di GIUSEPPE FACCHINI
Patrizia Fruet, la bibliotecaria dei ragazzi di Pergine è andata in pensione. Sotto la sua guida per tanti anni generazioni di bambini e ragazzi si sono formati e sono cresciuti nel leggere.
Patrizia, come è iniziato questo lavoro?
«Iniziai il primo agosto 1988, quando era direttore Carlo Leonardelli e quando rientrai dalla maternità a me a un’altra collega fu affidata la gestione della Sezione ragazzi, e questo lavoro è diventato la passione della mia vita. Non avevo competenze nel settore, perché provenivo dal liceo classico e da una esperienza di lavoro amministrativa all’Università e qui scoprii un mondo del quale mi sono innamorata e che ho continuato a coltivare e a studiare. La biblioteca dei ragazzi mi ha dato la possibilità di rapportarmi con generazioni di perginesi, dalla scuola dell’infanzia fino alle medie e superiori, una crescita umana molto importante».
Qual è la particolarità di questo settore?
«La letteratura per l’infanzia è un mondo affascinante e purtroppo non ancora riconosciuta dal grande pubblico come letteratura vera e propria; invece ne fa parte a tutto tondo ,senza etichette. L’utenza va dagli 0 ai 15 anni e a questa varietà è collegato il mondo degli adulti, in primis i genitori, gli insegnanti, i nonni, gli educatori».
Come si è evoluto il lavoro negli anni?
«All’inizio venivano i figli dei miei compagni di classe e ora i nipotini, c’è stato un cambio generazionale. La biblioteca deve essere un luogo di socialità, che purtroppo in questi due anni di pandemia è stato cancellato. I ragazzi venivano in biblioteca per fare ricerche e compiti, nel tempo è subentrato internet e questo aspetto è stato accantonato, però fino al covid è sempre stata frequentata da ragazzi anche solo per trovarsi e questo è un aspetto centrale che mi auguro sia sempre coltivato in futuro, perché sia un luogo di ritrovo al di là dei prestiti».
I libri attirano sempre i ragazzi?
«Sì, bambini e ragazzi sono la fascia di età che legge di più nonostante i social. Hanno tante informazioni rispetto al passato, ma forse approfondiscono meno secondo me. In biblioteca è molto importante il ruolo dell’operatore, perché quasi nessun bambino è autonomo nella scelta e dobbiamo far uscire i bisogni che sono inespressi. Molti amano il genere fantasy, Harry Potter è sempre attuale, i gialli, i grandi classici come Piccole donne, la divulgazione scientifica e naturalistica spiegata bene e per i bimbi piccoli i best-seller, le fiabe, i dinosauri, gli albi illustrati. Tra i fumetti Paperino e Topolino hanno sempre il loro fascino e tra le riviste Focus».
Qualcosa di significativo della biblioteca di Pergine?
«Abbiamo creato da 20 anni il progetto Nati per leggere con incontri su base volontaria per la lettura precoce in famiglia, perché i primi mille giorni del bambino sono fondamentali per lo sviluppo del linguaggio e delle abilità. Abbiamo inoltre intrapreso il percorso per ottenere la certificazione UNICEF Biblioteca Amica dei bambini, delle bambine e degli adolescenti. Importante il progetto annuale Biblioscuola, che prosegue dal 1992 ed è rivolto a tutte le scuole perginesi».
Cosa farà ora?
«In biblioteca prosegue la collega Roberta e magari vorrei tornarci da volontaria di Nati per Leggere – Trentino. Sono contenta che ho lasciato il lavoro tornando a vedere il portone aperto con la gente che entra liberamente. Io farà camminate in montagna, mi piace il lago e qualche viaggetto».
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