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Viaggio nel Borgonuovo di Pergine fra bei palazzi e tante attività storiche


Una fotografia d'epoca di Via Pennella a Pergine


di LINO BEBER


La via che da p.zza Gavazzi, porta fino a p.zza Municipio è intitolata a Giuseppe Pennella, generale del Regio Esercito Italiano, che combatté su vari fronti durante la Grande guerra e il 3 novembre 1918 entrò a Pergine alla guida delle truppe italiane.

Fin dal Medioevo era denominata Borgonuovo per la sua posizione periferica rispetto al nucleo più antico della borgata. Fu anche detta via delle Beccarie (dal dialetto becàr = macellaio) per la vicinanza del macello pubblico, e via Postale quando nel 1866 fu istituita all’Hotel Posta una stazione postale con il cambio dei cavalli.

NEL BEL MEZZO di p.zza Gavazzi, che prende il nome dagli ultimi proprietari della Filanda Chimelli, sorgeva la monumentale fontana del dio greco Hermes, Mercurio per i latini, che negli anni ’50 trovò un’indegna fine. La fontana era collocata dove oggi c’è la cupola per la fermata delle corriere. La sua prima sede nel 1857 era al così detto “Trivio Grandi” all’incrocio tra via Mercatello-via Tegazzo-via san Pietro ed era alimentata dalle acque della sorgente della Ciomba. Si salvò solo la statua di Mercurio (ora nella sede della S.T.E.T.) Qui si trovava l’Ospedale Ricovero Santo Spirito demolito nel 1962 per far posto prima a un distributore AGIP e attualmente a un parcheggio.

Un lato del grande edificio della Filanda Chimelli, ora sede della Comunità di Valle Alta Valsugana e Bersntol e di uffici comunali, apre a sinistra la via Pennella.

La famiglia Chimelli, originaria di Pedersano (oggi frazione di Villalagarina), si stanziò a Pergine verso la fine del '700 con Giovanni Battista e la moglie Samaritana Vaena con i figli Giovanni, Giuseppe, Francesco, Lorenzo, Carlo e Giovanni Battista. Quest'ultimo, sposato con Marianna Toller, è il padre di Giovanni Battista (1803-1893), industriale della seta che nel 1832 fece costruire l’opificio della Filanda in soli 100 giorni.

Alla sua morte nel 1893 i figli Eduino, Carlo e Giovanni Maria Ettore si fecero interpreti del desiderio del genitore ed elargirono 25 mila fiorini al Municipio di Pergine per costruire un nuovo asilo a lui intitolato. L’asilo fu eretto in un solo anno, il 2 aprile 1896 i bambini entrarono nella nuova sede, inaugurata il 24 giugno 1896. A G. B. fu intitolata anche la via che collega via Crivelli con p.zza Garibaldi (un tempo p.zza della Fiera).

Dopo questo edificio vi è l’Hotel Posta, noto anche come Albergo Voltolini dal cognome dei primi proprietari. Fu poi proprietà dei fratelli Luigi e Pio Fontanari e continuò la sua attività di albergo e ristorante con Ivo di Luigi e con Alfonso di Pio. Ora, dopo il restauro a cura del nuovo proprietario Flavio Pallaoro, al pianoterra continua la sua attività di bar-ristorante e ai piani è sede di uffici e di attività varie. La facciata presenta 9 finestre al primo piano di cui due utilizzate come edicola con gli affreschi di S. Barbara di Luigi Senesi e S. Vigilio di Raffele Fanton.

SEGUONO EDIFICI in parte rinnovati adibiti ad abitazione e a botteghe fino all’imbocco di vicolo Garberie. Vi è poi il palazzo del periodo di Bernardo Clesio (XVI sec.), rimaneggiato a inizio ‘800 con l’albergo-ristorante Al Cavalletto, ora in stato di abbandono, poi altri edifici dove un tempo c’era la nota pasticceria di Silvio Copat, poi la bottega Bazar di Tullio Sartori e discendenti per arrivare a uno degli ingressi del Caffè centrale.

Sull'altro lato della via, dove un tempo sorgeva il giardino della pasticceria Copat e il campo di pattinaggio su ghiaccio, è sorto un grande condominio. Vi è poi palazzo Chimelli, abitazione un tempo dell’omonima famiglia, con il caratteristico lucernario sul tetto con banderuola a forma di angelo che suona la tromba. È ora sede rinnovata del ristorante Al Cavalletto.


DOPO L'INIZIO DI p.zza Serra, dedicata al maestro Giovanni Serra che per più di 30 anni diresse la banda musicale perginese, sorgono vari palazzi: una targa ricorda che qui nacque Leopoldo Martini (1818-1859), 16° di 18 figli di Francesco e Domenica Maoro, un suddito dell’Impero austro-ungarico che si sentiva italiano e nel 1848 si unì con altri concittadini formando a Brescia un corpo di volontari (Legione trentina) che combatté contro l’Austria nelle Guerre d’Indipendenza e morì il 24 giugno 1859 nella battaglia della Madonna della Scoperta nei pressi di Solferino e San Martino, dove una colonna marmorea lo ricorda.Gran parte dei palazzi sono ora abitazioni e al pian terreno vi sono botteghe.


L'ULTIMO PALAZZO storico è noto con il cognome di Enrico Tomelin (1873-1946) che lo acquistò nel 1934 dalla famiglia Sartori. Nel 1955 l’edificio fu venduto a Ivo Fontanari del vicino Hotel Posta e poi fu acquisito dalla locale Cassa Rurale che lo trasformò nella sua sede centrale.

Una lapide ricorda che dal 25 luglio al 10 agosto 1866, durante la breve occupazione delle truppe italiane nel corso della terza guerra d’indipendenza, il palazzo fu sede del quartier generale di Giacomo Medici.


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