
di GIANCARLO ORSINGHER
In attesa del campionato italiano “Marathon” di mountain bike in programma sabato 28 luglio sulle montagne fra i torrenti Ceggio e Maso, il vulcanico presidente del GS Lagorai bike, Enrico D’Aquilio, dopo i campioni dello sci ha portato a Telve quattro “pezzi da novanta” del ciclismo attuale e passato.
E la risposta del pubblico è stata calorosa.
Oltre 200 persone martedì 25 luglio hanno affollato la sala polivalente di Telve per ascoltare Francesco Moser, Gilberto Simoni, Massimo Debertolis e Matteo Trentin, con il giornalista sportivo della RAI Gianfranco Benincasa molto abile nello stimolare il dibattito e nel coinvolgere il pubblico.
L’apertura è stata però dedicata a un altro grande ciclista trentino scomparso nei giorni scorsi, quel Marcello Osler che Telve conosceva benissimo per i legami che aveva intessuto in paese e perché la salita da Borgo a Torcegno era uno dei suoi classici terreni di allenamento.
Mentre sullo schermo scorrevano le immagini della terza Roubaix vinta da Moser in maglia tricolore, il campione di Palù ha ripercorso i momenti della sua carriera ricordando anche come il ciclismo sia una fede in alcuni territori: in Francia è stata emanata un’apposita legge per proteggere il fondo in pavè, l’elemento che caratterizza la classica del Nord, al punto che il trofeo per il vincitore è proprio una pietra del percorso; ed è stato proprio su proposta di Francesco che gli organizzatori hanno introdotto il blocco di porfido come premio.
Sullo sfondo del primo intervento del borghigiano Matteo Trentin scorreva la sua vittoria più importante, il campionato europeo del 2018 a Glasgow, dove sul podio lo accompagnavano sui gradini più bassi due atleti che rispondono ai nomi di Van der Poel e Van Aert; non proprio due sconosciuti. E fra pochi giorni – ha ricordato Benincasa – il mondiale si corre sulle stesse strade...che sia di buon auspicio? Da sempre Trentin è particolarmente sensibile alla sicurezza dei ciclisti e ha ricordato come Nizza, città vicina alla sua residenza di Montecarlo, muoversi in auto sia estremamente complicato a vantaggio della mobilità su due ruote e i cartelli che invitano gli automobilisti a mantenere la distanza di 1,5 metri dai ciclisti siano la norma. E’ fondamentale che anche da noi si arrivi a questi livelli e lo si potrà fare solo con una maggiore sensibilità da parte dei politici.
Con lo scalatore Gilberto Simoni l’attenzione si è spostata sulla durezza delle salite concludendo con l’affermazione che non è facile dire quale sia la più dura. In vista del campionato italiano “Marathon” l’attenzione è andata anche alla mountain bike che per “Gibo” è stata la seconda bici, utilizzata molto soprattutto in inverno con uscite chilometriche nei dintorni di Palù.
Mountain bike che è il pane quotidiano del primierotto Massimo Debertolis, campione del mondo nel 2004 in una “Marathon” corsa in condizioni climatiche al limite. Con lui l’attenzione si è spostata anche sulla gara di sabato nella quale il principale favorito è probabilmente proprio un suo atleta, quel Fabian Rabensteiner campione europeo in carica della specialità. Da Debertolis è arrivato un grande apprezzamento per il percorso allestito dal GS Lagorai bike, un tracciato molto impegnativo e selettivo.
Da parte dei diversi ospiti, anche sollecitati dalle numerose domande venute in particolare dai giovanissimi atleti presenti in sala, è stato poi un dialogo a 360 gradi che ha toccato aspetti tecnici come le differenze fra il passato e l’attualità per quanto riguarda le bici; l’importanza dei caschi (per Moser quasi inutili quelli del passato, obbligatori tra l’altro inizialmente solo nelle gare in Belgio); l’evoluzione della tecnologia in genere, che ha portato anche i corridori a rischiare di più.
Toccati anche i temi della fatica, dei migliori discesisti (il più forte per Simoni è stato il trentino Alessandro Bertolini), dell’espansione del ciclismo a livello mondiale con corridori (e campioni) che ora arrivano praticamente da tutti i continenti mentre un tempo questo sport era appannaggio quasi solo di francesi, belgi, olandesi, spagnoli e italiani.
In chiusura il patron D’Aquilio assieme ai Sindaci di Telve e Torcegno e ai presidenti della Comunità Valsugana e Tesino e dell’APT Valsugana-Lagorai hanno consegnato agli ospiti la mascotte della competizione e il mini paiolo di rame, simbolo del classico prodotto locale come la pietra del pavè lo è della Parigi-Roubaix.