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Gabriele Bertacchini: se l'orso non è invitato... diventa un nostro problema



È uscito in questi giorni “L’orso non è invitato”, il nuovo libro di Gabriele Bertacchini, naturalista e comunicatore ambientale, molto conosciuto in Valsugana per la sua professione divulgativa, ma anche per l’attività di guida ambientale escursionistica. L’abbiamo incontrato per farci raccontare alcuni aspetti di questa sua nuova pubblicazione, dedicata non solo all’orso, ma anche a tanti altri animali meravigliosi che si trovano davanti alla più grave crisi ambientale che minaccia la Terra: la scomparsa della biodiversità.


di JOHNNY GADLER

Dott. Bertacchini, mentre Lei attende l’orso, molti lo temono a tal punto di volerlo eliminare. Forse è anche per questo che il titolo del Suo ultimo libro, uscito in questi giorni, s’intitola proprio “L’orso non è invitato”...

«Ho voluto puntare sull’immagine dell’orso per lanciare un forte messaggio educativo soprattutto ai ragazzi, ma anche agli adulti, che spesso si schierano contro l’orso solo per una visione emotiva della questione e non per una reale consapevolezza. Quando vado a fare delle conferenze nelle classi delle scuole secondarie, talvolta mi capita di sentire dei ragazzi che dicono: «Nei boschi bisogna andare armati per difendersi dall’orso», oppure: «se l’orso bianco è a rischio di estinzione ciò rappresenta un bene per l’umanità». Si tratta di visioni della realtà evidentemente distorte, dettate dalla mancanza di conoscenza. Intendiamoci, con questo non voglio assolutamente dire che l’orso sia quell’animale mansueto e giocherellone che vediamo in tanti film per bambini, perché anche questa visione è totalmente lontana dalla realtà e non meno pericolosa di chi lo teme a priori. L’orso non è né buono né cattivo, ma è semplicemente se stesso, cioè un animale che si comporta in quanto tale e ogni nostra valutazione non può prescindere da questa consapevolezza. L’errore che noi esseri umani spesso commettiamo è quello di considerarci il centro del mondo, quando invece siamo solo una delle tante specie che popolano il pianeta. E allora possiamo accettare di essere un tassello di un mosaico stupendo o possiamo continuare a credere d’essere il centro attorno a cui far ruotare tutto il resto. Possiamo decidere di guardare con stupore tutto quello che ci circonda, tanto da volerlo conservare, oppure di volerlo distruggere. Noi oggi temiamo l’orso e allora lo vogliamo uccidere, domani ci farà paura il lupo ed elimineremo anche quello e così via all’infinito. Si stima che ogni giorno si estinguano per sempre dalla Terra decine di specie viventi (fino a cinquanta), molte delle quali ancora sconosciute. La biodiversità si sta riducendo a una velocità da cento a mille volte più elevata rispetto al ritmo “naturale”. Un ritmo più veloce di quello che, 65 milioni di anni fa, portò alla scomparsa dei dinosauri. Forse sarebbe il caso di cominciare a riflettere seriamente su questo problema, anziché lasciarci sopraffare dall’emotività e schierarci acriticamente a favore di un orso “fantoccio” o contro un orso predatore implacabile. Ricordo, per inciso, che andando nei boschi si hanno molte più probabilità di perdere la vita per una caduta, per un fulmine, per la puntura di un insetto o per il morso di una vipera piuttosto che per l’attacco di un orso.»

Il libro, tuttavia, non parla solo dell’orso, bensì tratta, a volo d’uccello, tante altre tematiche. Per quale motivo?

«Perché lo scopo...»

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