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Lotta al fumo: la lunga storia del tabacco





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di JOHNNY GADLER

Che il fumo faccia male oggi è ampiamente dimostrato e da tutti risaputo. Eppure qualche secolo fa vi erano illustri personaggi che al tabacco riconoscevano proprietà terapeutiche smisurate. Ecco la vera storia del tabacco, dalla sua scoperta in America alla diffusione nei monasteri d’Italia, passando per la Valbrenta...


Non occorre certo scomodare la proverbiale "ultima sigaretta" narrata da Italo Svevo nel celebre romanzo "La Coscienza di Zeno" per dire quanto sia difficile smettere di fumare: infatti si tratta di una dura prova a cui nella vita si sottopongono milioni di persone, spesso con risultati deludenti.

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Oggi si stima che quasi un italiano su quattro (il 24,2% della popolazione) sia un fumatore. E se per alcuni anni sembrava che tale abitudine fosse in fase stagnante, con la pandemia si è purtroppo assistito a un incremento del 2,2% dei fumatori che riguarda entrambi i sessi. In aumento anche le persone che fumano sigarette a tabacco riscaldato: 3,3% nel 2022 rispetto all' 1,1% del 2019, ma più di una persona su tre (il 36,6%) le considera meno dannose di quelle tradizionali.

«L’aumento dei fumatori è un segnale che desta preoccupazione – dice Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanitàe rispetto al quale è importante attivare azioni di prevenzione a partire dai più giovani per garantire una vita più lunga, con meno disabilità e qualitativamente migliore per noi e per chi ci vive accanto».

Anche l’incremento dei nuovi prodotti del tabacco ha contribuito a modificare il trend degli anni precedenti.

«I dati – dice Roberta Pacifici, responsabile del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS – ci confermano come la pandemia abbia significativamente influenzato le abitudini al consumo dei prodotti del tabacco e di nicotina degli italiani. I nuovi prodotti del tabacco e le e.cig si sono aggiunti al consumo delle sigarette tradizionali e i loro utilizzatori infatti sono quasi esclusivamente consumatori duali. La falsa percezione di consumare prodotti meno o addirittura non nocivi per la salute e il sentirsi autorizzati ad utilizzarli in ogni luogo stanno certamente incidendo sull’aumento del loro consumo».


I CENTRI ANTIFUMO

Il 31 maggio scorso si è celebrata la Giornata mondiale contro il tabacco e per tutto il mese di maggio il Centro antifumo di Trento ha organizzato una serie di iniziative finalizzate a sensibilizzare la popolazione circa i danni che la dipendenza dal tabacco provoca alla salute, allestendo stand informativi in vari punti della città con personale Apss, volontari Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori) e Anvolt (Associazione nazionale volontari lotta contro i tumori).

In Trentino i Centri antifumo sono dieci (Trento, Rovereto, Pergine, Borgo, Cavalese, Malé, Cles, Mezzolombardo, Arco e Tione) e si presentano come un servizio di primo livello dove gli operatori propongono percorsi di cura, oltre a colloqui motivazionali e attività di sostegno per chi intenda smettere di fumare.

Un quadro dell’attività del Centro antifumo lo offre un rendiconto dell’attività degli ultimi quattro anni: nel periodo 2019-2022, nonostante la riduzione dovuta alla pandemia Covid, sono state prese in carico 260 persone in cerca di sostegno individuale per liberarsi dalla dipendenza e sono stati organizzati 32 corsi per smettere di fumare, cui hanno partecipato 259 persone. Nel solo 2022 sono state 88 le persone che si sono rivolte al Centro e 28 i partecipanti ai quattro corsi organizzati.


ALLE RADICI DEL TABACCO

È opinione assai diffusa – quanto storicamente fondata – che in Europa la comparsa del fumo sia susseguente alla scoperta dell’America e all’importazione dal Nuovo Mondo di spezie, generi alimentari e piante fino ad allora sconosciuti, tra cui, appunto, il tabacco.

Tale verità storica, tuttavia, nel 1979 fu messa in discussione da una sorprendente scoperta archeologica. Un team di studiosi francesi, infatti, tra le sostanze utilizzate per l’imbalsamatura della mummia di Ramsete II individuò anche delle foglie di tabacco. Il che testimonia come tale pianta fosse nota nel bacino del Mediterraneo già dal 1200 a.C. circa.

Ciò non prova, ovviamente, che venisse pure fumata. Anzi, pare proprio che tale circostanza si possa escludere, perché altrimenti ne avremmo trovato traccia nelle numerose rappresentazioni di vita quotidiana che la civiltà egizia ci ha tramandato.

Vero è che nell’antica città di Lition, sull’isola di Cipro, fu rinvenuta una pipa risalente proprio ai tempi di Ramsete, ma comunemente si ritiene che i fumatori dell’epoca non fossero dediti al tabacco, bensì all’oppio.


LA VIA DEL FUMO

La vera storia del tabacco, dunque, ebbe inizio con la scoperta dell’America, dove la conoscenza e l’utilizzo di tale pianta avevano origini antichissimi. La presenza di pipe, infatti, è attestata in siti archeologici risalenti addirittura al I millennio a.C., come quello scoperto sull’isola di Marajo, alla foce del Rio delle Amazzoni, o quello di Poverty Point in Louisiana.

L’usanza di fumare il tabacco, tuttavia, svolse a lungo – sia nell’America del Nord che in quella del Sud – una funzione prettamente rituale anziché essere, come avviene nella nostra cultura, un’azione di semplice appagamento psico-fisico.

Riti e credenze magico-religiose da cui scaturì un universo di simbologie – basti pensare, ad esempio, al famoso calumet dei Pellerossa – non sempre di facile comprensione, soprattutto agli occhi degli Europei.

Verso la metà del XVI secolo don Fernando di Oviedo y Valdéz, governatore di Santo Domingo, si esprimeva nei seguenti termini circa la coltivazione del tabacco: «Fra le molte sataniche arti, gli indigeni ne posseggono una altamente nefasta, e cioè l’aspirazione del fumo delle foglie che essi chiamano tabacco, che produce in loro un profondo stato di incoscienza».

Nella Storia delle Indie il domenicano Bartolomeo de Las Casas racconta che i primi ad assistere a tale curiosa usanza furono Luis de Torres e Rodrigo de Jeréz, due marinai al seguito di Cristoforo Colombo. «Questi due cristiani – scrisse de Las Casasincontrarono molta gente sulla strada, uomini e donne, e gli uomini sempre con un tizzone nelle mani e certe erbe di cui prendere i fumi, che sono alcune erbe secche messe in una certa foglia, a sua volta secca, alla maniera di un tubo di moschetto fatto di carta... Queste vengono accese a un’estremità e all’altra essi masticano o succhiano e inspirano quel fumo che ottunde la loro carne e inebria e così essi dicono che non sentono fatica. Quei moschetti, o comunque li chiamino, li definiscono tobacos».

Si narra che uno dei due involontari testimoni, Rodrigo de Jeréz, fosse rimasto talmente...


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