di JOHNNY GADLER
Si dice che le disgrazie non vengano mai da sole. Per fortuna nella maggior parte dei casi si tratta soltanto di un detto, ma talvolta purtroppo corrisponde anche a verità. Come accadde, senz’altro, nella tragica estate del 1923, quando nell’arco di un mese e mezzo – dal 3 giugno al 21 luglio – Borgo fu funestato da una serie di fatti luttuosi e di sangue che portarono sgomento, dolore, orrore, indignazione e tristezza non solo nel paese, bensì anche in tutta la Valsugana dove l’eco di questi sconcertanti avvenimenti si diffuse di luogo in luogo attraverso un mesto passaparola.
OLLE DOMENICA 3 GIUGNO 1923 I NEFASTI FUMI DELL'ALCOL
L’episodio indubbiamente più grave ed eclatante si registrò domenica 3 giugno 1923 nella frazione di Olle.
Qui, quando erano ormai calate le ombre della notte, nell’osteria condotta dal signor Giuseppe Boccher si presentò un tale Oberosler, originario di Roncegno ma da circa due anni residente proprio a Olle, visibilmente alticcio.
Nonostante l’uomo conducesse vita piuttosto ritirata, nel piccolo centro era ben conosciuto proprio per la sua dedizione all’alcol.
Anche quella sera, infatti, entrò nell’osteria già ubriaco, chiedendo che gli venisse servito ancora da bere.
L’oste resosi subito conto del suo stato di alterazione gli offrì un bicchiere “piccolo” chiedendogli poi di andarsene perché per quella sera aveva già bevuto abbastanza.
L’uomo non accolse di buon grado quel consiglio amichevole e iniziò ad attaccare briga con gli avventori ancora presenti.
A quel punto il gestore lo costrinse ad uscire dal locale e richiuse la porta a chiave.
Ma l’uomo, ormai obnubilato dai fumi dell’alcol e sempre più determinato a bere ancora un goccetto, non si diede per vinto e tornò alla carica, iniziando a picchiare sulla porta affinché lo facessero entrare.
Visto che le sue rimostranze non sortivano alcun effetto, cominciò allora a insultare pesantemente tutte le persone asserragliate all’interno, sfidandole apertamente.
Quando alcuni, convinti che l'uomo se ne fosse andato, lasciarono l’esercizio per fare ritorno alla propria abitazione, si ritrovarono di fronte proprio l’Oberosler che non aveva affatto deposto i suoi propositi bellicosi.
Dalle parole ben presto si passò ai fatti: l’uomo, ormai fuori controllo, afferrò infatti una roncola che portava appesa alla cintura e incominciò a menare fendenti a destra e a manca per cercare di colpire chiunque avesse intorno.
La peggio toccò purtroppo al 31enne Eugenio Tomio, che nella colluttazione riportò una doppia ferita alla testa.
Gli amici lo ricondussero a casa grondante di sangue.
Il giorno seguente l’aggressore venne individuato e arrestato, mentre il Tomio, dopo essersi medicato in casa, fu costretto a ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale di Borgo.
Sulle prime la ferita non sembrava destasse particolari preoccupazioni, ma poi col trascorrere delle ore le sue condizioni peggiorarono repentinamente, fino a che, verso le ore 17 di giovedì 7 giugno, il povero Tomio cessò di vivere, lasciando nello sconforto la giovane moglie sposata da appena un anno che, oltretutto, lo stava per rendere padre.
OLLE MARTEDÌ 19 GIUGNO 1923
ROVINOSA CADUTA DAL GELSO
Martedì 19 giugno 1923 sempre nella frazione di Olle un contadino di 46 anni, Giuseppe Roat, s’infortunò seriamente nel proprio campo.
L’uomo, infatti, era intento a raccogliere foglie di gelso per i bachi da seta quando all’improvviso il ramo su cui stava si ruppe.
Il malcapitato cadde da un’altezza piuttosto considerevole, riportando gravi ferite.
Trasportato immediatamente all’ospedale di Borgo, infatti, gli furono riscontrate una frattura dell’osso frontale, varie contusioni al petto nonché l’asportazione di una parte del labbro inferiore.
Meglio andò a una donna, sempre di Olle, che proprio in quelle ore fu morsa da una vipera, ma grazie al pronto intervento del dottor Nicolussi se la cavò con poco.
BORGO 20 GIUGNO 1923: LA
TRAGICA MORTE DI ALDO
La tragedia più grande si consumò mercoledì 20 giugno, verso le 11.30 del mattino, quando un bambino di tre anni, Aldo Rinaldi figlio del proprietario della conosciutissima Sartoria Milanese, perse la vita per una tragica fatalità.
Il piccolo, infatti, era sfuggito per pochi istanti al controllo dei genitori impegnati nella bottega, precipitando nel fiume Brenta dalla cosiddetta “Rosta del Rigo”, situata accanto all’officina meccanica del signor Bataini.
Il corpicino esanime fu estratto dall’acqua circa 200 metri più in basso, fra la disperazione dei presenti i quali si resero subito conto che il bambino era per forza passato sotto la ruota motrice del pastificio del signor Rigo che veniva mossa proprio dalla forza dell’acqua di quel canale.
Le operazioni di soccorso, prontamente portate dal dottor Baroni e dal dottor Marzari, furono molto concitate: venne praticata a lungo la respirazione artificiale e si fece di tutto per rianimare quel povero corpicino, ma ogni tentativo risultò vano.
Il piccolo Aldo spirò fra le braccia dei genitori, lasciando anche un fratellino di pochi mesi e un grande dolore in tutta la comunità borghigiana.
BORGO VENERDÌ 13 LUGLIO
UN OPERAIO TRAVOLTO
Sempre a Borgo, la mattina di venerdì 13 luglio 1923, verso le ore 9.30, alcuni operai elettrotecnici erano intenti a rimuovere un grosso palo della luce. Ad un certo punto qualcosa andò storto e il palo cadde rovinosamente a terra.
Per scansare il pericolo il 20enne borghigiano Giuseppe Carneri incespicò e finì steso a terra, venendo travolto dal palo che lo colpì di rimbalzo alla testa.
I soccorsi prestati dai colleghi di lavoro furono immediati e il Carneri venne prima trasportato nel vicino magazzino di mobili del signor Franzoni, poi caricato sulla vettura della Croce Rossa che lo trasportò velocemente all’ospedale.
Ma tutto risultò inutile. Verso le 13.30, infatti, il giovane operaio spirò, gettando nello sconforto la famiglia.
GIOVEDÌ 21 LUGLIO 1923
IL RAGAZZO ANNEGATO
Nemmeno una settimana dopo il tragico incidente sul lavoro occorso al Carneri, un’altra grave disgrazia si abbatté sulla comunità valsuganotta.
Nel corso della mattinata di giovedì 21 luglio, infatti, presso il forte Brusaverle un ragazzo appena 12enne, Vittorio Patris di Luigi, morì annegato.
Il giovane quel giorno si era recato sin lassù in gita con i propri familiari e, non si capì bene se per imprudenza o per una fatale disattenzione, scivolò in una grande vasca d’acqua profonda circa 4 metri che non gli lasciò scampo visto che il ragazzo non sapeva nuotare.
Ci volle gran parte del pomeriggio per recuperare il corpo esanime del ragazzo, il quale perse la sua giovane vita in una giornata che doveva essere di festa e di allegria e che invece si tramutò per l’ennesima volta in un giorno da dimenticare.
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