L’ospedale Santa Chiara di Trento ha una nuova area di terapia semi-intensiva con 12 posti letto destinati ai pazienti più critici della medicina interna. L’area ad alta intensità è stata ufficialmente inaugurata oggi dal direttore generale di Apss Antonio Ferro, alla presenza dell’assessore provinciale alla salute, politiche sociali e cooperazione Mario Tonina, dell’assessora all’urbanistica e sviluppo economico del Comune di Trento Monica Baggia, della direttrice del Dipartimento infrastrutture Debora Furlani, del direttore dell’ospedale Santa Chiara Michele Sommavilla e del direttore dell’Unità operativa di medicina interna Vito Racanelli.
Un ringraziamento sentito a quanti operano all’interno della struttura è arrivato dall’assessore alla salute e politiche sociali, Mario Tonina: «L'inaugurazione di questo reparto è un momento importante perché rappresenta l'ennesima dimostrazione della qualità della medicina in Trentino, una medicina che si basa sull'investimento in strutture e attrezzature ma soprattutto sull'alta professionalità degli operatori e, elemento fondamentale quando ci si rapporta con persone ad alta fragilità, sull'umanità. La comunità trentina può contare su un sistema sanitario di prim'ordine proprio perché in esso sono presenti tutte queste caratteristiche. E i professionisti del nostro sistema sanitario possono stare certi della considerazione che la comunità riserva loro. Rivolgo dunque un ringraziamento a tutti coloro che con impegno, ogni giorno, iniziano il loro turno di lavoro con il proposito di aiutare gli altri, con competenza e cuore».
«La medicina interna ad alta intensità – ha sottolineato il direttore dell’ospedale Michele Sommavilla – è un riferimento aziendale nel trattamento dei malati più critici e complessi, grazie a risorse tecnologiche di alto livello, grazie alla multidisciplinarietà dell’équipe medica e alla competenza del personale infermieristico e degli operatori socio sanitari, formato, motivato e capace di curare sia l’aspetto tecnico sia umano del percorso assistenziale».
I nuovi spazi destinati alla medicina ad alta intensità occupano una superficie di 475 mq al 6° piano, corpo C, dell’ala est dell’ospedale Santa Chiara, all’interno dell’Unità operativa di medicina interna. A fornire gli elementi tecnici relativi ai lavori è stata Debora Furlani: «I 12 nuovi posti letto sono suddivisi in quattro stanze: due da quattro posti letto (46mq) e due da due posti (30 mq), queste ultime dotate di spazio filtro in ingresso e utilizzabili per pazienti immunodepressi o sospetti infetti. Tutti i posti letto – ha spiegato l’ingegner Furlani – hanno una dotazione tecnica e tecnologica che consente di utilizzarli anche come posti di terapia intensiva, in linea con quanto previsto dalle linee di indirizzo per il potenziamento della rete ospedaliera per l’emergenza Covid. Tre posti letto sono utilizzabili anche per l’emodialisi».
Oltre alle stanze sono stati allestiti una serie di locali di supporto, dai bagni ai depositi sporco/pulito, ai locali destinati ai medici e ai coordinatori fino al locale infermieri dotato di postazioni lavoro, zona di controllo centrale di monitoraggio e sistema audio-video di sorveglianza e zona di preparazione terapie.
La realizzazione della nuova area rientra nel Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera attuato dallo Stato a seguito della pandemia (DL 34/2020). L’importo complessivo finale dell’opera ammonta a 2milioni e 830mila euro.
«Nella medicina interna ad alta intensità – ha spiegato il direttore della medicina interna Vito Racanelli – sono ricoverati i pazienti provenienti dal pronto soccorso con patologie acute e instabilità clinica, ma che non hanno bisogno di supporto invasivo delle funzioni vitali. Vengono accolti qui anche i pazienti che peggiorano nel corso di un ricovero in altri reparti e quelli provenienti dalle varie terapie intensive, in miglioramento, ma non ancora in grado di essere affidati ad altri reparti perché necessitano di monitoraggio, trattamenti o di “svezzamento” da metodiche di supporto vitale. Le patologie più frequentemente trattate – ha spiegato Racanelli – sono gli shock, le gravi insufficienze cardiocircolatorie e respiratorie, le sepsi, e gli scompensi metabolici».
L’assessora all’urbanistica e sviluppo economico del Comune di Trento, Monica Baggia, portando il saluto del sindaco di Trento, ha evidenziato l’importanza dell’ospedale Santa Chiara per la città di Trento per il Trentino tutto e come tale l’importanza di mantenere alto il livello di offerta, di competenze del personale, di innovazione e qualificazione dei servizi in cui questo intervento si colloca pienamente.
«L’inaugurazione di questa nuova area – ha evidenziato il direttore generale Antonio Ferro – è importante in un’ottica di sviluppo di modelli assistenziali impostati su una logica di riconversione strutturale dei posti letto di terapia intensiva, che ci consenta di fronteggiare con efficienza un’eventuale emergenza. Questo investimento dimostra il costante impegno di Provincia e Azienda sanitaria nel garantire all’interno dei nostri presidi sanitari un’alta qualità di cura. La strada sul fronte degli investimenti è tracciata: ci impegneremo al massimo perché il nuovo ospedale di Trento diventi presto realtà e, contestualmente, continueremo a rafforzare una struttura strategica come il Santa Chiara. Concludo ringraziando tutti quelli che hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto, dalla pianificazione, alla costruzione, alla formazione del personale: uno sforzo collettivo che ha richiesto professionalità e dedizione costanti».