Delicato intervento di toracoscopia mini invasiva per la chirurgia pediatrica dell’ospedale Santa Chiara di Trento, uno dei pochi centri in Italia ad eseguire questo tipo di intervento con questa tecnica. Nei giorni scorsi ad un bambino di circa un anno con una malformazione polmonare congenita al lobo polmonare inferiore è stato asportato il lobo malato in toracoscopia: praticando solo tre piccoli fori da 5 mm nella parete toracica del piccolo paziente sono stati introdotti una piccola telecamera e gli strumenti necessari all’isolamento e alla sezione delle arterie delle vene e dei bronchi del lobo malato. Un intervento che ha richiesto alta professionalità multidisciplinare e la collaborazione del team chirurgico, anestesiologico e della terapia intensiva neonatale.
La patologia di cui soffriva il piccolo era stata già diagnosticata in gravidanza dai ginecologi, confermata radiologicamente dopo la nascita e successivamente controllata clinicamente fino al momento dell’intervento con visite congiunte pediatriche e chirurgo-pediatriche. Si tratta di una malformazione abbastanza rara che se non trattata può degenerare nel tempo in patologie infettive od oncologiche che potrebbero anche avere esito letale.
Proprio per la delicatezza delle strutture su cui si opera in prossimità del cuore e dell’arteria polmonare, l’intervento presenta un margine di rischio intraoperatorio piuttosto elevato, amplificato dalla tecnica mini invasiva che non consente un contatto manuale diretto e che certamente è più impegnativa di un tradizionale intervento «open». Grazie a questa tecnica tuttavia la ripresa del paziente dopo l’intervento è più rapida, con una degenza ridotta e con risultati estetici immediati e a distanza migliori.
L’intervento realizzato dall’Unità operativa di chirurgia pediatrica dell’ospedale di Trento ha richiesto un’elevata professionalità multidisciplinare. Oltre a quella del team chirurgico è stata fondamentale la collaborazione del team anestesiologico chiamato ad un supporto ventilatorio particolare non tradizionale, nonché quella degli strumentisti di sala e del personale della terapia intensiva neonatale dove il paziente trascorre l’immediato post operatorio. Proprio per prepararsi al meglio all’intervento i vari «attori» presenti in campo hanno svolto incontri multidisciplinari sia in presenza, in epoca pre covid, sia in videoconferenza successivamente, per poter meglio coordinare le fasi dell’intervento. Nella fase preparatoria dell’intervento – e anche come supervisione durante lo stesso – è stato importante il confronto con la chirurgia pediatrica di Varese, che vanta un’esperienza specifica per questo tipo particolare di intervento.
La toracoscopia non ha presentato problemi particolari al di là delle difficoltà tecniche previste; il bambino è stato svegliato in sala operatoria e dopo circa 12 ore trascorse in terapia intensiva neonatale è stato trasferito in reparto, da cui è stato dimesso dopo tre giorni.
Interventi su malformazioni toraciche congenite sono stati realizzati in altre due occasioni nell'ultimo anno. L’allargamento ad un settore come quello della chirurgia toracica rappresenta certamente un’opportunità per ampliare le competenze delle già consolidate tradizioni della chirurgia pediatrica di Trento, maturate nel corso di più di trent’anni di attività.
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