di Cinzia Gasperi*
La scorsa volta abbiamo descritto l’odontofobia, ma cosa porta un adulto, a provare una paura così intensa davanti al dentista?
Questa condizione può essere rafforzata da altre paure concatenate, come: emofobia, la paura del dolore o degli strumenti del dentista e il disagio estetico.
Spesso questo timore, però, nasce da brutte esperienze fatte da bambini o da adolescenti durante i primi incontri: non tutti i medici ci sanno fare coi piccoli pazienti, magari sono bravissimi coi grandi, ma coi più giovani proprio non sanno che pesci pigliare.
In parte si può fare prevenzione coinvolgendo un dentista esperto di bambini: il pedodontista o comunque un medico che sia formato per parlare e spiegare cosa succede ai più piccoli e sappia relazionarsi a loro in modo adeguato. Anche il genitore può fare la sua parte, aiutando i propri figli a sviluppare delle interpretazioni adattive rispetto alla situazione “andare dal dentista” che non siano allarmiste o spaventose.
Come anticipato, però, quando si affrontano esperienze negative, a volte gli effetti perdurano anche in età adulta; è importante sottolineare, tuttavia, che non solo le esperienze dirette possono influenzarci in questa direzione, ma le interpretazioni di paura possono venirci insegnate dai grandi, che senza volerlo, trasmettono le loro, di fobie; che potrebbero anche essere legate ad altri ambiti medici, ma che finiscono, poi, per influenzare come noi interpretiamo e leggiamo il mondo odonotriatico.
Ma quali strategie ci permettono di fronteggiare la odontofobia e magari superarla?
Per prima cosa informarsi in modo adeguato (senza farsi sommergere dai dati). L’idea di base è che ciò che non si conosce spaventa di più; l’evitamento incrementa la nostra paura proprio perché non ci permette di acquisire nuovi dati. Un’adeguata conoscenza è uno strumento indispensabile.
È importante avvicinarsi al “mondo dentista” in modo progressivo: ad esempio si potrebbero programmare degli step di avvicinamento con il medico di fiducia; è importante sottolineare che proprio un professionista di fiducia è utilissimo per fronteggiare la fobia; trovare chi sappia rispondere in modo adeguato alle domande, ma che soprattutto sappia instaurare una buona relazione medico/paziente è fondamentale.
Un professionista arrogante, frettoloso, indifferente o nervoso aumenta la tensione (in tutti) e
la paura.
Se la fobia è così intensa che da soli non si riesce ad affrontarla, si può richiedere l’aiuto di uno psicoterapeuta. Nello specifico le ricerche indicano l’approccio cognitivo comportamentale come il più efficace per le fobie specifiche. Questa terapia, punta a rendere la persona autonoma, a insegnargli a riconoscere schemi e pensieri con cui interpreta le situazioni e che provocano sofferenza e reazioni non utili; si impara a collegare il pensiero disadattivo fatto sulla situazione e la reazione connessa. Come diceva già Eraclito: non soffriamo per la cosa in sé, ma per l’opinione che abbiamo della cosa.
In questo tipo di percorso, terapeuta e paziente decidono insieme gli obiettivi sulla base delle priorità di quest’ultimo, si lavora in equipe.
Accanto all’aumento di consapevolezza sui propri meccanismi mentali, se necessario, si affiancano tecniche di gestione dell’ansia e di rilassamento; poi, sempre, nella paura del dentista, come in tutte le fobie, si stabiliscono insieme dei piccoli passi graduali, che la persona deve affrontare per entrare più serenamente nei territori del dentista. La cosa importante è che gli step siano calibrati e decisi insieme sulla base dell’esperienza specifica della paura di quella persona: non esistono gradini assoluti, ma i passaggi, la classifica delle situazioni e i piani d’azione sono elaborati insieme e sempre insieme si decide quando e come affrontare i vari livelli.
Per ogni passaggio l’odontofobico descriverà la propria esperienza: dove sono, la situazione; quali sensazioni, emozioni sto provando? Cosa vorrei fare? Quali sono i pensieri? Quali quelli che mi portano a reagire da fobico? Su una scala da 1 a 10, quanto dolore penso che proverò?
Importantissimo è rivedere tutto questo dopo aver affrontato il mio step: cosa è davvero successo? Quanto realistico era quello che mi stavo raccontando?
È proprio facendo esperienze nuove e mettendo in discussione le idee vecchie che posso cambiare il modo di vedere le cose, le emozioni che mi fanno provare e affrontare più serenamente anche le esperienze più difficili e fastidiose.
Un percorso come questo non punta a rendere piacevole la visita dal dentista, ma si propone di non lasciare la mia vita in mano a una fobia irrazionale che la limita e a non permettere a delle tentate soluzioni disadattive di esacerbare le mie difficoltà e magari compromettere la mia salute, in questo caso dentale. Ci si propone di entrare negli studi odontoriatici con serenità, considerando che molti di noi non piace varcare quella soglia, senza offesa, ma con simpatia, per i nostri dentisti.
dott.ssa Cinzia Gasperi
www.gaspericinzia.it
Psicologa clinica e psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale
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