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Nadia Battocletti ci racconta la sua grande prestazione di Tokyo: «Un risultato inatteso»


Nadia Battocletti



Nadia Battocletti ha ottenuto uno straordinario settimo posto alle Olimpiadi di Tokyo nei 5000 metri con la seconda prestazione italiana di sempre.


A 21 anni Nadia già vanta un notevole palmares, con la vittoria ai campionati Europei Under 23 o quelle agli Europei di cross e tanti altri titoli di prestigio, su pista, su strada, nei cross e nella corsa in montagna. Nadia, che ha sempre militato nell’Atletica Valli di Non e Sole e dal 2018 nel gruppo sportivo Fiamme Azzurre, è allenata da papà Giuliano, forte atleta del mezzofondo, della maratona e del cross. Anche mamma Jawhara ha gareggiato nel mezzofondo. A loro, giustamente, la prima dedica in diretta Tv dopo la finale. Noi l’abbiamo intervista al suo rientro da Tokyo.

Nadia, com’è stato il rientro?

«Emozionante. Ho trovato il mio paese, Cavareno, pieno di volantini e striscioni. Mi hanno fatto una grande festa. Tokyo è stata una esperienza fantastica e sicuramente di crescita».


La vita al villaggio olimpico?

«Non si poteva uscire, le norme anticovid ci imponevano il tampone ogni mattina e la mascherina. Al di là di questo la sensazione era molto bella, avevamo l’obiettivo di correre forte e andar bene. Ci siamo legati molto tra noi, anche con chi fa altre discipline. Si parlava, si scherzava, ci sostenevamo».


arlaci delle due gare, la batteria e la finale dei 5.000 metri...

«Non pensavo di raggiungere la finale e non mi aspettavo questo risultato. Sono cresciuta molto tra la batteria e la finale, perché ho capito come si doveva correre, con qualche strategia, qualche scorciatoia nella fatica mentale e quindi in finale ho messo tutto quello che conoscevo e avevo imparato».


Due infortuni hanno messo a rischio le tue Olimpiadi...

«Vero. Un infortunio nel 2020 e quest'anno un altro che mi ha fatto perdere cinque settimane. Non era facile trovare le gare per fare il minimo per qualificarmi a Tokyo. È stata una rincorsa impegnativa che ho vissuto con molta ansia».


L'inizio con l'atletica leggera?

«La prima gara a 7 anni, quasi per caso, anche se i miei genitori hanno sempre voluto che facessi sport.

Ne ho praticati tanti, poi ho gareggiato al circuito del valligiano e sono arrivata seconda dietro Nicole Menapace. Ero già nell’ambiente perché seguivo papà insieme a mamma. Vedevo le sue gare e i suoi allenamenti. Ma dal vedere al fare è tutta un'altra cosa. Fino ai 13 anni era più un divertimento, poi ho iniziato ad allenarmi veramente ed è cominciata la mia carriera fino a diventare professionista nel 2018. Oltre che una passione l’atletica è diventata un lavoro».


Tanti sacrifici e rinunce, ma quanto aiuta la voglia di fare bene e la determinazione?

«L’approccio e l’impegno che applichi negli allenamenti e in gara è lo stesso che applichi nella vita. Ciò che ti demoralizza lo affronti con una spinta e una forza in più; uno dei vantaggi dello sport.»


Hai degli hobby?

«Sono al terzo anno di ingegneria e bioarchitettura a Trento: tra lo studio e l'atletica mi rimane poco tempo. Mi piace stare con la mia famiglia, andare al lago o in montagna. Sono molto golosa, adoro provare cibi nuovi, come ho fatto a Tokyo».


I risultati olimpici come possono fare crescere lo sport trentino?

«Siamo fortunati perché viviamo in una delle regioni con le migliori infrastrutture e ogni valle ne ha una. Il legame tra tutti gli sport è molto importante: dal calcio allo sci, dalla pallavolo all’atletica. Occorre che i bambini vedano tanti sport e si possa trovare qualche talento. Poi ci sono le associazioni e la comunità che possono spingere i ragazzini allo sport».


Per i giovani sei un esempio... «

«Mi scoppia il cuore di gioia ogni volta che finisco una gara e ci sono persone di tutte le età che vogliono una foto, un autografo o delle parole di conforto. È una responsabilità, ma sono ripagata dall’affetto di tante persone che mi vogliono bene».


Cosa diresti ai giovani che si avviano allo sport?

«Di divertirsi fin da piccoli, di non pensare a qualcosa di obbligato, di impegnarsi e se si passano dei periodi bui di avere la forza per rialzarsi e tornare più forti di prima».


Il tuo futuro?

«Un po’ di pausa e la preparazione agli Eurocross a Dublino a dicembre. Il prossimo anno oltre ai 5.000 metri farò anche le gare sui 1.500 metri».









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