Continua a tenere banco e – com'era prevedibile – a sollevare un acceso dibattito, anche a livello nazionale, l'ordinanza firmata mercoledì scorso dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, con la quale ha dato mandato al Corpo forestale provinciale di procedere all'abbattimento dell'orso che lunedì scorso ha ferito un uomo di 59 anni e suo figlio di 28 che si erano improvvisamente imbattuti nel plantigrado lungo un sentiero del Monte Peller, in località Torosi.
Forti critiche alla decisione sono state sollevate da numerosi cittadini, comuni ma anche famosi, come l'attore Alessandro Gassmann che su Twitter ha definito "vergognoso" il provvedimento, incassando a stretto giro – sempre via twitter – la solidarietà del Ministro all'Ambiente Sergio Costa, il quale ha assicurato che farà «tutto quello che è nelle mie possibilità per fermarli e salvare questo orso».
Intanto a schierarsi dalla parte della Provincia autonoma di Trento è la Coldiretti la quale, in comunicato, scrive che «in Trentino il proliferare dei grandi predatori rappresenta un grave rischio non solo per l’incolumità delle persone ma anche per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo, alle prese con una difficile ripartenza dopo l’emergenza coronavirus. Le aggressioni all’uomo rappresentano – continua la Coldiretti – la punta dell’iceberg di una situazione fuori controllo dove la resistenza di chi lavora e vive sul territorio è ormai al limite considerato che in Trentino ci sono almeno 82 orsi, ma in circolazione ci sono pure 13 branchi di lupi o ibridi, con intrusioni nelle aziende e uccisioni di animali da allevamento. Negli ultimi anni si è reso così necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle dagli attacchi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono sufficienti per scongiurare il pericolo. Agli animali uccisi si aggiungono – precisa la Coldiretti – peraltro i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti nei capi sopravvissuti. Sono necessarie misure di contenimento – conclude la Coldiretti – per non lasciar morire i pascoli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per tutelare la biodiversità con il recupero delle storiche razze italiane. Serve dunque responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare i territori e a garantire la bellezza del paesaggio, contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città».
Di sicuro la querelle non si fermerà qui e nei prossimi giorni, con una stagione turistica che sta tentando di ripartire, tornerà ad accendersi il dibattito sulla presenza dell'orso nei nostri territori.