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Barco di Levico. Orazio Gaigher un pittore autentico





di MASSIMO DALLEDONNE


Lo spunto per ricordare la figura di Orazio Gaigher arriva da un vecchio numero del mese di luglio del 1911 della rivista per musica e musicisti “Ars et Labor”.

Un pezzo, a firma Mario Morasso, dal titolo “Una nobile vicenda d’artista” dedicato a quello che il giornalista definisce «un pittore autentico, pittore nato. Prima ancora dei suoi quadri, delle sue figure – si legge – delle sue visioni d’arte, è la vita stessa del pittore che suscitò in me un palpito di commozione e di ammirazione»

Ma chi era Orazio Gaigher? Per conoscerlo meglio ci siamo affidati ad Antonio Zanetel che, nel suo volume Dizionario Biografico di uomini del Trentino Sud Orientale ricorda che nacque a Barco esattamente 154 anni. Era il 20 aprile del 1870 e il giovane Orazio trascorse la sua fanciullezza a Cortina d’Ampezzo dove il padre insegnava. 


«Seguiti i corsi di medicina si laureò a Innsbruck e aprì una clinica a Salisburgo. Ma la sua indole – scrive ancora Zanetel fu sempre attratta dall’arte e solo per non deludere la sua famiglia si dedicò, con buoni risultati, alla medicina»

A Salisburgo iniziò a frequentare gli studi dei pittori e i convegni degli artisti «e pian piano – si legge ancora nella rivista Ars et Labor – quest’ultima frequentazione prese il sopravvento sulla pratica chirurgica».

 Così per perfezionare le sue tecniche di autodidatta frequentò accademie a Londra e Parigi: in Spagna divenne anche amico del pittore Gioacchino Sorolla

Ancora Antonio Zanetel. «Nel 1926 andò in Argentina e in Patagonia per raccogliere suggestivi paesaggi e in quei luoghi si espresse interpretando quei misteriosi squarci e panorami. Si dedicò anche all’arte religiosa e a lui viene attribuita una pala d’altare presente nella chiesa di Pieve Tesino. Altri suoi lavori sono proprietà delle chiese di Barco, Torcegno, Villabassa in Alto Adige e nella città di Salisburgo».


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Ma la sua vera specializzazione pittorica la espresse nel ritratto. Orazio Gaigher, chiamato anche Horatius, ne eseguì oltre duecento, dipingendo altrettanti personaggi famosi sia in America che in Europa.

«Fu spesso ospite in vaticano –scrive ancora Antonio Zanetel – ove compose i ritratti di Pio X, Benedetto XV, Pio XI e di molti vescovi e cardinali. Anche il vescovo di Trento monsignor Celestino Endrici posò per lui».

Nell’arco della sua vita Orazio Gaigher partecipò a molte mostre internazionali e integrò la sua attività eseguendo anche degli “ex libris” in acqua forte. «Oramai la trasformazione o meglio la reincarnazione del Gaigher nel suo proprio Io – si legge nell’articolo di Mario Morasso – era compiuta, l’artista era nel pieno possesso dei suoi mezzi e delle sue energie».

Egli dimorò ancora dipingendo figure, paesaggi e ritratti a Vienna riprendendo poi il suo cammino verso la terra natia.


Gli ultimi anni della sua vita li trascorse a Madonna di Campiglio, nei mesi estivi, mentre in inverno si trasferiva nella ridente cittadina di Merano, bagnata dalle acque del fiume Passirio

In questa cittadina tenne per circa 30 anni anche la residenza ricoprendo la carica di presidente degli artisti delle Province di Trento e Bolzano. Orazio Gaigher morì a Merano nel 1938 all’età di 68 anni.




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