Non c’è due senza tre. E così quest’anno il Centro Documentazione Luserna, oltre a riproporre le mostre del 2020 – “Storia de l’ors, l’orso nella cultura popolare trentina” e “Vivere nelle Alpi: Architettura in legno della tradizione” – fortemente penalizzate dalle chiusure e restrizioni dovute alla pandemia, presenta una nuova mostra dal titolo “Gli antichi abitanti".
Si tratta di un affascinante viaggio nella preistoria degli altipiani cimbri, attraverso un allestimento – realizzato in collaborazione con il MUSE, l’Ufficio Beni Archeologici della PAT e il Museo Civico di Rovereto – che racconta, con rigore scientifico ma attraverso un linguaggio coinvolgente e comprensibile a chiunque, le vicende degli uomini preistorici presenti in questo territorio.
Si narrano così le vicende dei cacciatori-raccoglitori che, al termine dell’ultima glaciazione, avvenuta circa 18.000/13.000 anni fa, risalirono le montagne e, insediandosi, lasciarono traccia della loro presenza.
Le condizioni ambientali più favorevoli, infatti, avevano permesso una risalita della vegetazione dall’area prealpina, sia lungo le vallate che verso le alte quote montane. Così avevano fatto anche gli animali, stambecchi e camosci migrati verso le praterie alpine, mentre uri e alci si erano spostati verso l’interno delle vallate. Pertanto anche l’uomo, organizzato in gruppi di cacciatori-raccoglitori erranti che vivevano cacciando e raccogliendo i prodotti spontanei che trovavano in natura, iniziò ad addentrarsi in questi territori per sfruttarne le ricche risorse ambientali.
Di questi passaggi ci rimane traccia negli accampamenti stagionali posizionati nelle vicinanze di antichi bacini lacustri, oggi trasformati per lo più in zone umide e torbiere. All’interno di questi siti sono riconoscibili le attività svolte, come la scheggiatura della selce, roccia che l’uomo preistorico utilizzava per realizzare armi da impiegare nelle battute di caccia o strumenti per la macellazione delle prede.
È il caso dei siti di Malga Palù e Palù Echen, risalenti a circa 13.000 anni fa e scavati in tempi recenti, fra in 2005 e il 2013, dalla sezione di Preistoria del MUSE, in collaborazione con l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento.
La mostra presenta non solo le selci lavorate, ma anche fedeli ricostruzioni delle frecce utilizzate per la caccia, passando poi attraverso due straordinari esemplari di pietre dipinte provenienti dal Riparo Dalmeri. Infatti in questo sito, scoperto da Giampaolo Dalmeri nel 1990 sull’Altopiano della Marcesina nel Comune di Grigno, furono rinvenute, tra gli altri reperti, oltre 200 pietre dipinte con l’ocra, raffiguranti animali e aventi, con tutta probabilità, una funzione propiziatoria in vista della caccia. Di certo si tratta di una fra le più antiche testimonianze artistiche umane non solo del nostro territorio, ma di tutta l’Italia settentrionale.
Fra i vari siti documentati vi è inoltre la cosiddetta Grotta di Ernesto, frequentata dall’uomo fra gli 8 mila e gli 11 mila anni fa, famosa per il ritrovamento di uno scheletro d’orso bruno che attesta un bell’esempio di convivenza dello stesso spazio, seppur in periodi dell'anno diversi, tra l’uomo e il plantigrado.
Dai rinvenimenti effettuati presso il riparo Cogola di Carbonare, invece, si può evincere quali fossero gli animali maggiormente cacciati dall’uomo preistorico.
Un’altra parte della mostra documenta come il rame rappresentasse una materia prima strategica nella preistoria delle alpi, individuando giacimenti e miniere in tutto il Trentino, nonché siti fusori – fra i quali svetta senz’altro, proprio a Luserna, il sito di Platz Von Motze, uno dei più importanti siti fusori protostorici trentini – finalizzati alla produzione di bronzo che brillava quanto l’oro ma era più robusto della pietra. Il bronzo, infatti, divenne molto importante nella realizzazione di utensili, di pugnali e di spade, quest’ultime aventi anche funzioni rituali e di prestigio sociale.
Estremamente realistica appare la riproduzione di un forno fusorio, cui si aggiungono filmati molto esemplificativi che rendono ancora più vivi e vicini a noi i reperti proposti.
A completare il quadro, alcune opere (le altre le troverete esposte sempre a Luserna nella Pinacoteca), dell’artista contemporaneo Liberio Furlini, il quale con il suo ciclo “Un universo di arte senza tempo” reinterpreta l’arte delle pitture rupestri preistoriche.
Non dimentichiamo, infine, che il Centro Documentazione Luserna offre installazioni permanenti a tema storico, culturale e ambientale sulla Grande Guerra e sulla storia della comunità cimbra, il merletto a fuselli e la scuola merlettaie di Luserna, la fauna degli Altipiani e che, da quest’anno, gestirà pure le visite alla Casa Museo Haus Von Prükk e al Forte Werk Lusern.
Tanti, dunque, i buoni motivi per partire alla scoperta degli Altipiani Cimbri, lasciandosi affascinare dalle testimonianze dei suoi Antichi Abitanti, lontani nel tempo ma mai così vicini per le emozioni che ancora oggi sanno trasmetterci.