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Coronavirus: «Cura Italia? Per le partite IVA si doveva fare di più»




ll presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Trento e Rovereto, Pasquale Mazza, non ritiene sufficienti le misure messe in atto per i lavoratori autonomi e le piccole imprese. E fa ulteriori proposte.


TRENTO – «Siamo tutti consapevoli della grave emergenza sanitaria in cui ci troviamo, ma per le partite IVA si poteva e si doveva fare di più». Sono queste le prime parole di commento al DL “Cura Italia” da parte del presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Trento e Rovereto, Pasquale Mazza.

Pasquale Mazza


«Sappiamo che le esangui casse dello Stato non permettono voli pindarici, meno che meno in ambito fiscale. Ed è quindi necessario che le poche risorse che possono essere messe sul tavolo vengano innanzi tutto destinate a finanziare l’emergenza sanitaria e le spese che devono essere sostenute per contrastare l’epidemia, a cominciare dall’acquisto dei DPI per il personale medico sanitario – a cui va il nostro plauso - e dei macchinari necessari ad attrezzare le terapie intensive».


#Iorestoacasa per le partite IVA rappresenta una tragedia

Detto questo è però necessario che tutti conoscano le differenze degli effetti dell’invito #Iorestoacasa per un dipendente pubblico o privato, rispetto al popolo delle partite IVA. Mazza: «Per un dipendente significa salvare la pelle (sua, dei suoi cari e degli altri) senza perdere un euro di reddito mensile, mentre per il popolo delle partite IVA, in particolare le piccole imprese e i lavoratori autonomi (cioè oltre il 90% delle partite IVA) può rappresentare una tragedia. Basti pensare ad un negozio di abbigliamento, ad un bar o a un ristorante chiusi per giorni, ai conseguenti mancati incassi ed ai costi fissi come stipendi, affitto, imposte locali, utenze, che, invece, continuano a maturare».


Il rinvio di 4 giorni dei versamenti in scadenza il 16 marzo (per tutti) ed il rinvio di 45 giorni dei versamenti in scadenza nel mese di marzo e di aprile (per i contribuenti più piccoli o operanti nei settori più colpiti) non sono una risposta sufficiente: l’attuale situazione avrebbe imposto decisioni più coraggiose e di più ampio respiro.

«Riteniamo insufficiente l’una tantum di 500/600 euro per un mese, così come Il credito di imposta pari al 60% del canone di affitto dei negozi pagato per il mese di marzo», è il commento del presidente dell’Ordine trentino.


Ecco le proposte

Pasquale Mazza formula delle proposte ulteriori: «Tenuto conto che i redditi 2020 delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi risentiranno pesantemente di questa situazione di emergenza sanitaria si potrebbe cominciare a rendere utilizzabili in compensazione i crediti d’imposta maturati fino al 2019, senza i vincoli ed i limiti recentemente introdotti per le imposte dirette che obbligano ad attendere la fine dell’anno successivo, prima di poter recuperare i crediti vantati. Inoltre serve approvare una norma che riduca o azzeri gli importi degli acconti di imposta dovuti per l’anno in corso. Per i lavoratori autonomi, in particolare, potrebbero essere azzerate, da qui alla fine dell’anno, le ritenute d’acconto subite sui compensi, in misura pari al 20% (percentuale che, praticamente, corrisponde ad una aliquota media del 40% sul reddito, dal momento che i costi, mediamente, incidono in misura pari al 50% dei compensi sui redditi di lavoro autonomo)».


Maggiore correttezza e reciprocità viene chiesta anche in relazione ai termini per effettuare gli accertamenti fiscali: «Se proroga vi deve essere – aggiunge Mazzache sia proroga per un termine pari a quello di effettiva sospensione dell’attività degli uffici e, soprattutto, biunivoca, cioè che comporti anche la sospensione, a favore dei contribuenti, dei termini per impugnare gli accertamenti fiscali in scadenza. Non è tuttora chiaro, inoltre, se la sospensione dei versamenti riguarderà anche gli avvisi bonari ricevuti dai contribuenti nelle settimane precedenti l’emergenza sanitaria, nel caso in cui i termini per l’adempimento fossero ancora pendenti».


Il richiamo del Consiglio nazionale

In conclusione, il presidente Mazza si unisce al presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, che è categorico: «Siamo pertanto confidenti che il Governo voglia ripristinare condizioni di parità tra Fisco e contribuenti e stanziare le risorse necessarie per misure più incisive di sostegno a imprese e professionisti».

Se non si pensa, oggi, anche ad imprese e lavoratori autonomi, chi darà lavoro ai dipendenti, domani?



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