di LINO BEBER
Hic in latino significa "qui", nunc vuol dire "ora", "adesso", quindi hic et nunc vuol dire "qui e subito, adesso, immediatamente". L’espressione è usata per indicare che una cosa non ammette proroghe nella sua attuazione.
Hic manebimus optime (qui resteremo benissimo, ottimamente) è la frase riportata da Tito Livio, storico romano nato a Padova (59 a.C.-17 d.C.) nella sua Storia romana (Ab Urbe condita = dalla fondazione di Roma) attribuita al centurione che, in occasione del sacco di Roma (circa 390 a.C.) da parte di Brenno capo della tribù dei Galli Senoni, l’avrebbe pronunciata esortando i propri compagni a non abbandonare la città, che fu poi ricostruita.
Un detto simile figura nel racconto evangelico della trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor con gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni: «Signore, è bello per noi restare qui, se vuoi farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Hic Rodus Hic salta (Qui è Rodi, qui salta): con questa frase si mette alla prova lo spaccone che vanta imprese incredibili senza testimoni che possano confermare o smentire. Il favolista greco Esopo (620-564 a.C.) narra di un tale che si vantava di aver fatto un salto olimpionico sull’isola di Rodi. Un ascoltatore lo interruppe dicendogli: «Fai conto che qui sia Rodi, qui ripeti il salto».
Hic sunt leones (qui ci sono i leoni) o hic sunt dracones (qui ci sono i draghi) era scritto sulle antiche cartine geografiche del continente africano, del quale erano note solo le sue coste.
Si dice che Marco Polo affermava che in Cina abbondavano i leoni, probabilmente alludendo alle tigri. Nel romanzo Il nome della rosa Umberto Eco mette in bocca a Jorge da Burgos la frase: «Ci sono dei confini al di là dei quali non è permesso andare. Dio ha voluto che su certe carte fosse scritto: hic sunt leones» quando insieme al protagonista Guglielmo da Baskerville, interpretato dall’attore Sean Connery, si trovavano nella stanza segreta della biblioteca chiamata «finis Africae».Il motto è oggi spesso impiegato in senso ironico per indicare le aree di ignoranza di qualcuno o per alludere scherzosamente a un pericolo insidioso di natura imprecisata.