Intervista al coordinatore della Coppa d'Oro, Ugo Segnana
Ugo, come sarà questa prima edizione della Coppa d’Oro in tempo di pandemia?
«Si faranno tutte le gare come normalmente si fa. Noi per la Coppa d’Oro applichiamo il protocollo della Federazione ciclistica, quindi controlli, temperatura, autocertificazioni.
Per quanto riguarda le questioni sanitarie avevamo già fatto delle corse nel 2020, quindi l’organizzazione è rodata. Invece le nostre maggiori difficoltà, come ha sottolineato il Presidente, sono di natura economica perché in questa edizione è stato molto difficile reperire i fondi necessari».
Qual è il messaggio della Coppa d’Oro?
«Pur essendo la Coppa d’Oro una competizione sportiva, l'aspetto della gara rimane da sempre secondario. Noi vogliamo trasmettere ai ragazzi l’idea di una manifestazione pensata non tanto per chi taglia per primo il traguardo, quanto piuttosto dedicata a chi aiuta, a chi sta dietro a questi ragazzi, ai direttori sportivi, alle società. Avete notato che quest’anno alle Olimpiadi hanno incominciato ad intervistare i primi allenatori? Bene, questo noi lo abbiamo già fatto 50 anni fa. Noi vogliamo veramente che chi corre in bici e chi segue il ciclismo abbia ben presente l’importanza degli allenatori. Quelle persone che da volontari, non pagati, prendono i bambini e li mettono su una bici, li fanno correre, fino magari ad arrivare al Tour de France. Hai presente Pogacar?»
Intendi Tadej Pogacar, il vincitore del Tour de France 2020 e 2021?
«Esatto proprio lui. Il suo allenatore sono trent’anni che viene alla Coppa d’oro e lo stesso Pogacar ha fondato una squadra di giovani svoleni che vengono a Borgo per questa manifestazione. Questo è sempre il nostro messaggio principale: niente nasce per caso, i campioni emergono perché dietro ci sono le società e delle persone che molto spesso non amano apparire, ma che seguono i ragazzi durante tutta la settimana».
Tra i partecipanti alla Coppa d’Oro vi è stato anche un certo Filippo Ganna che un mese fa alle Olimpiadi di Tokyo nell’inseguimento a squadre ha trascinato il quartetto azzurro alla conquista della medaglia d’oro, nonché del record mondiale. Te lo ricordi?
«Altroché se me lo ricordo, vinse il campionato allievi a cronometro a Caldonazzo nel 2012. La sua gara se la ricordano tutti. Questi successi portano sempre grande attenzione al ciclismo e rappresentano un bell’esempio per molti ragazzi che ogni giorno inforcano la bici e, con grande fatica, macinano tanti chilometri»
Come vedi i giovani del Veloce Club Borgo?
«Li vedo molto bene, sono ragazzi di grande talento, penso ai fratelli Andreaus, a Capra, ma anche a tanti altri che hanno davanti a sé delle buone prospettive. D’altronde noi lavoriamo sempre nell’ottica della promozione giovanile. Assieme al Comune di Borgo Valsugana e alla Comunità di Valle, c’è un progetto per realizzare un percorso ciclabile protetto, in modo tale di avvicinare sempre più ragazzi, anche quelli più piccoli, a questo meraviglioso sport, che è sì faticoso, ma che ti ripaga con grandi soddisfazioni e con insegnamenti che ti rimangono per tutta la vita».
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