

di GIUSEPPE FACCHINI
Michele, la tua ultima canzone "Inverno dei fiori" anticipa il tuo quarto album. Di che cosa parla?
«È una canzone nata con la volontà di raccontare come avessi voluto fare una dichiarazione d’amore dei tempi moderni. Volevo raccontare un gesto di empatia che si può creare con una canzone. I fiori invernali riescono a spezzare la neve con gentilezza e questo è un segno di rinascita.
Io sono uno di quei sognatori che ancora crede tantissimo nella forza delle parole delle canzoni, sono gesti sottili che possono fare bene. Una canzone che potrei esprimere con tre aggettivi: ascolto, comprensione, empatia».
Il tuo team di lavoro è ormai consolidato...
«Il lavoro per me è qualcosa di artigianale, ho lo stesso team di scrittura da sempre ed è composto anche dalle persone della mia vita, credo che la complicità sia importante proprio per i legami che crea».
Come hai girato il video della canzone?
«Per la prima volta ne sono anche il regista, grazie a questo mi sono immerso ancora di più nella creatività. Il direttore della fotografia è il grande Roberto Chierici.
Il video è molto particolare per questo legame della musica con i fiori che alla fine invadono anche la scena».
Michele, tu hai presentato la nuova canzone al Festival di Sanremo. Com'è stata l’esperienza di quest’anno?
«Essere al Festival ha avuto un significato doppio: da un lato la soddisfazione personale di tornare sul palco più importante italiano della canzone per creare un momento professionale di crescita, per far ascoltare il mio brano e dall’altra per il segnale di ripartenza che il Festival ha dato.
Una ripartenza per lo spettacolo, la musica dal vivo, per la dignità professionale di chi lavora con la musica e per la musica. Quando come nel mio caso si assiste ad un'esibizione, io rappresento il lavoro di 30/40 professionisti che sono con me e che attraverso la mia performance rappresento.
Questo da parte mia è un onore e anche un privilegio. Grazie al Festival ho potuto incontrare il mio mito, Massimo Ranieri, che rappresenta una lezione musicale a disposizione di tutti».
Nella serata delle cover hai interpretato Battisti. Come è nata la scelta?
«Volevo omaggiare Battisti e Mogol una coppia di artisti di valore assoluto perché il pubblico colga ancora una volta la bellezza della tradizione che ci hanno lasciato. “Io vorrei non vorrei ma se vuoi” è uno dei pezzi più belli mai scritti».
Cosa ti aspetta ora?
«A maggio torno nei teatri con una serie di concerti. È già il terzo tour in un anno e di questi tempi è qualcosa di veramente importante».
Giuseppe Facchini (ha collaborato l'Avv. Giuseppe Origlia)