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Primiero. La discarica di Imer e le ragioni del Comitato che vi si oppone






di GIOVANNI FACCHINI

La decisione della PAT di riaprire la discarica di Imer ha fatto molto discutere in Primiero. Ne abbiamo parlato con Gianni Gobber, portavoce del Comitato spontaneo delle famiglie dei Masi di Imer...


Gianni Gobber, perché la gente ritiene la riapertura della discarica un pericolo per la salute pubblica?

«Questa è una storia estenuante che richiede impegno, piedi per terra, studio e conoscenza del territorio, della storia, anche per spiegarlo al meglio a chi invece legge solo numeri e carte decidendo sulla pelle degli abitanti del luogo.»


Gianni Gobber

Una lunga storia, quindi?

«Sì, la storia della discarica è molto datata. La Provincia si basa su un’autorizzazione che si autorinnova ogni tre anni, mentre dalla nostra parte abbiamo due sentenze del Consiglio di Stato e del Tar degli anni ‘80, in cui si ribadisce che questa discarica non poteva e non doveva essere realizzata in quel luogo. Sono trascorsi 40 anni e spesso ci si dimentica di tutto ciò, ma il contenuto delle sentenze rimane. In particolar modo le motivazioni riguardano la vicinanza del paese in una fascia compresa tra i 100 e i 300 metri, con 40 abitazioni adiacenti, un rio che attraversa la discarica attuale e il torrente Cismon a meno di 20 metri».

Però c'è un'emergenza rifiuti…

«Sì, ma a gennaio 2020 l’assessore provinciale competente dichiarava che ci sarebbero stati ancora 6-7 anni di disponibilità ad Ischia Podetti (Trento Nord). Non si capisce quindi come tra gennaio 2020 e febbraio 2021 quello spazio si sia esaurito. Ciò ha portato alla decisione di riaprire due discariche che sulla carta hanno ancora disponibilità di volumi: Monclassico e Imer. Qui la discarica si trova all’interno del Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino, immerso tra le montagne patrimonio dell’UNESCO. La PAT ha stabilito la chiusura per giugno 2022, ma ormai non ci sono più certezze. Qui non arriva solo il rifiuto secco che dovevamo aspettarci, ma anche carta, vetro, ferro, legno e altro materiale. Purtroppo, pur avendo sollecitato più volte, ci risulta che non siano ancora stati effettuati i necessari controlli per evitare questo grande inconveniente. Noi, piccola periferia orientale del Trentino, abbiamo la certezza di essere stati dimenticati. Nel 2018 sulla stampa locale veniva dichiarato che, dopo aver chiuso in 15 anni ben 400 mini discariche in Trentino, la Provincia aveva attivato una discarica centralizzata che sarebbe dovuta servire per lo smaltimento dei rifiuti per almeno 20 anni. Ora siamo nel 2021... ed è già esaurita!»

Lei si è occupato molto di rifiuti anche per lavoro...

«Sono stato dirigente e amministratore unico di Azienda Ambiente, l’ente pubblico che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti in Primiero, fino al 2019. In quegli anni abbiamo lavorato alacremente con la popolazione, entrando nella top ten della classifica dei Comuni più Ricicloni d’Italia. Ora come premio cosa ci ritroviamo? Il turismo delle “scoaze”, come le chiamiamo noi, provenienti da Valsugana, Tesino e chissà da quali altre zone».

Che problemi ha dato la riapertura dei teli di protezione?

«Quando tolsero i teli a fine ottobre faceva ancora caldo e per una settimana ci fu un’invasione di micro moscerini che entravano nelle case, nelle zone più esposte ai raggi solari e sui muri delle abitazioni. Col freddo sono svaniti, ma la paura di un imminente ritorno è forte».


Come vi siete mossi appena saputo del progetto di riapertura?

«A inizio agosto alcuni membri della PAT vennero a spiegarci con slide e numeri che la discarica sarebbe stata riattivata. Noi del Comitato raccogliemmo 3 mila firme in soli 20 giorni in pieno agosto, girando tutte le comunità del territorio per informare i cittadini. Siamo dispiaciuti che l’amministrazione comunale di Imer non abbia prontamente sostenuto questa nostra battaglia per salvaguardare la salute pubblica.»


Cosa avete ottenuto finora?

«In agosto la Provincia prevedeva la riapertura della discarica per due anni e il conferimento di 16 mila tonnellate; a fine settembre proposero 12 mesi fino a ottobre 2022, con 8 mila tonnellate. Dopo le nostre battaglie si è arrivati ad una proposta conclusiva riguardante la chiusura a 8 mila tonnellate entro fine giugno 2022. Otto mesi di apertura, da novembre a giugno: cosa sono circa 800 tonnellate al mese per un inceneritore (vicino a noi c’è quello di Bolzano)? Nulla. Quindi perché non sospendere tutto subito? Prima di Natale si è tenuto un incontro tra Provincia, tecnici provinciali ed il nostro tecnico, il quale ha fornito suggerimenti e ha evidenziato i punti lacunosi. Abbiamo mostrato la nostra piena disponibilità nel ricercare una soluzione condivisa, fermo restando che intanto i conferimenti vengano sospesi. Questa discarica è una tomba che lasciamo in eredità ai nostri figli e ai nostri nipoti. Perché non ascoltare il volere dei cittadini? Perché?!»

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