
di LINO BEBER
Semel in anno licet insanire, ovvero "una volta all’anno è lecito impazzire, fare follie".
Il detto, attribuito a Seneca (4 a.C.-65 d.C.), trova la sua massima espressione nel periodo di carnevale, rito di liberazione con l’uso delle maschere, il permesso di fare scherzi e di esagerare un poco.
Il carnevale ha molte affinità con le feste pagane dei Saturnali dedicate al dio Saturno, che in epoca imperiale si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, come aveva stabilito l’imperatore Domiziano (51-96 d.C.).
I Saturnali iniziavano con grandi banchetti, sacrifici alle divinità e, durante questi festeggiamenti, gli schiavi potevano considerarsi temporaneamente uomini liberi.
Il dio degli Inferi veniva in tal modo placato e invitato a ritornare nell’aldilà, dove avrebbe favorito i raccolti della stagione estiva. L'equivalente greco del dio romano Saturno era il titano Crono, padre di Zeus (Giove per i romani).
Lo stesso pensiero è ripreso da sant’Agostino d’Ippona (354-430 d.C.) nella sua opera De Civitate Dei (La città di Dio) quando scrive «tolerabile est semel anno insanire» (è tollerabile fare follie una volta all’anno).
La frase di Seneca divenne proverbiale nel Medioevo, quando s’iniziò a legarla ai riti del carnevale precedenti la Quaresima, giustificando che, in un certo periodo dell’anno, tutti sono autorizzati a non rispettare le convenzioni religiose e sociali, a comportarsi quasi come fossero altre persone.
Oggi il motto è spesso citato per scusare follie passeggere.
Un proverbio dialettale dice: «na volta a l’àn él la fà anca el capelan»(una volta all’anno la fa anche il cappellano) e qui gioca la fantasia nell’interpretare il detto!
Se è lecito insanire (uscire di senno) una volta all’anno, noi di Pergine, conosciuta come “la città dei matti” perché nel 1882 fu inaugurato l’Istituto manicomiale, possiamo permetterci di superare i confini di una sola volta all’anno.
Dante Alighieri nella sua opera immortale nel canto III dell’Inferno nei seguenti versetti 16-18 sembra quasi “profetizzare” che a Pergine sarebbe sorto un ospedale per la cura di quelli che hanno perduto il bene dell’intelletto:
«Noi siam venuti al loco ov' i' t'ho detto che tu vedrai le genti dolorose c'hanno perduto il ben de l'intelletto».
L’istituzione dell’ospedale perginese fu sancita dalla Dieta tirolese nella deliberazione del 12 ottobre 1874 con lo scopo di ricoverarvi i pazienti psichiatrici tirolesi di lingua italiana.
Nel 1877 fu individuato il luogo di edificazione proprio a Pergine, nel 1879 cominciarono i lavori di costruzione dell’imponente edificio, attuale sede dell’Istituto di Istruzione “Marie Curie”, che si protrassero fino al 1881, nel 1882 fu opportunamente arredato e inaugurato il 19 settembre dello stesso anno.
Nel 1905 fu ampliato con l’apertura di nuovi padiglioni e la vicina colonia agricola di Vigalzano.
Nel marzo 1916 il manicomio fu trasformato in ospedale militare e i malati psichiatrici trasferiti in altri Istituti dell’impero austro-ungarico facendo poi ritorno nel 1919.
Nel 1920 assunse la nuova denominazione di “Ospedale provinciale della Venezia Tridentina in Pergine”.
Durante la Seconda guerra mondiale furono trasferiti presso la struttura ospedaliera di Pergine anche l’Ospedale infantile e l’Ospedale civile di Trento, oltre a un Ospedale militare tedesco e al Brefotrofio provinciale di Trento.
A causa del crescente sovraffollamento della struttura, che arrivò a ospitare 1.800 degenti, furono aperti nuovi reparti.
La legge Basaglia aveva già decretato la chiusura degli ospedali psichiatrici a partire dal 1978, ma la chiusura definitiva è avvenuta nel 2002.
Tuttavia nel padiglione Perusini nel 2015 è stata inaugurata una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) che accoglie pazienti psichiatrici che un tempo venivano accolti nel manicomio criminale di Castiglione delle Stiviere (Mantova), mentre nel padiglione Pandolfi sono ospitati tuttora ex pazienti psichiatrici in una struttura definita di psicogeriatria.
Il padiglione Valdagni ospita gli ambulatori di alcuni medici di famiglia, il servizio veterinario e il centro di salute mentale.
Il padiglione Benedetti è stato demolito e nel luogo è stata realizzata la nuova struttura di riabilitazione ospedaliera “Villa Rosa” precedentemente situata sul colle detto “del zucar”.
Nel 2015 nel parco Tre Castagni è stato inaugurato il labirinto della mente, un “cervello” vegetale ricco di piante, fiori e arredi in porfido per ricordare la storia dell’ex ospedale psichiatrico.
L’opera vegetale è una struttura circolare del diametro di circa 50 metri che richiama forme e caratteristiche del cervello e della mente umana con le zone dei sensi (tatto, gusto, vista, udito, olfatto), della creatività e della razionalità, una fontanella a forma di orecchio e un pozzo che ricorda quello dei desideri.