Riceviamo, e qui di seguito pubblichiamo, la lettera aperta attraverso la quale un gruppo di assistenti educatori scolastici in convenzione chiede delucidazioni all'Assessore all'Istruzione, Università e Cultura della Provincia autonoma di Trento, Mirko Bisesti, in merito alla situazione che stanno vivendo come lavoratori e lavoratrici in questo particolare momento di grande emergenza sanitaria a causa del Covid-19...
Gentile Ass. Bisesti,
siamo un gruppo di assistenti educatori scolastici di più organizzazioni trentine che
operano nel sociale, in particolare con la disabilità : tutti noi condividiamo questa difficile
situazione e quindi non ci sembra rilevante specificare a che associazione, Onlus o
cooperativa apparteniamo.
Le scriviamo la presente per renderLe nota la delicata situazione che stiamo vivendo
come lavoratori e lavoratrici, nella terribile situazione in cui siamo.
Le sarà già noto che il nostro lavoro di inclusione scolastica e la nostra figura
professionale siano molto penalizzati dalla situazione vigente.
Consapevoli che l'emergenza impone la legittima chiusura delle scuole, Le vorremmo
chiedere il motivo per cui, al momento, noi tutti siamo costretti a vederci una
riduzione drastica e, in alcuni casi totale, delle ore per cui siamo stati assunti.
Ci spieghiamo meglio: dal momento che gli Istituti hanno già preventivato le risorse
economiche per coprire tutto l'arco dell'anno scolastico (da settembre a giugno), non
capiamo perché le ore di servizio ci siano state ridotte, dato che da subito abbiamo
continuato a seguire a distanza i nostri ragazzi in molti modi, senza badare alle ore
impiegate per venire incontro alla situazione emergenziale che ci ha coinvolti tutti.
Ci è venuto spontaneo non abbandonare i nostri alunni e le loro famiglie, anche perché le
attività con i nostri ragazzi sono fondamentali per riuscire a tenerli agganciati alla realtà,
per non farli sentire soli, per far loro vivere un po' di normalità e per riuscire a portare a
termine, anche se con obiettivi ridotti, i progetti che avevamo iniziato ben prima della
pandemia.
Così come non abbiamo abbandonato i nostri colleghi insegnanti ed educatori provinciali,
con i quali spendiamo diverse ore in incontri (virtuali), perché la pandemia ci costringe ad
inventarci e costruire una scuola nuova, fatta a distanza.
Non stiamo, quindi, chiedendo di poter ottenere lo stipendio intero senza lavorare; alla
luce del nostro impegno e dell’importanza che ricopriamo all’interno della scuola trentina
da sempre e ora più che mai, non riteniamo giusto né dignitoso dover chiedere
ammortizzatori sociali come la cassa integrazione, che riduce dal 20% al 40% il
nostro stipendio netto, o dover usufruire delle nostre ferie per riuscire ad avere uno
stipendio pieno, che, come già detto, la scuola sarebbe in grado di fornire.
Tra l’altro quanto chiediamo non è nulla di straordinario dato che già il decreto Cura
Italia prevede la possibilità di elargire al 100% il nostro stipendio in quanto già stanziato
nei bilanci delle varie amministrazioni.
Chiediamo che, per trasparenza, si faccia chiarezza e che la Provincia prenda posizione
su questa situazione, tragica per tutti.
Inoltre, riteniamo utile segnalare, perché Lei riesca ad avere un quadro generale della
situazione, che gli assistenti educatori provinciali, che hanno il nostro stesso ruolo
all'interno della scuola, hanno mantenuto il loro monte ore totale, con relativa
retribuzione al 100%, anche se le loro ore frontali si sono ridotte come le nostre.
A loro sono però riconosciute le attività extra frontali (ovvero, le ore lavorative che
solitamente vengono utilizzate per svolgere riunioni, formazione, preparazione di
materiale) per coprire le restanti ore previste da contratto; sinceramente non riteniamo
corretta questa differenza, in quanto la finalità del nostro lavoro è identica.
Le preoccupazioni rispetto al nostro lavoro si amplificano se guardiamo al futuro: molti e
molte di noi, infatti, finita la scuola, per una continuità di reddito, solitamente lavorano
nelle varie attività ludico-ricreative o di assistenza organizzate durante l’estate, che però
quest’anno, data la situazione, non si sa se partiranno o meno. La nostra realtà
lavorativa è quindi estremamente precaria e a rischio.
Speriamo che queste richieste non restino inascoltate e che possano indurLa a prendere
in mano la situazione e a non abbandonarci, perché in una realtà sociale come la nostra,
dove la solidarietà è un principio fondante, non preoccuparsi di chi si occupa dei più
indifesi sarebbe una sconfitta per l’intera comunità trentina.
In attesa di una Sua gentile risposta,
Le porgiamo distinti saluti.
Sara Iseppi
seguono altre 89 firme di assistenti educatori in convenzione
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