
di LINO BEBER
Nella prima cantica dell’Inferno Virgilio si presenta a Dante con queste parole: “Non omo, omo già fui” (I, 67) e Pier della Vigna dice: “Uomini fummo, e or siam fatti sterpi” (XIII, 37).
Il medico botanico e naturalista svedese Carlo Linneo (1707-1778) nella sua opera “Systema Naturae” definisce con termine latino l’essere umano moderno Homo sapiens (uomo sapiente): genere Homo, famiglia degli ominidi e ordine dei primati.
Secondo le datazioni del 2017 su reperti rinvenuti nel 1961 nel sito archeologico di Jebel Irhoud (Marocco) l’Homo sapiens sarebbe comparso sulla terra circa 300 mila anni fa.
Il filosofo inglese Tommaso Hobbes (1588-1679) prende dalla commedia Asinaria (la commedia degli asini) del latino Plauto (255/250-184 a.C.) la frase lupus est homo homini (l’uomo è un lupo per l’uomo) volendo indicare la natura egoistica dell’uomo, che trasforma la propria sapienza in strumento di lotta a cominciare dal racconto biblico di Caino che uccide il fratello Abele, a Romolo che ammazza il gemello Remo nella leggenda romana alla storia millenaria di guerre che continuano anche al giorno d’oggi.
Di ben diverso parere Seneca (4 a.C.-65 d.C.) che scrisse “Homo, sacra res homini” (l'uomo è una cosa sacra per l'uomo) e i messaggi di Budda, Socrate, Cristo, Gandhi.
Ecce homo (Giovanni 19,5 lett. «Ecco l'uomo») è la frase che Ponzio Pilato, allora governatore romano della Giudea, pronunciò mostrando alla folla Gesù flagellato.
Con questa espressione indichiamo una persona malridotta dalla fame e dalle sofferenze.
Homo novus (uomo nuovo) è chi inizia una carriera pubblica senza che nessuno, nella sua famiglia, avesse prima di lui ricoperto importanti cariche.
Gli inglesi parlano di self-made man (uomo che si è fatto da sé) con significato positivo.
Dante Alighieri invece parla negativamente della gente nova (Inferno, XVI, 73) oggi chiamati “villani rifatti” o nel dialetto trentino “pioci refati” (pidocchi rifatti).