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La famiglia Marzari: «Il lockdown l'abbiamo usato per pensare come migliorare la nostra offerta»


La famiglia Marzari

Abbiamo chiesto a due artigiani gelatieri e pasticceri trentini di raccontarci come hanno vissuto l’esperienza del lockdown, sia psicologicamente sia come piccoli imprenditori a capo di imprese familiari...


di GIOVANNI FACCHINI

Essere gelatieri , iniziare l’attività lavorativa dopo lo stop invernale. Sole fuori, temperatura

primaverile, voglia di qualcosa di fresco, magari di un buon gelato. Poi improvvisamente arriva la pandemia: si chiude tutto, dovunque e chissà per quanto tempo. Serrande abbassate, strade deserte, tempo “sospeso” come i pensieri e le preoccupazioni per un futuro incerto, lavoro interrotto, personale senza un introito mensile, affitti da pagare senza dilazioni, paura, ansia, impossibilità di agire per debellare questo nemico invisibile ed inaspettato. Ecco la testimonianza di Cristina, Mariella e Giorgio Marzari, titolari della Pasticceria Marzari nel centro di Vigolo Vattaro e di Dolcemente Marzari a Trento in zona Albere.

«Il momento più triste è stato il giorno della chiusura dei locali, perché non si sapeva quando e se si poteva riaprire nuovamente. Durante il periodo del lockdown la nostra linea è stata ovviamente quella di rispettare in pieno le indicazioni delle autorità e siamo pertanto rimasti a casa, cercando di utilizzare il tempo di questa pausa obbligata per dedicarci alla famiglia e ripensare il nostro futuro lavorativo. Aver potuto dedicare pienamente il tempo alla famiglia è stato ciò che ha portato sensazioni positive e ha contribuito al superamento di questa delicata fase.

Abbiamo deciso di non attivare il servizio di consegna a domicilio ed abbiamo quindi pensato a sistemi e pratiche lavorative che non avevamo ancora attuato, a nuove creazioni, ai punti di forza ed a ciò che si doveva migliorare sia a Vigolo Vattaro che a Trento, per farci trovare pronti quando la situazione sarebbe migliorata. Ad inizio maggio abbiamo dunque deciso di riaprire, proponendo i nostri prodotti attraverso l’asporto. È stato come ricominciare da zero un nuovo lavoro, come se avessimo aperto quel giorno stesso, in mezzo a limitazioni, nuove disposizioni, dubbi e cercando di rassicurare il più possibile i clienti. Pur vivendo in un contesto molto complicato ed incerto, abbiamo mantenuto la fiducia nel futuro e nella ripartenza, perché in ogni esperienza bisogna ricercare dei lati positivi».


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