettuate in provincia. E nella vicina Bolzano? Le giocate online in questo caso ammontano a poco meno di 360 milioni di euro, con una perdita che supera di qualche migliaio i 20 milioni di euro.

Anche se in quest’ultima città le giocate, nel 2022, hanno portato via ai cittadini oltre 90 milioni di euro, con una spesa procapite di quasi 1.200 euro. Praticamente uno stipendio intero o quasi.


MA ANALIZZANDO I DATI di qualche anno fa (in attesa che ne vengano pubblicati di più recenti e aggiornati), è possibile dare un’occhiata anche all’esborso nelle comunità di valle e non solo.

Per esempio, nel solo mese di dicembre 2021 slot machine e videolottery in Trentino hanno raccolto 40 milioni di euro.

Nello specifico, ad Arco la spesa ha superato i tre milioni, quasi un milione e mezzo a Cavalese, due milioni e mezzo a Pergine Valsugana, quasi cinque milioni e mezzo a Rovereto e infine a Trento, che si conferma purtroppo capofila di questa triste classifica, circa quindici milioni di euro.

Analizzando più nel dettaglio gli importi, la spesa per ogni persona sfiorava, in quel periodo, i 1.300 euro, quindi il doppio (con picchi anche di tremila euro) all’interno di ogni famiglia. E considerato che non tutte giocano d’azzardo e che questi dati sono utili per capire una media delle somme, appare chiaro come il fenomeno sia estremamente complesso, esteso e, soprattutto, preoccupante.

Ma sempre in riferimento ai 40 milioni registrati nel dicembre 2021, invitiamo a fare un calcolo: significa più di un milione di euro “sparito” dalle tasche e dai conti correnti dei cittadini trentini ogni giorno, più di 50 mila euro ogni ora, quasi 900 euro al minuto.


NUMERI IMPRESSIONANTI che disegnano un quadro allarmante. C’è chi scommette per divertimento, chi lo fa con la speranza di sbancare e cambiare vita, ma anche chi purtroppo non riesce più ad uscire da un circolo di guadagno-spesa (con quest’ultima decisamente prevalente) che, con il passare del tempo, non mina solo la stabilità economica ma anche quella mentale, sociale e famigliare.

E non bisogna tornare troppo indietro nel tempo per capire che il fenomeno è purtroppo fortemente radicato anche nella provincia di Trento.

Un esempio? Nel 2014 proprio l’ente provinciale sottolineò (pur evidenziando come si trattasse di numeri sottostimati) che circa 10 mila trentini erano a rischio di ludopatia, con 116 pazienti in cura al Serd. E si tratta solo di dati relativi ad una decade fa che, alla luce di quanto emerso recentemente, sembrano aver aumentato di gran lunga la loro portata.


E IN ITALIA? Attualmente i “malati” sono oltre un milione e mezzo, con circa una persona su trenta (o poco più) che si dedica costantemente – e in modo patologico – al gioco d’azzardo.

Un altro numero allarmante riguarda il fatto che il 47% dei giocatori ha meno di 35 anni, ed è ancora più preoccupante pensare che oltre il 10% dei giovani che scommette in modo compulsivo ha tra i 14 e i 17 anni e che quindi, a logica, spende i soldi dei genitori o di chi per essi, trattandosi di una fascia d’età rientrante nella scuola dell’obbligo.

Insomma, dal Trentino e fino  alla punta dello stivale italico è chiaro che, ad oggi, ci sia un problema di scommesse, sfide alla fortuna e anche disagio psicologico, considerato l’elevatissimo numero di coloro che perdono, piuttosto che di vincitori.

L’invito degli esperti del settore è quello di farsi avanti e di prendere consapevolezza del problema.

Ma resta la difficoltà del riconoscere quest’ultimo: spesso chi gioca sporadicamente vive in un “limbo”, ad un passo dal pericolo di ritrovarsi poi risucchiato in un circolo vizioso dove ogni centesimo guadagnato viene speso per tentare di vincere. Perdendo però, nella maggior parte dei casi, non solo centinaia di euro, ma anche il senso della realtà.






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