top of page

Gigliola Cinquetti: «Ho imparato a cantare prima che a parlare»


Gigliola Cinquetti

Nei giorni di Sanremo abbiamo incontrato una grande protagonista della canzone italiana, con due vittorie al Festival, una all’Eurofestival, una a Canzonissima, milioni di dischi venduti. Parliamo di Gigliola Cinquetti, interprete di canzoni come "Non ho l’età", "Dio come ti amo", "La pioggia", "Rose nel buio", "La Rosa nera" e tante altre...

di GIUSEPPE FACCHINI


Gigliola, hai un palmares di vittorie e di riconoscimenti davvero straordinario. Ma come ti sei avvicinata al mondo della canzone?

«Ho iniziato a cantare prima che a parlare, forse perché mia madre aveva una voce splendida e in più cantava bene e suonava. Erano i primi anni del dopoguerra, facevamo una vita molto semplice, andammo a casa di amici e c’era questo grande pianoforte a coda. Io avrò avuto due anni e mezzo, mia madre apri la tastiera e si mise a suonare, per me fu una sorpresa straordinaria; quello è il momento in cui io sono entrata nella musica o la musica è entrata in me.»


Da giovanissima hai vinto il Festival di Sanremo nel 1964 con “Non ho l’età”. Come ricordi quella esperienza?

«Ero arrivata dopo la vittoria al Festival di Castrocaro. Con “Non ho l’età”, la sorpresa è stata grande, salire su quel palcoscenico per una debuttante non è semplice e in più vincere. Mi ricordo la felicità e anche l’ansia davanti a un futuro che si apriva e mi metteva un po’ di preoccupazione. Ma anche divertimento, perché a 16 anni è anche gioco; sono uscita dal Salone delle feste dicendo "e adesso che si fa?" e dietro a questo c’è di tutto e di più. Con questa canzone ho vinto anche l’Eurofestival.»


Nel 1966 hai rivinto il Festival in coppia con Domenico Modugno con la canzone “Dio come ti amo”. E nel 1974 anche Canzonissima...

«Ne approfitto una volta tanto per darmi delle arie, perché mi sono accorta che me ne do troppo poche. Alcuni colleghi a 70 anni vanno in giro a dire: "ho fatto questo" e "ho vinto quell’altro". Io sono una donna e come tale ho sempre voltato pagina, non ho mai riparlato delle mie passate vittorie, ma adesso mi sono detta, la prossima volta che mi intervistano lo dico. Ebbene sì: sono l’unica donna che ha vinto Canzonissima, oltre agli altri Festival.»


Ci vuoi parlare di “Alle porte del sole”?


«È una canzone con un arrangiamento molto moderno scritto da Franco Monaldi. Ha una strofa bellissima e un ritornello accattivante. È un bel pezzo che ripropongo volentieri, sempre molto fresco, non sente il tempo che passa.»


Negli anni '70 ti sei cimentata con successo nella canzone popolare e anche nel folk con la musica da ballo. Come è nata questa tua passione?

«Colpa vostra! Perché io ho sempre amato tantissimo le montagne, lo sci da fondo, le escursioni, il trekking, l’alpinismo. Tutto il mio tempo libero era per la montagna e cantavo anche le canzoni tradizionali e da lì è nato un progetto discografico. Non bisogna banalizzare quel repertorio, occorre metterci qualcosa di proprio e credo di averlo fatto.»

Hai cantato diverse canzoni di cantautori poi divenuti famosi...

«Ho dato la voce a tanti autori nel primo periodo della mia carriera, prima che tanti di loro diventassero leggendari. Hanno scritto per me, tra gli altri, Enzo Jannacci, Piero Ciampi, Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Paolo Conte. È stato un merito della mia casa discografica che era un crocevia di questi artisti. Ho sempre amato la canzone d’autore e per un interprete è un banco di prova insieme a quella popolare.»

Il tuo ultimo album è stato 20.12. Cosa rappresenta per te?

«20.12 è la mia data di nascita. Il disco è stato un ritorno in sala di incisione dopo tanti anni, grazie al lavoro di Michele Muscimarro e Loris Peroni. È un modo di produrre in modo più contemporaneo, diverso da quello a cui ero abituata. Quasi tutti i testi sono stati curati da Pascal Basile

Cosa ti piace fare di più in questo periodo?

«Mi piace fare musica in teatro, incontrare il pubblico dal vivo, sentirlo vicino a me. All’estero avevo in programma una grande tournée nei paesi orientali ma il Covid ha bloccato tutto.»

Hai avuto e hai un successo strepitoso in Giappone e in tanti paesi asiatici. Ce ne vuoi parlare?

«È un rapporto davvero speciale, il primo incontro è stato nel 1975. Ho fatto da subito trenta concerti in trenta città diverse. Da quel momento è nato un grande amore, il pubblico è meraviglioso. Sono tornata tantissime volte e sempre con grande successo. Mi sento onorata di rappresentare l’Italia, noi non abbiamo idea di quale significato ha il nostro Paese all’estero. L’Italia appartiene al mondo ed è vista come qualcosa di prezioso e rappresentarla è sempre una grande responsabilità.»



321 visualizzazioni0 commenti
bottom of page