di NICOLA MASCHIO
Il nome d’arte è Sem 91 e forse, per il momento, solo alcuni avranno sentito parlare di lui. In realtà, il giovane Samuele Brandoni (21 anni) è già un volto noto soprattutto a Pergine e ora il ragazzo ha deciso di buttarsi anche sulla scena rap trentina, facendolo in grande stile con “Chilling” (rilasciato lo scorso 19 aprile), il primo di tanti pezzi che l’artista ha registrato in questi ultimi mesi.
Samuele, partiamo dal principio: perché il rap? E come si concilia con il tuo lavoro?
«Ho iniziato a fare musica a tredici anni, ma allo stesso tempo tagliavo i capelli ai miei amici. Con il mondo della musica sento una strana connessione: nei momenti in cui scrivo e registro non mi importa più cosa gli altri pensano di me, ma sono libero di esprimere quello che sento. Finisco di lavorare, rientro, stacco un attimo e poi esco con le cuffiette nelle orecchie. Poi torno a casa, dove ho allestito una sala di registrazione, mi metto comodo e fino alle tre di mattina scrivo e registro».
Il tuo primo singolo, “Chilling”, inizia con un sassofono, poi tu cominci a rappare: questo mix di generi è una delle cose a cui tieni di più...
«Esattamente. Ho voluto studiare molti generi diversi, dai Pink Floyd a Michael Jackson, dai Rolling Stones fin a Tupac ed Eminem, così come Neffa e Bassi Maestro. Dagli anni Sessanta in poi, ma non solo: l’idea è quella di unire soprattutto jazz, rock e ovviamente il rap, inspirandomi a questi artisti per portare la loro energia e atteggiamento nei miei pezzi. Ogni canzone deve avere uno stile particolare in base al messaggio da trasmettere. E queste persone hanno raccontato con la musica cose che, altrimenti, non sarebbero riuscite a dire».
In passato ti eri già avvicinato al mondo della musica, ma solo ora ti sei convinto a provare “il salto”: perché?
«Un anno fa avevo pronto un album da dodici tracce, ma erano troppo personali e non ho voluto pubblicarle. Poi è arrivato il grande e inaspettato sostegno di tante persone, tra cui il mio più caro amico Martino: tutti loro mi hanno spinto a ricominciare e fare le cose nel modo giusto, per raccontare esperienze. Ho pensato: “Perché non pubblicare le mie emozioni e dare modo anche ad altri di ritrovarsi nelle mie parole?”».
Eppure sei giovanissimo, classe 2003: hai un obiettivo nella vita?
«Vorrei inseguire il mio sogno e fare l’artista, ci credo molto. Dall’altra però ho un’altra grande passione, il lavoro. In questo momento sono in equilibrio e appunto, avendo appena ventuno anni, non so ancora dire dove andrà davvero la mia vita. Proseguirò con entrambi i percorsi, finché uno dei due non si evolverà definitivamente».
Chiudiamo con un ragionamento più ampio. Sei un ragazzo con tante passioni, un lavoro intenso e un atteggiamento molto positivo, eppure per tanti ragazzi al giorno d’oggi la vita sembra molto difficile. Ansia, stress, pressione: secondo te, per quale motivo? E cosa può fare la musica per loro?
«Io stesso nella vita ho avuto alti e bassi e, onestamente, proprio per questo non mi sento molto diverso dai miei coetanei. Oggi i giovani cercano un palo d’appoggio, punti fissi che possano aiutarli, ma voglio dire loro che la cosa migliore è parlare dei propri problemi e sfogarsi. La musica, in questo, mi ha aiutato tantissimo. I momenti negativi ci sono per tutti, ma bisogna essere in grado di navigarli senza aspettare che sia un’onda a muoverci, riuscendo a cambiare rotta quando necessario. La musica permette di confrontarsi anche con la parte peggiore di noi, ma ti dà la possibilità di iniziare un viaggio e superare situazioni difficili».
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