
di Cinzia Gasperi
IL SONNO è UN PROCESSO (e un bisogno) fisiologico, naturale e automatico, come si è visto nel numero di settembre. Ciò significa che si dorme molto meglio quando non cerchiamo di controllarlo; chi soffre di insonnia, invece, passa molto tempo a osservare il sonno, ragionarci, cercare di fare mille cose diverse per tentare di dormire meglio, ottenendo l’effetto contrario e restando sveglio.
Si attivano circoli viziosi ed effetti paradossali, conseguenze di normalissimi processi psicologici: c’è un problema e tentiamo di risolverlo focalizzando la nostra attenzione, ma l’effetto che otteniamo è che più siamo concentrati su qualcosa, più questa cosa diventa grande e sembra più frequente di quanto non sia, apparendo come un problema enorme (di cui devo preoccuparmi molto)
PENSATE A QUANDO desiderate una macchina nuova, o una borsa: fino al giorno prima se ne vedevano in giro pochi, di questi oggetti del desiderio, mentre ora, improvvisamente, mi compaiono sempre davanti agli occhi. Così le notti insonni: sicuramente c’erano anche prima, ma ora sono sorvegliati speciali e li notiamo, sistematicamente.
I PROBLEMI A DORMIRE spesso s'innescano in periodi stressanti e difficili, durante i quali tentiamo di risolvere l’emergenza del momento: com'è normale che sia, mi concentro sulle potenziali minacce.
Per chi soffre di insonnia, l’idea di non riuscire a dormire ha il sapore di qualcosa che potrebbe danneggiarlo, quindi è ovvio che si cerchi di scannerizzaro, mettendo in atto una serie di azioni che vorrebbero risolvere il problema, ma che rendono un processo automatico, un processo controllato, con azioni da pianificare.
A volte nel breve termine queste soluzioni possono anche funzionare, ma alla lunga tendono a diventare controproducenti.
SE IL PERIODO DIFFICILE passa, di solito passa anche l’insonnia, ma se il sonno non migliora si può innescare una costante valutazione della situazione rinforzando i processi di attenzione sul sonno.
Le emozioni di ansia, preoccupazione aumentano; dormire o non dormire diventa una questione di successo o insuccesso, essere capaci o no, di danno o meno: monta l’ansia e noi restiamo svegli.
FINISCE CHE IL TEMPO a letto con gli occhi sbarrati diventa lunghissimo e sempre di più, la nostra camera smette di essere un posto rilassante e tranquillo e diventa invece un luogo di nervosismo e quasi pericolo.
Questi sono alcuni dei meccanismi che innescano e mantengono l'insonnia e su cui, in un percorso psicologico, si lavora per riappropriarsi del benessere notturno.
L'INSONNIA COINVOLGE non solo il singolo, ma tutta la sua famiglia: lui o lei, sveglio di notte, si sente il solo ad essere sveglio; se il partner è un buon dormitore, probabilmente non si sente nemmeno compreso, soprattutto mentre lo vede dormire beato. In realtà se in famiglia qualcuno soffre di insonnia, tutti ne risentono: gli altri temono di disturbare chi non dorme, l’insonne di svegliare chi invece dorme.
L’effetto è che, probabilmente, ci sarà tensione e nervosismo nell’aria di casa.
PER FORTUNA QUANDO si tratta di insonnia primaria, non legata a patologie fisiche o altre sofferenze psicologiche, un intervento psicologico che interrompe i circoli viziosi dell’insonnia e che insegna nuove abitudini di vita, permette di tornare a dormire in modo soddisfacente e senza il ricorso ai farmaci.
dott.ssa Cinzia Gasperi
www.gaspericinzia.it
Psicologa clinica e psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo comportamentale.