
di Johnny Gadler
Paola Fedrizzi, dopo aver sconfitto il Covid, ha corso 31 Passi in meno di tre mesi... Ecco la storia di questa nuova brillante impresa di quella che gli amici e colleghi del GS Valsugana chiamano "la moretta"...
Dice un noto proverbio africano: «Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, una gazzella si sveglia e sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella o morirà di fame. Ogni mattina in Africa, come sorge il sole, non importa che tu sia leone o gazzella, l'importante è che cominci a correre».
Ma cosa succede se ti capita di essere leonessa e gazzella al tempo stesso? Semplice, corri il doppio, soprattutto se per due mesi sei rimasta in gabbia... È senz’altro questo il caso di Paola Fedrizzi, mamma di tre figli con la passione della corsa e della campagna, già conosciuta per aver corso la 100 km del Passatore da Firenze a Faenza, campionessa italiana F35 sulla 50 km e tanto altro ancora.
Infatti Paola, che gli amici e i compagni del GS Valsugana chiamano semplicemente “la Moretta”, si è resa protagonista di una serie di straordinarie imprese, umane oltre che sportive; inoltre non è certo un caso se la troviamo come referente del progetto “SE VUOI… PUOI”, promosso dalla Società GS Valsugana per avvicinare persone senza limiti di età al mondo dell’atletica e non solo.
Talvolta, però, capita che il “potere” non vada di pari passo con il “volere”, soprattutto se ci si mette di mezzo una pandemia, che impone un blocco totale di tutte le attività, comprese quelle sportive.
E se poi il virus ti contagia pure, lo stop è ancora più pesante da sopportare. Così Paola Fedrizzi – ammalatasi di Covid-19, assieme alla figlia Katia – durante la scorsa primavera è stata costretta a ben 53 giorni di isolamento.
Per lei, carattere vulcanico e fisico dirompente, è stato come rinchiudere una leonessa in gabbia. Logico che nel momento del ritorno alla vita normale la sua voglia di correre sia schizzata alle stelle, tanto da spingerla a compiere un’impresa davvero sui generis quale la conquista dei Passi Alpini. Impresa iniziata il 28 giugno scorso, partendo – ovviamente – da uno dei passi più impegnativi: il Manghen da Borgo Valsugana, lungo un percorso di 23 km, con 1629 metri di dislivello positivo.
Da quel momento è stato impossibile fermarla.
Compatibilmente con il lavoro nei campi, Paola ha corso un Passo dopo l’altro e ogni volta l’occasione era buona per una gita familiare. «Abbiamo potuto vedere posti spettacolari e ci siamo resi conto di quanta bellezza ci circonda oltre che divertirci un sacco» ci racconta la figlia Katia Rinaldo che continua: «La mamma dice che ogni Passo è stato spettacolare; quasi sempre arrivata in cima si commuoveva e le scendeva la lacrima, non solo per la soddisfazione, ma più che altro per i paesaggi davanti ai suoi occhi».
Grande per lei, l’esperienza di correre sulla direttissima del Mortirolo, famoso per le sue pendenze. Da tifosa di Marco Pantani correre lì è stata un’emozione continua per tutti i 12 km con pendenze che variano fra il 10 e il 18%.
E pensare che si è trattato di un imprevisto. Già, perché, come ci racconta sempre la figlia Katia «quel giorno doveva correre il Passo Gavia, ma era chiuso per frana. Una cosa che abbiamo imparato è di consultare prima la viabilità dei Passi. Però è andata bene, perché poco distante c’era il Mortirolo, il Gavia lo ha corso in seguito. A volte è riuscita a correre anche tre Passi in un giorno, come il Pordoi, il Sella e il Gardena. Il Rombo lunghissimo 29 km, ma stupendo, a me è piaciuto tanto; il Giau e Falzarego anche questi fatti nella stessa giornata. Sul Pennes è stata un’impresa, tirava un vento fortissimo, un miracolo stare in piedi ed è arrivata anche la neve, ma la voglia di arrivare in cima era più forte di tutto».
Paola Fedrizzi quando studia un passo consulta sempre un sito dedicato alle salite in bici e immancabilmente sceglie il versante più impegnativo. Domenica 20 settembre ha corso il suo 30° passo, il Valparola, ma già che si trovava in zona ha fatto anche il Campolongo, così ha raggiunto la cifra record di 31 passi in meno di tre mesi!
Il Fedaia dice che è impegnativo soprattutto dalla malga Ciapela, dove inizia un rettilineo in salita che è infinito, tutti i ciclisti l’avevano avvisata, non ha potuto fare altro che confermare.
Oltre alle meraviglie delle natura, nel suo peregrinare per i vari Passi, Paola ha purtroppo riscontrato anche lati meno piacevoli della montagna, come ad esempio l’eccessivo traffico. «Una domenica – racconta – siamo partiti da Predazzo in direzione Passo Rolle (19 km), dove il via vai di auto, moto e camper era davvero esagerato, quasi fastidioso. Difatti in seguito abbiamo cercato di evitare le domeniche».
Ad incoraggiarla, lungo il percorso, Paola ha sempre trovato numerosissimi ciclisti e sul Giovo persino un gruppo di turisti le ha fatto un tifo da stadio con applausi; ma su 31 passi affrontati e conquistati, non ha mai incontrato nessuno che corresse come lei. Paola Fedrizzi, proprio all’insegna del motto “Se vuoi… puoi”, afferma sempre che tutti siamo capaci di correre e che la vera forza sta nella testa. Una teoria, quella di Paola, che lascia la figlia Katia affascinata ma al tempo stesso dubbiosa: «Lei ripete sempre che la testa fa l’80% della prestazione. Non so se ciò sia vero – ci dice Katia – ma se dovesse essere veramente così, significa che mia mamma allora deve avere proprio una zucca dura».
Vera o meno che sia questa teoria, di certo vi è che ora Paola Fedrizzi si è messa in testa un’altra idea: percorrere le più importanti salite del Giro d’Italia, ma anche qualche leggendario percorso oltre confine. «Mia mamma – conclude Katia – ha in testa un progetto che penso non abbia mai realizzato nessuno. È pazza, ma sono fiera di lei».
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