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A Borgo lo sportello integrazione


I partecipanti alla conferenza, con (al centro) il sindaco Enrico Galvan, davanti alla sede dell'Associazione "Mosaico"

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di IVAN PIACENTINI

Presentata nella sede dell'Associazione Mosaico la nuova iniziativa di Mondinsieme


BORGO VALSUGANA – Il 7 giugno scorso, alla sede dell’associazione Mosaico di Borgo Valsugana, è stata ufficializzata la nuova iniziativa di Mondinsieme, lo Sportello integrazione.

In apertura il presidente ARCI Trentino, Andrea La Malfa, ha spiegato come nell’ambito di SIPLA Nord (Sistema Integrato Protezione Lavoratori in Agricoltura, finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dal Ministero degli Interni con fondi europei) ARCI Trentino abbia scelto di sostenere il progetto di Mondinsieme: «Mettiamo le gambe a un percorso che c’è da tempo, da cui nasce un vero e proprio sviluppo per le comunità, oltre alla possibilità di creare un lavoro “buono”, con diritti e ricadute sul territorio».


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IRENE FRATTON, operatrice dello Sportello integrazione, sottolinea la concretezza delle richieste: ricerca del lavoro e presentazione dei documenti in primis, ma anche iscrizioni scolastiche e corsi di patente, fondamentale per poter lavorare in un territorio come il nostro.


SUL TEMA dei bisogni pratici Bruno Pecoraro, presidente di Mondinsieme, ricorda la sua infanzia da emigrante: «Accompagnavo mio papà dall’operatore del patronato. A casa, la sera, gli traduceva i documenti che non capiva. L’accoglienza, per chi la riceve, non ha prezzo, e non è cambiato niente rispetto a cinquant’anni fa, le difficoltà continuano ad essere terra-terra. Il fulcro di tutto è sempre la possibilità di avere uno sportello che aiuti a risolvere problemi linguistici e pratici, come riempire un modulo o compilare una domanda d’assunzione».


PER ENRICO GALVAN, sindaco di Borgo, il progetto è puntuale ed utile: «Sono convinto che l’aspetto della sussidiarietà, l’avere una comunità che fa proprie le problematiche del territorio, vada evidenziato. A volte quel che di utile viene fatto rimane nel sottobosco e non si ha la percezione delle politiche di integrazione messe in campo e non lasciate sulla carta: entrare nel merito, nell’azione concreta, è un passaggio fondamentale. Ma è un’integrazione che va aiutata, e trovo essenziale si sappia che il pubblico c’è ed è a fianco di determinate politiche di accoglienza».

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MONDINSIEME, attiva con numerosi corsi sia a Castel Ivano sia a Borgo, conta di tornare ad occuparsi anche di momenti di socializzazione e conoscenza reciproca tra persone provenienti da diverse culture.

«Il nostro obbiettivo – dice Frattonè favorire l’integrazione culturale, far sì che le persone possano conoscersi ed andare oltre i pregiudizi, o la diffidenza, che spesso si possono riscontrare nella nostra società».


ELEMENTI, denunciano Pecoraro e Irene Tessaro (presidente di Mosaico), che emergono soprattutto nel discorso casa. La maggior parte degli utenti seguiti è sul territorio da alcuni anni ed ha un lavoro, ma sconta enormi difficoltà nella ricerca di un alloggio stabile.


MADY FOFANA, tra le persone seguite dalle associazioni, focalizza il problema: «Chi incontriamo spesso non sa che stiamo studiando, che capiamo la lingua, che sappiamo come trattare la casa. Non sa, insomma, che facciamo già parte del territorio…».


SECONDO PECORARO, tra l’altro, l’accoglienza andrebbe a beneficio della società stessa: «Abbiamo una bassissima natalità e prima o poi anche il Trentino dovrà porsi il problema, perché avrà bisogno di lavoratori per le sue attività».


DELLO STESSO avviso Tessaro: «Paradossalmente, aiutare l’inserimento è una questione di puro egoismo, semplicemente ne abbiamo bisogno. Siamo in un calo demografico spaventoso e abbiamo dei centri storici che letteralmente muoiono e che potrebbero essere rivitalizzati».

SULLA QUESTIONE interviene anche Galvan: «Quello che possiamo fare come Comune è trovare delle formule di promozione a 360 gradi, che aiutino tutti, nell’ottica di un mercato aperto, che può essere utile per tutta la comunità e il centro storico. Il discorso è sempre culturale e si torna al punto di partenza: se c’è una struttura come la vostra, formalizzata dagli enti pubblici, diventa più facile inserirsi nei canali privati per sostenere questa esigenza abitativa. Da parte mia – conclude Galvanc’è massima disponibilità a ragionare su questo problema, anche su altri tavoli, e cercare di risolverlo. Le iniziative che portate avanti sono molto pratiche e questo lo apprezzo, anche per un progetto di integrazione a medio-lungo termine, che speriamo produca buoni frutti».


UN'INTEGRAZIONE, aggiunge Pecoraro, che dovrebbe passare anche per l’istituzione scolastica. L’attività sussidiaria non potrà mai formare le figure professionali di cui la società, in futuro, avrà bisogno. Dovrà farlo la scuola, senza abdicare l’educazione civica perché ci sono profonde diversità culturali che vanno spiegate e pur rispettando convinzioni sociali e religiose, le persone devono comprendere appieno la società dove arrivano a vivere.


FOFANA CONCLUDE: «Quello che posso dire è che abbiamo bisogno di questo aiuto per migliorare, crescere, andare avanti e avere un’alternativa. È importante avere qualcuno che ti aiuta a studiare, a imparare la lingua, a trovare un lavoro. È vero, puoi trovare un lavoro stagionale, ma poi? Se non hai un diploma o non hai un lavoro stabile, non hai niente di buono in mano. Quello che fanno loro è qualcosa di bello, che aiuta tanta gente».


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