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Borgo. Verso il Festival "Trentino 2060", intervista al direttore scientifico Davide Battisti


Davide Battisti, direttore scientifico Festival Trentino 2060



Dal 29 giugno al 2 luglio ritorna, a Borgo Valsugana, il "Festival Trentino 2060 pensare il Presente, immaginare il Futuro" giunto alla V edizione. Era il 2019, infatti, quando l’Associazione Culturale Agorà decise di promuovere un ciclo di conferenze culturali in Valsugana con l’intento di sostenere lo sviluppo di nuovi strumenti concettuali per aiutare i giovani, e non solo, a essere protagonisti del contesto sociale in cui vivono. Dal 2021 "Trentino 2060" è diventato il primo festival del pensiero critico, ritagliandosi – grazie al convinto sostegno finanziario della Cassa Rurale Valsugana e Tesino – uno spazio significativo tra le più importanti proposte culturali del Trentino, pur rimanendo organizzato e diretto da un gruppo affiatatissimo di studenti e lavoratori under 35. Ne abbiamo parlato con Davide Battisti, presidente di Agorà e direttore scientifico del Festival.

Davide Battisti

Direttore Battisti, perché il Festival si chiama "Trentino 2060"?

«Perché per quella data, il 2060, la nostra generazione avrà dato la maggior parte del proprio contributo alla comunità. Sarà un momento di bilanci, in cui ci chiederemo: “quale Trentino abbiamo contribuito a costruire?” Per essere soddisfatti della nostra risposta è necessario cominciare già oggi a prendere delle decisioni consapevoli».


Il tema di quest’anno è “Futuro in stand-by?”. Che cosa significa?

«Sono passati solo quattro anni da quando è nato il Festival, ma in questo breve periodo di tempo si sono susseguiti una serie di eventi drammatici, improvvisi e poco prevedibili: la pandemia, la guerra in Ucraina, il rincaro energetico e l’inflazione galoppante, senza contare i cambiamenti climatici. Tutto questo ha contribuito ad aumentare l’insicurezza nei confronti del futuro, soprattutto tra le generazioni più giovani. Ci siamo sentiti in dovere di chiederci, pertanto, se il futuro, o meglio, la nostra idea di futuro desiderabile, stia subendo delle significative battute di arresto. In altre parole, se il futuro possa – in questo momento storico – addirittura dirsi in pausa, in stand-by».


Che risposta vi attendete di trovare attraverso il Festival?

«Per cercare di rispondere a questa domanda, in questa edizione analizzeremo quei processi sociali, culturali, politici ed economici in atto che modellano il futuro e le nostre aspettative su di esso, nonché i fenomeni che possono rallentare o addirittura arrestare tali processi. Parleremo di transizione ecologica e di transizione energetica, di globalizzazione, di diseguaglianze di genere, di un nuovo modo di fare informazione, di crescita economica, delle nuove idee politiche. Quali saranno le nuove idee che potranno guidare un mondo per molti aspetti inedito? Il nostro è un Festival rivolto non solo ai giovani, ma anche al dialogo intergenerazionale perché giovani e adulti oggi si trovano ad affrontare le stesse sfide e insieme dovranno costruire delle alternative valide rispetto ai modelli proposti nel recente passato. Quel 2060 a cui facciamo riferimento non va inteso soltanto come un orizzonte remoto a cui tendere, addirittura troppo lontano per alcuni, ma come un’attitudine che deve guidare anche, e forse soprattutto, le riflessioni sull’oggi. Perché ogni valutazione sul presente non può non comprendere anche uno spazio di futuro e ogni discussione sul futuro non può non racchiudere in sé un’analisi dei presupposti che lo rendono realizzabile».


Trentino 2060 dimostra che si possono organizzare eventi di forte richiamo anche nelle valli...

«Senza voler competere con le iniziative di Trento e di Rovereto, Borgo e la Valsugana si sono ormai ritagliati un ruolo di peso e di prestigio nel panorama dei Festival anche nazionali. Risultato tanto più importante per il fatto di essere un evento nato dal basso, dalle proposte di un gruppo di giovani che avvertono un senso di responsabilità nei confronti del proprio territorio, affinché un contesto periferico come il nostro non subisca il presente in maniera passiva e diventi protagonista per immaginare un futuro migliore

per tutti».

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