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Oggi è la Festa degli innamorati, ma San Valentino non c'entra nulla





di JOHNNY GADLER


In Europa San Valentino è venerato come Patrono degli Innamorati, ma il Vescovo di Terni, decapitato nel 273, con la festa dei fidanzati c’entra ben poco. La storia, infatti, ci tramanda la figura di un uomo pio e caritatevole, autore di una guarigione miracolosa, a riprova del fatto che la fede può più del denaro.


Interamna Nahars. Così si chiamava, in epoca romana, l’agglomerato urbano dell’odierna Terni, nota anche come “Città degli Innamorati”. 

Fu proprio in questo antico centro umbro, infatti, che attorno al 176 d.C. vide la luce Valentino, oggi da tutti venerato come il Patrono degli Innamorati. Qualifica, a dire il vero, del tutto impropria, perché basata su semplici leggende popolari e non certo su documenti storici inoppugnabili.

La prima notizia fondata sulla figura di San Valentino s’incontra nel Martirologio geronimiano, una sorta di catalogo dei martiri della Chiesa, redatto da un anonimo probabilmente verso la fine del XV secolo. 

Risale invece alla seconda metà del XVI secolo la Vita Sancti Valentini, una biografia del santo che divenne ben presto il testo di riferimento per la propaganda monastica dei Benedettini, ordine fondato da San Benedetto da Norcia nel 534.

E fu proprio ad opera di un altro santo umbro, Feliciano di Foligno, che Valentino fu convertito al cristianesimo e venne ordinato vescovo di Terni nel 197. 

La sua condotta di vita, improntata alla carità e all’umiltà, nonché la sua fama di guaritore, gli valsero subito una grande notorietà, culminata nel miracolo della guarigione su cui s’incentra buona parte della Vita Sancti Valentini.

I fatti si sarebbero svolti nel seguente modo. 


Cratone, un maestro di retorica di Roma, si rivolse al Vescovo di Terni per ottenere la guarigione del figlio Cheremone malato di epilessia. 

Valentino, ormai ultranovantenne, giunse così nell’Urbe dove rifiutò una sostanziosa offerta in denaro di Cratone, promettendogli la guarigione del figlio ad un’unica condizione: che il giovane, una volta liberato dalla malattia, si convertisse al cristianesimo. E così avvenne. 

Valentino non solo battezzò l’intera famiglia di Cratone, ma lo stesso Cheremone e i suoi amici Procolo, Efebo e Apollonio, decisero di unirsi al cammino del Vescovo di Terni, il quale attraverso questo miracolo era riuscito a dimostrare come la fede potesse molto più del denaro. 

L’episodio suscitò grande clamore in una Roma ormai avviata verso il declino. 

Ricordiamo, infatti, che nel III secolo d.C. l’Impero romano viveva una fase di profonda crisi sia economica che culturale. Non stupisce, pertanto, che anche nell’Urbe avessero fatto breccia molti culti misterici, fra i quali spiccava quello di Mithra, divinità orientale legata alla venerazione del sole. E una festa in onore del sole, denominata Natalis Solis Invictis – in pratica l’origine pagana della festa cristiana del 25 dicembre – sarebbe stata istituita nel 274 dall’imperatore Aureliano. 

Fu proprio Lucio Domizio Aureliano, appresa la notizia della miracolosa guarigione di Cheremone, a dare ordine al prefetto Placido Furio di uccidere il vescovo di Terni. 

Valentino fu così catturato e decapitato lungo la Via Flaminia all’altezza del LXIII miglio.Era la notte del 14 febbraio 273. 

Ecco spiegato, dunque, perché la festa di San Valentino cade proprio in questa data.

Ciò che appare meno chiaro, invece, è il motivo per cui questo Santo sia ricordato come il Protettore degli innamorati.

Che il Vescovo di Terni avesse unito in matrimonio una cristiana gravemente malata e un centurione romano appare poco più di una leggenda e alla stessa stregua vanno considerati altri episodi che vedrebbero San Valentino intervenire a favore di giovani coppie. 

L’origine della festa degli innamorati va quindi ricercata altrove, forse addirittura in Inghilterra dove peraltro il culto di San Valentino, esportato dai monaci benedettini, risultava piuttosto diffuso già durante il Medioevo.

Una mano la diede, ancora una volta, la tradizione popolare che, osservando come verso la metà di febbraio gli uccellini comincino ad accoppiarsi, coniò il proverbio “A San Valentino ogni Valentino sceglie la sua Valentina”. 

Così nel corso del XV secolo molti fidanzatini inglesi cominciarono a scambiarsi bigliettini affettuosi proprio in concomitanza del giorno di San Valentino, usanza poi mutuata da molti giovani di altre nazioni europee, Italia compresa.

Fin dal giorno successivo al suo martirio, le reliquie di San Valentino furono conservate nell’omonima basilica di Terni, città di cui è patrono dal 1643 e dove ogni anno, il 14 febbraio, si recano in pellegrinaggio le coppie che invocano la benedizione del Santo sulla loro unione.


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