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Da crisalide a farfalla



di LICIA CAPPATO


Di fronte alle prove più dure possiamo uscirne trasformati. “Possiamo” perché siamo sempre noi a decidere che valore dare alle cose e alle situazioni che viviamo.

Possiamo venirne travolti entrando nella dinamica del vittimismo, dando la colpa sempre all'esterno, oppure possiamo vedere la lezione che porta l'evento vissuto o che stiamo vivendo, assumendocene la responsabilità, quindi tenendo le redini della nostra esistenza nelle nostre mani.

Il maestro cinese Lao Tzu diceva: «Quella che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo la chiama farfalla».

La crisalide è la trasformazione più radicale, perché da insetto strisciante, il bruco diventa una splendida farfalla, manifestazione della forma più evoluta.

Questo avviene anche a noi, quando entriamo appieno nel principio del cambiamento e trasformazione: lasciamo lo stadio meno evoluto per entrare in quello più elevato.

Il periodo che l'umanità sta vivendo ora, mette a confronto con prove piuttosto difficili da sostenere. Prove che lasciano cicatrici di cui dobbiamo prenderci cura; per questo è molto importante poter cogliere il buono di ciò che porta.

Se rimaniamo incastrati nel negativo permane la sofferenza che può sfociare nella malattia, se cogliamo le potenzialità ci avviamo verso il cambiamento.

Cambiamento che deve avvenire prima di tutto a livello mentale.

Condivido quanto Daniel Lumera scrive in un suo articolo: «Purtroppo la maggior parte di noi e dei nostri leader ha lo stesso atteggiamento dei bruchi: stadi larvali che divorano incessantemente le risorse naturali, nutrendosi e accumulando tutto ciò che incontrano senza misura. L'agente inquinante più pericoloso e potente del pianeta è proprio la mente umana.»

Una mente programmata e male educata all'accumulo, caotica di pensieri ossessivi che creano ansia e paure di ogni genere.

È rivolta l'attenzione sempre all'esterno, sia negli oggetti che nelle situazioni e porta a produrre reazioni esterne inconsapevoli e ferite emotive come il tradimento, l'ingiustizia o l'abbandono.

Da qui si comprende chiaramente che l'ecologia va fatta anche a livello mentale.

In che modo ci si può avviare a questo?

Stili di vita sani con la disciplina, con l'introspezione e quindi maggior conoscenza di se stessi; puntare a ritmi più naturali; sperimentare la meditazione; ricercare i giusti nutrimenti emotivi.

Tutto questo comporta una ri-educazione della mente che quando è ben educata lavora a nostro favore, per in nostro ben-essere e non per la nostra autodistruzione come tendenzialmente avviene inconsapevolmente.

Non va demonizzata in quanto la sua funzione è quella di difenderci, ma lo fa in modo sano solo quando viene tolta dal trono e messa al giusto posto come servitore.

Quando la mente diventa ecologica, lavora sia per il benessere dell'ambiente interno che di quello esterno: perché tutto prende valore più elevato, perché ci sentiamo non più individui, ma parte di un insieme più grande, perché l'Io diventa NOI.

Quando sappiamo dare la giusta cura a noi stessi, non si è più alla ricerca smisurata di qualcosa che sazi i nostri vuoti continui, senza nemmeno fermarci a riflettere se quello che “prendiamo” è buono o meno; non si vive in uno stato di mancanza, ma di abbondanza e fiducia; aumenta la felicità nell'aiutare l'altro.

La vera felicità non dobbiamo dimenticare che aumenta quando anche gli altri sono felici.

Nasce spontanea la voglia di collaborare, cooperare, di condividere; si risvegliano in noi valori più elevati, aumenta il nostro livello di coscienza e quindi prendiamo la via dell'evoluzione, superando lo stadio di larva e arrivando così a spiccare il volo come meravigliosa farfalla.

Nell'attesa di vedere tante meravigliose farfalle auguro uno splendido luglio a tutti.

Licia


















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