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L'ultimo volo del tenente Semplicini nel cielo della Valsugana

Immagine del redattore: il Cinqueil Cinque



Dopo venti mesi di scarsa attività aerea nei cieli di Valsugana, il 1917 rappresentò l’anno di fuoco per le aviazioni italiana ed austriaca, impegnate la prima in assidue ricognizioni e bombardamenti della rete logistica avversaria e la seconda nel contrasto spasmodico delle attività avversarie. Singolare sorte ebbe, in questo contesto, il ricognitore italiano che nel luglio di quell’anno venne intercettato sopra Levico dal “mite cavaliere del cielo”, l’asso ungherese Josef Kiss.


di LUCA GIROTTO


Differentemente da quanto accaduto sul fronte occidentale franco-tedesco sin dall’estate del 1914, la guerra aerea italo-austriaca aveva veramente stentato ad avviarsi nei cieli della Valsugana durante l’estate del 1915. E due ne erano state le ragioni principali. La prima: il carattere assolutamente secondario attribuito dal Comando supremo italiano al fronte tirolese, sul quale il regio esercito avrebbe dovuto mantenere una rigorosa difensiva volta a proteggere l’ala sinistra e la rete logistica del grosso dell’esercito operante sull’Isonzo, aveva determinato lo schieramento in tale settore di pochissime squadriglie; quasi tutte da ricognizione, nessuna da caccia e quasi tutte dispiegate su aeroporti di pianura o, al massimo, della pedemontana.

Unica eccezione era rappresentata dall’aeroporto di Asiago, tutt’oggi esistente come aerosuperficie per velivoli leggeri, che offriva grandi vantaggi agli asfittici motori dei velivoli italiani permettendo loro di partire dalla rispettabile quota di 1000 metri s.l.m. anziché doversi faticosamente arrampicare dalla pianura con ratei di salita assolutamente inadeguati (basti pensare che i primi Farman MF da ricognizione acquistati nel tardo 1914 dalla Francia impiegavano quasi 40 minuti per raggiungere la massima quota di tangenza di 2750 mt s.l.m. e potevano sviluppare una velocità massima, a livello del mare, di soli 100 km/h). La seconda ragione: sia l’Austria-Ungheria che l’Italia avevano attribuito all’arma aerea un ruolo assolutamente ancillare a quello dell’esercito terrestre, intendendo come sua funzione principale l’individuazione dei bersagli e la direzione di tiro d’artiglieria, nonché la ricognizione dall’alto a vantaggio delle offensive condotte dalla “regina delle battaglie”, la fanteria.

Se a questi elementi aggiungiamo...


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