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Gianluca Pozzatti il primo atleta di Pergine a fare le Olimpiadi





di GIUSEPPE FACCHINI


Gianluca Pozzatti, primo perginese a partecipare alle Olimpiadi difendendo i colori azzurri a Tokyo, nel mese di dicembre ha ricevuto una targa speciale da Franco Demozzi, assessore allo sport del Comune di Pergine.


Stefano Frisanco presidente dell’Hockey Pergine, in occasione della partita con il Fiemme, ha consegnato a Gianluca la maglia speciale della squadra biancorossa. Un 2021 speciale per il triatleta, poiché a settembre ha conseguito pure la laurea in Management Engineering all’Università di Bergamo. Lo abbiamo intervistato...


Gianluca, come ti sei avvicinato al triathlon?

«Nato e cresciuto a Pergine, ho praticato pattinaggio di velocità su ghiaccio con lo Sporting per diversi anni. Uno sport molto diverso come gesto tecnico e poi sono passato da uno sport invernale a uno estivo. Mi piaceva comunque provare il triathlon, anche senza un allenamento specifico, fino a quando ho deciso di praticarlo seriamente, tanto da dedicare ogni energia per realizzare il sogno che avevo, cioè partecipare alle Olimpiadi. È stata ed è ancora una passione che è diventata un lavoro.»


La bellezza del triathlon?

«È uno sport che richiede di allenarti tanto, ma è molto vario. Fai 5 ore al giorno, ma fai 3 o 4 sport diversi: passi dalla bicicletta alla piscina e dalla corsa fino alla preparazione atletica in palestra, quindi non ci si annoia mai. Le discipline sono tre, facciamo raduni in posti nuovi e diversi che mi piace esplorare con la bici e con la corsa».


Cosa ti aspetta ora?

«Il 2021 è stato molto impegnativo e quindi ho fatto un periodo di pausa per ricaricare le energie. Da gennaio sono iniziati i raduni in posti più caldi, dove è più facile allenarsi».


Il livello del triathlon in Italia?

«È uno sport giovane che ha debuttato a livello olimpico nel 2000 a Sidney e si sta evolvendo molto rapidamente in Italia anno dopo anno. Il numero dei tesserati cresce in modo incredibile e si fa di tutto per renderlo accattivante. C’è il mito che sia uno sport da uomini di ferro, ma in realtà è uno sport come gli altri, benché ci vogliano tanta dedizione e passione. Proprio perché è uno sport in ascesa devi migliorarti per ritrovarti al punto dove eri, perché se smetti di migliorare torni indietro».

La tua esperienza olimpica?

«È stato molto stressante il periodo precedente, perché fino a un mese e mezzo prima mi stavo ancora giocando il posto dato che per l’Italia erano solamente due gli atleti ammessi. Abbiamo lavorato molto sulle gare di qualifica. Una volta arrivati in Giappone è stata una esperienza incredibile, il sogno di una vita, vieni investito da un'energia positiva. Al villaggio ero circondato da tanti atleti che sono i miei idoli, un'atmosfera che mi porterò dentro per sempre. La gara di squadra è andata bene, nell’individuale potevo fare meglio. Ma vedrò di giocarmi la chance per Parigi».


Parli delle Olimpiadi che si svolgeranno nel 2024?

«Sì, la qualifica è molto lunga e difficile. Si partirà già da maggio 2022 come in una giostra e non ci sarà spazio per riposare in quanto non c’è praticamente pausa tra i due cicli olimpici, che sono a distanza di meno di tre anni vista la situazione particolare. Occorre trovare subito la concentrazione e la voglia di migliorarsi. Sogno quindi un'altra occasione, perché ora so di quanto è bello esserci e partecipare. Con più allenamento e più consapevolezza posso fare ancora meglio. È uno sport logorante, sia fisicamente che mentalmente, ma io ho ancora tanto margine di miglioramento».



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