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Sabino Cassese: «I ruoli della politica e dell'apparato burocratico»

Immagine del redattore: il Cinqueil Cinque

Sabino Cassese nell'incontro a Telve qualche settimana fa



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di EMANUELE PACCHER


Quali sono i ruoli della politica e quali dell’apparato burocratico? 

Quanto è importante avere un apparato burocratico efficiente? 


È a queste e ad altre domande che si è provato a dare risposta, nel teatro comunale di Telve, con Sabino Cassese, noto costituzionalista, in un evento ad hoc moderato dal giornalista Simone Casciano

Un evento organizzato dall’associazione Agorà all’interno della rassegna di eventi “Aspettando Trentino2060”, preludio dell’ormai celebre festival “Trentino2060” che si terrà a Borgo Valsugana dal 27 al 30 giugno. 

Quattro giornate (e serate) di eventi che si pongono l’obiettivo di promuovere un pensiero critico, specialmente sui grandi temi del nostro tempo. 

Tra questi, spicca il ruolo della politica e l’importanza dell’apparato burocratico, specialmente in un contesto di disaffezione generale nella gestione della res publica

Una sfida importante, che va affrontata capendo anzitutto quali siano le grandi problematiche dell’oggi. 

Sabino Cassese, riguardo alle problematiche della macchina amministrativa, ha le idee chiare, maturate anche grazie alla notevole esperienza accumulata sul campo. 

Brevemente: nato ad Atripalda (AV) il 20 ottobre 1935, Cassese è uno dei più noti e stimati giuristi italiani. 

Già Ministro per la funzione pubblica nel governo Ciampi, è stato anche giudice della Corte costituzionale dal 2005 al 2014. Ancora oggi è docente universitario alla Luiss

Nella serata dello scorso 23 maggio, sono stati numerosi i temi affrontati: dall’importanza dell’avere un apparato burocratico efficiente, dal ruolo della politica, sino ad arrivare alla riforma del premierato e ai problemi dati da un’eccessiva instabilità politica. 

Procediamo con ordine: incalzato sul primo dei temi citati, Cassese ha evidenziato alcuni dati significativi: «La macchina amministrativa è oggi la più grande azienda del Paese. Con i suoi 3 milioni e 300 mila addetti è il più grande datore di lavoro d’Italia. Si interessa di tutti gli aspetti dei cittadini: dagli asili nido fino ai cimiteri. Da essa dipende il benessere di tutta la collettività», il suo esordio. 

«Il problema è che la nostra amministrazione non ha il rendimento che ci aspetteremmo. I problemi stanno nella scarsa digitalizzazione della pubblica amministrazione, nella lentezza nell’esecuzione delle opere e nella scarsa attuazione degli investimenti»

Una realtà sociale che sembra dunque permeata da una burocrazia incessante, quasi paralizzante. «Per aprire una gelateria hanno calcolato che sono necessari 72 passaggi consecutivi tra nulla osta, concessioni e assensi necessari», ha proseguito Cassese

Cosa trarne da questa diagnosi? «Non solo che la pubblica amministrazione è lenta e che non risponde alle esigenze dei cittadini, ma anche che il Parlamento adotta delle leggi eccessivamente farraginose, mal scritte, incomprensibili anche per gli addetti ai lavori»

La responsabilità, dunque, non è di un solo attore. «La colpa non è solo dei burocrati, dal segretario comunale al presidente di un ente pubblico. Parte della responsabilità deriva anche dal modo in cui vengono determinati gli obiettivi. Sono le leggi a doverlo fare», l’analisi del giurista, che poi sul punto ha proseguito: «La burocrazia è un problema corale. Parte della responsabilità è anche nostra: sarebbe necessario che i cittadini partecipassero di più alla vita pubblica, segnalando, attraverso i canali comunicativi che hanno a disposizione, i malfunzionamenti di questa macchina»

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Una situazione intricata, per uscire dalla quale, per Cassese, le soluzioni non sarebbero poi così difficili da trovare.

«Un primo punto importante su cui agire è l’aspetto conoscitivo. La macchina burocratica è molto complessa e in pochi la conoscono. I Ministri che si sono succeduti non si sono resi conto della necessità di conoscere meglio le procedure della macchina. Non hanno capito che dovrebbero imparare dai burocrati». 

Un secondo punto su cui sarebbe importante agire riguarda direttamente l’apparato burocratico. La fase della selezione del personale dovrebbe essere gestita con un occhio di riguardo, prestando attenzione alla qualità delle persone assunte. «È necessario selezionare bene il personale. Se voglio un sistema sanitario che funzioni devo scegliere bene i medici. Occorre dunque evitare che la scelta delle persone sia arbitraria, discrezionale, politica», la chiave di lettura di Cassese. Che sul punto ha aggiunto: «Bisogna avere fiducia nella burocrazia. Per far ciò occorre avere meno leggi ma più chiare, in modo che i cittadini le capiscano. Attraverso questa ricetta potremmo risolvere tre quarti dei problemi attuali»

Qualche spiraglio di luce lo si era visto durante il periodo pandemico. «La pandemia ha mostrato un aspetto positivo e uno negativo. L’aspetto positivo è la conferma di una tesi sviluppata da numerosi studiosi di scienza dell’organizzazione. Noi siamo bravi nel gestire le situazioni eccezionali e straordinarie, ma non siamo per niente bravi nell’ordinaria amministrazione, nella gestione giorno per giorno delle strutture pubbliche».  

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Di qui dunque il collegamento con l’aspetto negativo: «Durante la pandemia c’è stata una scarsa collaborazione tra le amministrazioni. Ricordo di persone malate che sono state trasferite in ospedali bavaresi. Abbiamo mostrato una scarsa capacità di collaborazione e coordinamento tra enti territoriali autonomi e non autonomi». 

Una grande sfida dell’oggi riguarda l’utilizzo dei fondi del PNRR. Questi si dividono in due grandi categorie: le spese dedicate alla parte corrente e le spese in conto capitale. Sulle prime, l’Italia sembra funzionare, mentre è sulle seconde che sorgono le problematiche. «Noi siamo bravi nel riuscire a spendere presto le spese correnti, ossia le erogazioni finanziarie e gli stipendi. Per questa categoria abbiamo rispettato i tempi del PNRR», ha proseguito Cassese

«La situazione però va malissimo quando dobbiamo spendere in conto capitale, per scuole e ospedali per esempio. Qui non riusciamo a rispettare i tempi. In media realizziamo un 20% di tutto ciò che dovremmo. Così facendo rischiamo di perdere i soldi datici dall’Unione Europea».

 Un’altra tematica di cui si è discusso ha riguardato la riforma del premierato. Con questa si intende un disegno di legge attualmente in discussione nelle due Camere del Parlamento volto a introdurre una legittimazione diretta del Presidente del Consiglio. 

Sulle pagine di questo giornale avevamo dato spazio – nel mensile di aprile – all’opinione di un’altra giudice della Corte costituzionale, Daria De Pretis, la quale aveva evidenziato come vi fosse un grande rischio nel disegno di legge attuale, ossia l’esautoramento del ruolo del Parlamento e, soprattutto, del Presidente della Repubblica, organo fondamentale specialmente nelle situazioni di crisi. 

Le opinioni di Cassese – almeno in parte – divergono, orientandosi maggiormente sulla necessità di garantire una maggiore stabilità ai Governi del Paese. 

«Il nostro è un Paese che ha avuto 68 Governi nella sua storia. La durata media è di 1 anno e 4 mesi. Non è possibile che si abbiano Governi che durino così poco, è necessario garantirne la stabilità», ha spiegato. 

«Non ci rendiamo conto di quanto sia debole un Presidente del Consiglio che deve riunirsi almeno due volte al mese al Consiglio Europeo se è destinato a durare poco. Pensiamo alla Merkel, che è stata cancelliera per quindici anni. Lei c’è stata a ogni riunione, mentre il presidente italiano no. Questo finisce inevitabilmente per indebolire il nostro Presidente»

Se questo è il punto di partenza, l’attuale disegno di legge sembra però ancora un po’ da perfezionare. «Rispetto a questo, il disegno di legge presentato va nella direzione giusta, perché tiene conto di tutte queste esigenze. Tuttavia, ha ancora degli elementi contraddittori che devono essere perfezionati», l’analisi conclusiva di Cassese

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