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Michele Bortolamedi, campione di triathlon juniores


di Giuseppe Facchini


Michele Bortolamedi, 18 anni di Pergine è campione di triathlon Juniores

Michele, parlaci del tuo 2019...

«La stagione è andata bene, ho raggiunto tutti gli obiettivi che mi ero prefissato. Ho vinto la Coppa Italia, grazie ai punteggi che ho conseguito in una serie di gare, ho ottenuto buoni risultati in tutti gli appuntamenti e ho vinto la classifica finale. Sono stato convocato in nazionale per una gara di livello europeo in Slovacchia, ed è stata una bella esperienza. Un anno che mi ha permesso di esprimermi a buoni livelli con continuità».


Perché hai scelto il triathlon? «Grazie a un componente della mia squadra, la Fersen Triathlon, che mi ha fatto conoscere il triathlon, mi sono appassionato e ho mollato il calcio».


Per chi non lo conosce?

«Il triathlon è una gara unica formata da tre discipline, nuoto, bicicletta e corsa, ma considerando le zone cambio le frazioni diventano 5, si nuota, si va in bici, si scende e si va di corsa fino al traguardo. È uno sport olimpico».


Sport e studio: come fai?

«Frequento il quinto anno del liceo turistico. Finisco la scuola e vado a nuotare, poi torno a casa e faccio bici o corsa. Mi alleno 12-13 volte alla settimana. Non ho tempo libero, ma ho deciso di focalizzare per adesso la mia vita in questo e metto lo sport e la scuola in primo piano».


Così è difficile avere amici...

«Non ho tempo per uscire, per feste o altro, resta poco tempo. Gli amici sono per lo più altri atleti che hanno i miei stessi impegni e la mia compagnia è diventata quella dei ragazzi con i quali mi alleno, è lì che mi ritrovo, non al bar».


Obiettivi per il 2020?

«Spero di andare sempre meglio, voglio essere nei top 5 ai campionati italiani e di qualificarmi per i campionati europei».


Il triathlon nazionale?

«Nel settore femminile si va alla grande, nel maschile su un livello medio. Ogni anno lo praticano mille persone in più, c’è una continua crescita. È uno sport davvero impegnativo, ma arrivare al traguardo è davvero bello, per tutti, anche per chi non vince, ci si sacrifica ma ci si appassiona e ci si diverte».

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