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Ricordo di Pia Carlini, sempre generosa e impegnata nel sociale


Pia Carlini



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di LINO BEBER


Ricordati di me che son la Pia” con questo versetto tratto dall’opera immortale di Dante Alighieri desidero ricordare la cara Pia nata a Mala nel 1938 dalla stirpe dei Carlini detti “Paioni”, che un tempo abitavano al maso Carlini Alti o “maso dei Paioni”; acquistarono poi un caseggiato appartenuto al “Taicio”, signorotto locale caduto in disgrazia, e la famiglia si trasferì, in un primo tempo solo d’inverno, in località Taici di Mala.

Con il marito Celestino Bertoldi Pia emigrò in Svizzera per vent’anni e, tornata in patria, la famiglia si è stabilita a Pergine in Viale Bellini dove Pia ha intrapreso la professione di parrucchiera in collaborazione con la figlia Carmen tra permanenti e ricciolini per quarant’anni.

Oltre alla sua carriera, Pia ha dimostrato un forte impegno nella sfera sociale. Ha partecipato attivamente al Movimento Cursillos di Cristianità in Italia, mettendo in pratica i princìpi della fede nella sua vita quotidiana e inoltre si è impegnata nel volontariato sociale in modo particolare durante gli anni della guerra in Bosnia-Erzegovina, avvenuta tra il 1993 e il 1995. Insieme al marito Celestino e alla loro figlia Carmen, Pia si è dedicata a fornire aiuti umanitari nella zona di Medjugorje visitando case per consegnare pacchi di viveri e medicinali e hanno fornito supporto all’ospedale di Mostar, dimostrando un’autentica solidarietà in un momento critico.

Nel 1986, quando il 26 aprile si è verificato l'incidente nucleare di Chernobyl, Pia ha ascoltato un appello in televisione da parte di Don Mazzi, il quale cercava famiglie disposte ad accogliere bambini bielorussi affetti da problemi di salute derivanti dalla contaminazione. Senza esitazione, Pia e la sua famiglia hanno aperto le porte della propria casa per ospitare otto bambine, un gesto di generosità che ha continuato per più di dieci anni, dal 1996 al 2009. In seguito all'esperienza con i bambini bielorussi, Pia ha giocato un ruolo fondamentale nella fondazione dell’associazione “Accoglienza in Famiglia Alta Valsugana” organizzando l’ospitalità per numerosi bambini bisognosi, accogliendone complessivamente più di 150. La dedizione di Pia e delle altre famiglie perginesi e della vicina Valle della Fersina ha dimostrato una straordinaria generosità, offrendo un aiuto concreto a chi ne aveva bisogno. Innanzitutto trovare le famiglie che hanno accettato i bambini nelle proprie case e poi, all’arrivo dei bambini, l’organizzazione dell’accoglienza, la programmazione della visita medica, delle giornate con il pranzo a malga Cambroncoi e a Susà offerto dagli alpini, la gita a Gardaland, il corso di italiano.

Nel 2001 un gruppo di genitori in corriera con un viaggio di tre giorni di sola andata ha raggiunto la Bielorussia per trovare le famiglie dei bimbi e della comitiva ha fatto parte anche don Remo Dorigatti, per oltre 50 anni parroco di Mala che ci ha lasciati nel 2019, e anche chi scrive.

Siam quaggiù per aiutarci l’uno con l’altro” fa dire il Manzoni al barcaiolo che aiuta nella fuga Lucia con la madre Agnese e il “promesso sposo” Renzo. Nella stessa opera letteraria sta scritto che “Una mano lava l’altra e due lavano il viso”: questo è lo spirito dell’autentico volontariato gratuito che trasforma il dolce monosillabo innocente dell’io nell’altruistico noi che nello spirito della collaborazione ci aiuta tutti a superare le barriere dell’intolleranza.

Cara Pia dalla nuova galassia dove sei volata ritrovando Celestino continua a vegliare sui tuoi cari figli Carmen e Mauro e grazie per la tua vita attiva e per l’impegno nel volontariato.

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