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A Selva di Grigno partito il recupero dei campi coltivati a cereali o a leguminose


L’ultima attività, avviata a fine marzo dall'Associazione Selva Green, rientra nell’ambito del progetto “NVIATE - Nuova Vita Al Territorio”, vincitore del bando a carattere regionale “Generazioni 2020”...


di GIANCARLO ORSINGHER

Fra le aree umide tutelate dalle normative europee, quella del “Fontanazzo” nel comune di Grigno è una delle più estese del Trentino.

Con i suoi 53 ettari e rotti che si estendono in destra Brenta poco a valle dell’abitato di Selva è un esempio di ontaneta di fondovalle, un tipo di habitat divenuto ormai piuttosto raro.

Caratterizzata da un bosco umido a tratti suggestivo per la presenza di canali abbandonati e completamente sommersi dalla vegetazione arborea, rappresenta un’area umida di vitale importanza per la riproduzione di molte specie di anfibi e rettili, oltre che per la nidificazione, la sosta e lo svernamento di specie di uccelli protette o in forte regresso.

Lo “stagno grande”, proprio in mezzo alla zona di protezione è un paradiso per questi e altri animali.

Oltre a qualche superficie a prato stabile, all'interno dei confini della zona protetta sono presenti anche alcuni appezzamenti coltivati a mais o soia che, oggettivamente, poco si conciliano con la destinazione ad “area di protezione”, non fosse altro per l’inevitabile apporto di sostanze chimiche legate alla coltivazione come concimi, fitofarmaci e pesticidi.

Da alcuni anni l’associazione Selva Green, che ha base nella frazione del comune di Grigno dalla quale prende il nome, è impegnata in iniziative di sviluppo locale partecipato volte a salvaguardare l’ambiente naturale della zona e a valorizzare il territorio.

L’ultima attività, avviata a fine marzo nell’ambito del progetto “NVIATE - Nuova Vita Al Territorio”, vincitore del bando a carattere regionale “Generazioni 2020”, ha per oggetto proprio il recupero dei campi fino ad oggi coltivati a cereali o leguminose.

Per ora si tratta di 3.500 metri quadrati messi a disposizione dal proprietario Paolo Marighetti sui quali l’associazione, con in testa Stefano Marighetti, ha avviato un progetto che porterà alla formazione di un prato polifita con incremento della biodiversità nell’area e, conseguentemente, attirando api e altri insetti impollinatori.

Dall’achillea alla vulneraria, dall’avena alla campanula passando per la centaurea, la festuca, il caglio, l’iperico, il trifoglio, la silene, la salvia e il ranuncolo sono una trentina le specie perenni selvatiche seminate nei giorni scorsi e che daranno vita a due prati “biodiversi”.

L’auspicio – come ci spiega Gerri Stefani – è che i campi diventino innanzitutto “terreno di caccia” delle api allevate a poche centinaia di metri di distanza da tre residenti della zona, ma che anche altri insetti attingano a piene zampe dal Bengodi che fra qualche settimana comincerà a crescere a Fontanazzo.


E proprio per verificare la risposta degli insetti all’aumento della biodiversità è in programma una campagna di monitoraggi pluriennale che inizierà in estate probabilmente in collaborazione con la Fondazione E. Mach e con la Rete di Riserve del fiume Brenta: controlli periodici sul campo diranno se, quanto e come aumenterà la presenza di insetti pronubi. Una fase questa che potrebbe in parte essere realizzata con la partecipazione di popolazione locale e mondo scolastico, che sarebbe bello anche coinvolgere nella costruzione di “hotel per insetti”: rifugi artificiali realizzati con canne, pezzi di corteccia, paglia, mattoni forati, tronchi di legno, ecc. pensati per ospitare, soprattutto nel periodo invernale, insetti utili sia per l’impollinazione che nella lotta biologica e che potrebbero essere poi posizionati in giardini e campi.

L’azione di Selva Green non si fermerà però qui, perché l’intenzione è che questi primi 3.500 metri quadrati diventino, a partire dal secondo o dal terzo anno, dei “prati donatori” di semente biodiversa da poter poi spargere in altri appezzamenti, sia all’interno dell’area “Natura 2000” del Fontanazzo che in zone limitrofe.

Un passo successivo, sicuramente ambizioso, sarebbe quello di poter procedere all’analisi chimica del miele prodotto con il polline del “prato biodiverso”, per verificarne la qualità e soprattutto la salubrità.

L’attività di Selva Green – conclude Gerri Stefani – è rivolta anche alla lotta alle specie aliene infestanti e in questo senso si è indirizzato un recente intervento di taglio della balsamina da un prato di proprietà comunale nei pressi del Fontanazzo.




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