
Il 31 dicembre, giorno del suo compleanno, Massimo Libardi va in pensione.
Persona molto conosciuta in ambito intellettuale e culturale, Libardi fa parte di varie Associazioni Culturali e Società di Studi ed ha pubblicato molti libri...
di PAOLO CHIESA
Il 31 dicembre, giorno del suo compleanno, Massimo Libardi va in pensione.
Persona molto conosciuta in ambito intellettuale e culturale, Libardi fa parte di varie Associazioni Culturali e Società di Studi ed ha pubblicato molti libri come ad esempio: “Robert Musil, la grande esperienza della guerra” in collaborazione con Alessandro Fontanari. È tuttora Responsabile della biblioteca di Borgo Valsugana e del Sistema Culturale della Valsugana Orientale. L’abbiamo incontrato per farci raccontare qual è stata la sua storia. E lui, persona molto riservata, più che di sé ci ha parlato del suo lavoro.
Signor Libardi, ci fa una sua piccola biografia?
«Ho frequentato il Liceo Prati di Trento e poi mi sono laureato in filosofia presso l’Università Statale di Milano con una tesi in logica matematica. Poi, dopo avere gestito per qualche anno con la mia famiglia l’Albergo Quisisana di Levico Terme, ho vinto il concorso per bibliotecario presso la biblioteca di Civezzano dove ho iniziato a lavorare nel 1993. Nel 1998 sono poi diventato Responsabile della biblioteca di Borgo Valsugana ed in seguito anche del Sistema Culturale della Valsugana Orientale.»
Con la sua gestione ci sono state tante innovazioni e iniziative...
«Quando sono arrivato io c’è stato il trasloco della biblioteca dall’edificio comunale alla sede attuale attigua all’Istituto Superiore Degasperi. Altri grandi cambiamenti sono stati l’informatizzazione di tutte le attività della biblioteca e nel 2004 la nascita del Sistema Culturale della Valsugana Orientale tramite il quale l’allora assessore alla cultura Emanuele Montibeller ha incaricato la biblioteca della gestione dei beni culturali del territorio come il Museo della Grande Guerra e lo Spazio Klien di Borgo Valsugana e il Museo Casa Andriollo di Olle.»
Grandi soddisfazioni. Qualche rimpianto?
«Nel 2008 venne redatto il progetto: “Un nuovo centro culturale per Borgo Valsugana. Cultura, creatività, immaginazione” che, oltre a raddoppiare gli spazi della biblioteca si prefigurava di creare per Borgo e la Valsugana un vero Centro Culturale che potesse fare rete con le altre istituzioni culturali. Purtroppo non se ne fece niente perché la politica non ci credeva abbastanza. Si tratta purtroppo di un problema ricorrente di questo territorio che spesso non crede in se stesso.»
E che successe?
«Per fortuna avevo due validi collaboratori: Elena Gretter e Paolo Oss Noser con i quali ho cercato di fare comunque cultura con gli spazi e le possibilità che avevamo. Sono nate iniziative come i concerti di Not(t)e in biblioteca, Nati per Leggere, il Gruppo di Lettura e Pomeriggi da romanzo. Abbiamo avviato collaborazioni con le scuole e convenzioni mirate che ci hanno permesso ad esempio di portare la musica in Casa di Riposo. In più abbiamo acquisito varie collezioni come la biblioteca privata di Alcide Degasperi e la donazione testamentaria Paoletto, entrambe di 1500 volumi.»
E come la mettiamo con lo spazio ridotto?
«Quello è il problema maggiore che ci è stato evidenziato anche in un questionario riservato a chi frequenta la biblioteca. D’altronde abbiamo circa 60 mila libri ed un bacino di utenza di 10 mila persone ma i metri quadrati sono sempre 550. Se entra un libro un altro deve uscire ed è dura per me decidere se tenere un testo di Spinoza o un romanzo di Daniele Steel quando entrambi sono richiesti. Speriamo che per questo aspetto prima o poi si decida di fare qualcosa.»
Ci sono differenze tra il bibliotecario che è stato all’inizio e quello che tra poco andrà in pensione?
«Tanti anni fa il bibliotecario era il maestro del paese. Quando ho iniziato io, il mestiere si era professionalizzato anche se c’erano ancora le schedine per i libri e i faldoni cartacei personali degli utenti. Poi il ciclo del libro è diventato completamente digitale. Prima l’attività amministrativa era minima, mentre ora è diventata la parte maggiore del lavoro del bibliotecario. Diciamo che è la biblioteca che è cambiata. Infatti ora, oltre ad organizzare convegni, eventi e manifestazioni, ci si deve occupare di altre incombenze burocratiche che vengono poi smistate ai vari uffici comunali.»
Cosa farà ora che la pensione le lascerà più tempo libero?
«Farò tre cose. Prima di tutto cercherò di passare più tempo con i miei tre figli ed anche con il mio gatto. Poi, finché Dio me lo concederà andrò in montagna il più possibile. Ed infine mi dedicherò ad una serie di pubblicazioni che finora ho trascurato per mancanza di tempo, ad esempio un lavoro su Robert Musil ed il misticismo del ’900 ed uno sulla storia della rivista culturale “Der Brenner” che venne pubblicata dal 1910 al 1954.»
Cosa vuole augurare alla Valsugana?
«Questa è una terra che ha grandi risorse. Se c’è una cosa su cui varrebbe la pena ragionare è quella di creare una rete per collegare queste eccellenze che finora si sono mosse e promosse secondo logiche specifiche e in modo un po’ troppo localistico, diciamo ognuna per conto proprio. Se ci fosse questa rete comune, la Valsugana diventerebbe davvero uno dei posti più interessanti che ci sono in Trentino, sia dal punto di vista storico che culturale.»