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L'idea positiva per uno sport che sia sostenibile

Aggiornamento: 11 mag 2022






di GIORGIO TORGLER*

La nostra idea positiva è quella di uno “sport sostenibile”.


È un’idea che afferma, prima di tutto, l’esigenza di recuperare nello sport e attraverso lo sport – nella pratica sportiva diffusa, nelle sue espressioni agonistiche, nella sua attitudine promozionale, nella sua vocazione formativa, nella sua relazione con il mercato – una dimensione valoriale: una dimensione alla quale lo sport, i suoi praticanti, gli ambienti che vi fanno riferimento, le istituzioni che lo governano non possono, non devono sentirsi estranee.

Il messaggio è chiaro: crescere come sportivi per crescere come cittadini.

Questa visione ha bisogno di essere “distillata” e riformulata in singoli progetti esecutivi, ispirati alla massima partecipazione ed arricchiti dal più vasto coinvolgimento delle componenti attive dei mondi che, a vario titolo, gravitano attorno alla dimensione sportiva.

Educare, quindi, non solo allo sport, ma attraverso lo sport; allargare la “base sociale” del coinvolgimento nella promozione dello sport, promuovere un uso intelligente e creativo del tempo libero; esplorare le potenzialità ancora in gran parte inespresse, dello sport come fonte di generazione di valore anche economico.




In merito all’indotto dello sport la nostra Università ha stimato in oltre un miliardo il ritorno economico, peccato che chi lo incassa non sia disponibile a contribuire, come forma propria di investimento aziendale, a chi lo rende reale; andrebbe anche fatto un conto dei risparmi dei costi sociali e di conseguenza anche economici che il nuovo stile di vita dei giovani che oggi vivono troppo spesso in una realtà virtuale, come quella degli smartphone e dei tablet e che rischiano di confondere il mondo con un videogioco.

Le conseguenze sono potenzialmente devastanti: relazioni sempre più rarefatte; individualismo ed isolamento; crisi del senso etico e della solidarietà; superficialità; caduta dell'impegno e delle responsabilità individuali.

Le famiglie sono, nello stesso tempo, artefici e vittime di queste circostanze.

Crediamo che lo sport, a condizione che sia declinato correttamente, possa contrastare queste derive: perché ci mette di fronte alle sfide autentiche con noi stessi; perché ci obbliga a pensare in termini di squadra e di confronto con gli altri; perché ci fa capire che i risultati sono alla nostra portata, ma a condizione di impegnarci costantemente per ottenerli; perché ci ammonisce che barare significa imbrogliare noi stessi; perché ci allena a tollerare le sconfitte; perché ci insegna a non esagerare ed a non andare “semplicemente” alla ricerca di emozioni.

* Giorgio Torgler

Presidente onorario del CONI Trento



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