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Psicologia culturale: ricchezza e limiti della cultura


di Cinzia Gasperi*


Nel suo libro Marco Polo racconta le meraviglie della Cina e della volta in cui ha visto gli unicorni: «Pelo di bufali e piedi come leonfanti, il corno è nero e sgraziato, la lingua spinosa, la testa simile a quella di un cinghiale; Ella è molto laida bestia a vedere »...

Il viaggiatore non ha incontrato il cavallo leggiadro che abbiamo in mente noi, ma un rinoceronte. Come mai, invece, era certo di aver incontrato un essere mitologico?

Citando David Foster Wallace: «Un pesce anziano incontra due pesci giovani “ehilà, tutto bene oggi? Com'è l'acqua?” I giovani rispondono “ tutto bene grazie!” Poi si guardano tra loro e si chiedono “ma cos'è l'acqua?”».

C’è un qualcosa in cui viviamo tutti i giorni e che ci sorregge, che dà struttura e senso alla nostra esperienza e si intreccia con la nostra storia : la cultura. È indispensabile per muoverci nel reale, ma è anche altrettanto utile riuscire a guardarla e comprenderla, per avere in mente le sue potenzialità, ma anche i limiti.


Come potremmo renderci conto della cultura? Che effetto ha su di noi? A cosa può servire?

La cultura è una mappa che racconta una storia e si intreccia indissolubilmente con i processi mentali delle persone, uno su tutti quello chiamato categorizzazione, ossia organizziamo ciò che ci accade per categorie, diamo loro un nome, un valore positivo o meno, in modo da dare un ordine, un senso alle cose e sapere come reagire.

Non esiste, però, un solo modo di fare questo: ogni cultura ha la sua mappa, i suoi nomi e significati che nascono dalla storia e dalle sue radici. Ogni cultura ci mette a disposizione alcuni strumenti con cui cogliere la realtà, ma tutte sono come una rete da pesca con fori di diverse forme e dimensioni: catturano molto, a volte cose simili, ma si fanno scappare altro.

Come le mappe di un territorio, ci permettono di esplorarlo ma non rappresenta tutto il territorio (una cartina idrogeologica avrà informazioni diverse da quelle delle fognature, ma non vuol dire che una sola delle due sia vera).

Ogni persona ha il suo set di mappe, costruite da cultura, interessi ed esperienza, pensieri: dalle nostre tradizioni impariamo cosa si dovrebbe fare, quali sono le esperienze che ci attendono e i loro significati, cosa sarebbe giusto fare …

Fintanto che parliamo di queste esperienze con il nostro vicino, che ha letture della realtà simili, tutto fila liscio (o quasi), ma se invece ci confrontiamo con chi ha altre mappe della realtà? Con chi ha valori diversi?

Davanti alla stessa esperienza, le reazioni possono essere molto diverse, perché il senso e l’interpretazione cambiano, come muta il modo di entrare in relazione e di interagire con le persone.

Ad esempio, quando Colombo vide gli Indios, decise di far ballare i suoi marinai in segno di pace, voi come avreste reagito? E sapendo che per loro il ballo era una dichiarazione di guerra?

Probabilmente si sono fraintesi, poiché avevano strumenti diversi.


Quanti possono essere i fraintendimenti dati dalla cultura e non dalle intenzioni delle persone?

Come potremmo superarli?

A volte capita che una cultura si senta superiore alle altre e pensi di essere la sola e vera, con l’effetto di considerare le altre inferiori o eliminabili agendo di conseguenza. La storia è piena di questi esempi.

Se invece riconosciamo che è naturale che esistano diverse prospettive culturali, diversi strumenti per leggere il reale con la medesima dignità, allora si può lavorare per una reciproca valorizzazione della cultura dell’altro, del suo modo di pensare superando le barriere culturali, osservandosi con curiosità e voglia di condividere..


Questo non è sempre facile, proprio perché la cultura, nell’aiutarci a dare senso e leggere la realtà, ci dice cosa sia giusto o meno, cosa debba essere in caso cambiato, e può capitare che davanti ad uno stesso evento, persone che vengono da angoli diversi del mondo, hanno reazioni magari anche opposte, entrando facilmente in contrasto. Ma le controversie fanno parte delle opinioni e dell’esperienza.

Un rabbino è chiamato a dirimere un litigio. Ascolta il primo litigante, si concentra e dice che ha ragione.

Ascolta il secondo litigante,si concentra e dice che ha ragione. I discepoli protestano, perché non possono aver ragione entrambi. Il rabbino medita e dà ragione anche ai discepoli.

Le controversie umane nascono sempre dalla lettura di una situazione, a partire da un punto di vista attraverso strumenti diversi, con analogie e metafore: possiamo cogliere solo una parte del tutto e non l’intero. Nessuna delle prospettive usate sarà giusta in assoluto; nessuna visione può esaurire le infinite sfaccettature dell’esperienza.

Se non comprendiamo i limiti dei nostri processi cognitivi e culturali, se non li accettiamo, non possiamo capire perché altre persone, di altre culture vedono, sento, reagiscono in modo diverso e diventa difficile convivere.


Le persone sono esseri in divenire, la cui identità nasce e cresce dalla cultura e dall'esperienza, è in continua trasformazione. L'incontro con altre culture ci disorienta ma può essere un'occasione di crescita e di reciproca influenza.

A volte però le differenze sono così profonde, che non ci è possibile comprendere l'altro.

Come possiamo fare?

Se abbandoniamo l'idea che esiste un solo punto di vista assolutamente giusto e accettiamo le differenze, allora la cultura diventa una frontiera di scambio, che possiamo attraversare quando siamo davanti all’Altro e intravedere aspetti del reale che non avremmo mai potuto immaginare.

Nell’incontro con altre culture, lasciamo tra parentesi per un momento le nostre abitudini e prospettive, ascoltiamo l’altro e tentiamo poi una unione, senza scordare da dove partiamo, ma senza distruggere l’altro.

Quando due culture diverse si incontrano, se ci poniamo in ascolto, si aprono preziosi spazi di crescita, se partiamo dall’idea che una sola è giusta, aumentano invece le violenze.

Una simile prospettiva è utile, soprattutto alla luce del fatto che stiamo diventando sempre più multiculturali, e sempre più ci troviamo a chiederci come poter vivere serenamente con persone che vengono da tutti gli angoli del pianeta.

Ogni cultura dà ai suoi membri gli strumenti non solo per agire e leggere la realtà, ma anche per scegliere come condurre la propria vita, quali valori e obiettivi perseguire.

Il disordine e l'incoerenza fanno parte della realtà e per questo è molto più utile avere una concezione polifonica, anche se disarmonica, per affrontare il reale.

Anche se sono mappe sofisticate di vita, le culture hanno sempre delle incongruenze e incontrarne altre, permette di saltare fuori dall’acqua; vedere la nostra, di acqua, diventando consapevoli di come costruiamo queste mappe, dei punti di integrazione, confronto ma, soprattutto, di poter crescere.


dott.ssa Cinzia Gasperi

www.gaspericinzia.it

Psicologa clinica e psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale.

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