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Treno storico a vapore della Valsugana: «Valsuganotti aiutateci!»



di JOHNNY GADLER


Un treno storico a vapore sulla linea ferroviaria della Valsugana, promosso dall'Associazione Società Veneta Ferrovie: una concreta realtà, per la quale sono già stati investiti quasi 2 milioni di euro di fondi pubblici, finita però su un binario morto per una serie di vicissitudini e di circostanze sfavorevoli.

Ora, per uscire dall'impasse, il presidente di SVF, Federico Rigobello, si rivolge direttamente ai valsuganotti, ai loro sindaci, all’APT, alle associazioni di categoria e alla PAT...


Un treno storico a vapore che può trasportare 150 persone e 70 biciclette sulla linea ferroviaria della Valsugana, da Primolano alle porte di Trento,creando una buona ricaduta turistica – per ogni euro investito ne potrebbero ritornare 2,8 – preservando un patrimonio storico che altrimenti andrebbe irrimediabilmente perduto.

Non è un bel progetto in cerca d’autore quello proposto dall’Associazione Società Veneta Ferrovie di Padova, con sede operativa a Primolano, ma una concreta realtà, per la quale sono già stati investiti quasi 2 milioni di euro di fondi pubblici, subito pronta a mettersi in moto ma che rimane al palo per una serie di vicissitudini e circostanze sfavorevoli.

Ora, per uscire da questa impasse, il presidente di SVF, Federico Rigobello, si rivolge direttamente ai valsuganotti, ai loro sindaci, all’APT, alle associazioni di categoria e, ovviamente, alla PAT, affinché, soprattutto in un momento storico come questo in cui si intende promuovere il turismo di prossimità, si riprenda seriamente in considerazione questa opportunità che, sebbene nasca per pochi chilometri in territorio veneto, porterebbe ricadute molto positive anche sul confinante Trentino.


Presidente Rigobello, quando è nata la vostra associazione?

«L’associazione Società Veneta Ferrovie (SVF) ha compiuto 15 anni d’attività proprio di recente. Fu fondata, infatti, il 19 aprile del 2006 da un gruppo di appassionati di treni storici e di storia della ferrovia. La denominazione dell’associazione riprende il nome dell’antica Società Veneta per l’Esercizio di Ferrovie Secondarie fondata a Padova nel 1872.»


I vostri obiettivi statutari?

«L’associazione fu fondata per salvare dalla demolizione la storica locomotiva a vapore 880 001, costruita dalla Breda nel 1916 e dal 1986 proprietà delle dismesse Officine di Cittadella. Poi ci si accorse che salvare una locomotiva da sola non aveva senso. Quindi, con il contributo dei soci, cominciammo ad attivarci per acquistare anche delle carrozze d’epoca – una degli anni ‘30, un’altra degli anni ‘50 - e dei carri merci storici degli anni ‘30.»


Perché i carri merci?

«Al fine di agganciarli al treno storico ad uso dei viaggiatori per il trasporto delle loro bici. Le nostre principali finalità, infatti, sono da sempre la realizzazione della Ferrovia turistica della Val Brenta e il Museo Ferroviario di Primolano


Come si sono sviluppate le tappe del treno storico?

«Nel 2009 riuscimmo a prendere in comodato d’uso da RFI la storica Rimessa Locomotive di Primolano che ormai giaceva abbandonata a se stessa da circa 30 anni. Da lì nacque l’idea di istituire un treno storico che percorresse la linea della Val Brenta e della Valsugana. Un progetto che mettemmo nero su bianco nel 2011, facendone poi dono all’allora comune di Cismon del Grappa che, a sua volta, lo presentò a un bando di finanziamento dei fondi ODI.»

Con quale esito?

«Il finanziamento fu approvato (piazzandosi 17° in graduatoria) e il Comune ricevette 1 milione e 880 mila euro per restaurare la locomotiva, le carrozze, i carri, lo scalo, la rimessa locomotive di Primolano nonché per completare una parte mancante della ciclovia del Brenta


Via ai lavori, quindi…

«Sì, ovviamente per stralci, però nel 2017 è tutto pronto. Il treno è collaudato e pronto a viaggiare ma la Regione Veneto, con la quale avevamo avuto rapporti sin dalla nostra costituzione, soprattutto attraverso la Sistemi Territoriali che è la sua impresa ferroviaria, improvvisamente dirada la comunicazione, forse anche perché sembra che il settore relativo verrà abbandonato tra qualche tempo. Magari non credevano fino in fondo che un gruppo di appassionati e temerari riuscisse a riportare sui binari un treno vero, funzionante e certificato, o forse si sono spaventati perché il “giocattolo” non è facile da gestire, anche se un’impresa ferroviaria ne ha la capacità tecnica e normativa. Sia come sia, tutto finisce nel dimenticatoio.»

Allora voi che fate?

«Proviamo ad allacciare rapporti con la Provincia Autonoma di Trento, trovando subito persone molto ricettive sia presso il Servizio mobilità che in Trentino Trasporti. Sembra fatta…»


E invece?

«Invece, al fine di colmare molte lacune normative, viene approvata una nuova legge nazionale per le ferrovie turistiche e i treni storici. Improvvisamente diventa ancora più difficile di quanto già non fosse far viaggiare questo treno: bisogna appoggiarsi a un’impresa ferroviaria e i costi lievitano alle stelle e restano ancora molte cose da definire, relativamente alle procedure burocratiche. Purtroppo la burocrazia invece di semplificare i processi omologativi li complica.»







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