Le bollette volano, l'inflazione galoppa, la situazione geopolitica si fa sempre più incerta... Come possono fare i risparmiatori, grandi o piccoli che siano, a tutelare il proprio capitale e a non vederselo erodere dalla volatilità del momento? Ne parliamo con Stefano Pecoraro, capoarea della Cassa Rurale Valsugana e Tesino, che ci spiega come costruire il proprio futuro economico in tre fasi...
Stefano Pecoraro, il 2021 si è chiuso con una forte crescita economica (+ 6,5% il PIL, Prodotto Interno Lordo) ma in questi primi mesi del 2022 i rincari delle materie prime e, soprattutto, di luce e gas, problematica che si sta acuendo a causa della guerra in Ucraina, spaventano famiglie e risparmiatori. In questo quadro, come tutelare i propri interessi?
Eppure c'è ancora chi ritiene che "parcheggiare" il denaro sul proprio conto corrente sia la soluzione più sicura...
«Forse per difenderlo dai ladri, ma per tutto il resto si tratta di un grave errore, tanto vale metterlo sotto al materasso come si usava un tempo. La ripresa dell'inflazione – che ora, dopo un lungo periodo di stasi, sta ritornando forte – col tempo finirà per erodere pesantemente quel capitale. Pertanto, anche per rispetto dei sacrifici fatti nel guadagnare quel denaro, raccomando a tutti i risparmiatori di non farsi guidare dall'emotività dell'oggi, bensì di focalizzare l'attenzione sul domani, affidandosi ai nostri consulenti per costruire insieme il proprio futuro economico con serenità e lungimiranza».
Come fa un risparmiatore a costruirsi un futuro economico?
«Per farlo occorre mettere in campo essenzialmente tre fasi, variabili da persona a persona, ma interdipendenti fra loro e, soprattutto, imprescindibili per tutti. Questi tre passaggi fondamentali sono l'Analisi delle proprie esigenze, l'Obiettivo, e la Strategia/Metodo. Come nella costruzione di una casa sono essenziali le fondamenta, così nel costruire il proprio futuro economico bisogna che alla base vi sia una solida analisi delle proprie esigenze. Sbagliare o essere troppo superficiali in questa fase, significa depotenziare l'efficacia delle altre due».
È questo, dunque, il motivo per cui voi dedicate così grande attenzione alla consulenza, tanto da averla estesa a tutti i pomeriggi su appuntamento, eliminando il servizio di cassa e ampliando l'orario di apertura fino alle 18.30?
«È proprio così. Il DNA sociale e cooperativistico della nostra Cassa Rurale trasmette a ciascuno dei nostri consulenti il piacere di lavorare a contatto con le persone, ma anche il grande senso di professionalità e responsabilità nell'accompagnarle nella gestione dei loro risparmi. Lo stretto legame che viene ad instaurarsi, oltretutto, non cessa dopo la fase iniziale, bensì rimane costante per tutta la durata del rapporto, in modo tale che nel tempo si possano monitorare ed eventualmente ritarare gli obiettivi iniziali. Si sa fin troppo bene che nella vita, purtroppo, talvolta capitano degli imprevisti che ci obblighino a rivalutare certe scelte».
Gli obiettivi, appunto... Come sceglierli?
«La scelta degli obiettivi è ovviamente il risultato di una buona analisi delle proprie esigenze. Il nostro compito è quello di verificare, assieme al Cliente, che il suo obiettivo sia realisticamente conseguibile e che non si tratti di un semplice sogno».
Niente improvvisazioni e voli pindarici quindi?
«Assolutamente no: coloro i quali si sono affidati a chi millantava di possedere la bacchetta magica per ottenere rendimenti fuori da ogni logica, quasi sempre si sono ritrovati, alla fine, con la bacchetta spezzata, grandi delusioni e perdite. Noi sappiamo molto bene che coniugare crescita dei propri risparmi e sicurezza è possibile, a patto però che vengano applicate poche e semplici regole di strategia e metodo».
E qui entra in gioco la terza fase...
«Esatto. Se abbiamo fatto una buona analisi iniziale, individuando obiettivi concreti e raggiungibili, per poterli realisticamente conseguire occorre mettere in atto una strategia d'investimento basata sulla diversificazione: geografica, settoriale e temporale. Infatti ripartire l'investimento in base alla zona, al settore e nel tempo, aumenta la sicurezza e le opportunità. Per fare questo ci sono degli strumenti che noi proponiamo, come il PAC o il PIP che traducono in pratica proprio il principio della ripartizione temporale dell'investimento».
PIP e PAC sono sigle che ad alcuni possono sembrare incomprensibili. Di che cosa si tratta, in sostanza?
«Sono degli strumenti di base che proponiamo ai nostri clienti e che hanno sempre riscosso grande consenso. La sigla PIP è l'acronimo di Piano di Investimento Programmato, mentre PAC significa Piano di Accumulo Capitale. Pur avendo lo stesso principio, la differenza fra i due è che il PIP risulta collegato alle gestioni patrimoniali curate direttamente dall'Ufficio gestioni di Cassa Centrale Banca, che permettono al risparmiatore di affidare direttamente tramite un mandato l'investimento del proprio patrimonio al gestore, mentre i PAC si appoggiano ai fondi comuni di investimento NEF della nostra società di gruppo».
Sfatiamo un falso mito. Molti ancora ritengono che per fare degli investimenti occorra disporre di grandi capitali...
«Non è affatto così. Il vantaggio dei PAC – rispetto ai PIP, dove di solito si parla di cifre di una certa importanza – è che non serve avere chissà quali disponibilità di denaro, bastano anche piccole somme per avere le stesse opportunità e decidere anche i mercati su cui operare. L'importo è del tutto secondario, quello che invece appare fondamentale è avere un metodo, degli obiettivi e un consulente che ti affianca in questo.
Oltretutto il PAC è un investimento senza alcun vincolo, né impegno e quindi poi si ha la piena libertà di rimodulare questi piani in qualsiasi momento, a seconda delle esigenze.
Ci può fare qualche esempio su come possono essere utilizzati i PIP o i PAC e in quali occasioni?
«Ad esempio, un giovane che nell’arco di 10 o 15 anni intende risparmiare un determinato capitale per acquistare un immobile, potrà investire utilizzando maggiormente strumenti azionari, quindi un po' più rischiosi ma che nel medio-lungo termine consentono rendimenti più interessanti. Viceversa, se uno intende mettere da parte dei soldi con l'obiettivo di un acquisto – poniamo caso di un'autovettura – nel breve periodo, il grado di rischio va ridotto. I casi possono essere tanti, oserei dire quasi infiniti, come del resto diverse sono le esigenze di ciascun cliente. Tuttavia il concetto di base è semplice e vale per tutti i risparmiatori, grandi o piccoli che siano: occorre pianificare la costruzione di un capitale diversificando i gradi di rischio coerentemente con le attitudini e le caratteristiche del singolo cliente. Più il cliente riuscirà a fornirci indicazioni circa le sue aspettative future, maggiormente noi saremo in grado di aiutarlo a conseguire gli obiettivi che si è prefisso, in totale sicurezza e con soddisfacente profitto. Ogni giorno la nostra rete di consulenti s'impegna, con passione e professionalità, al fine di affiancare i clienti proprio nel raggiungimento di tali traguardi perché, lo ripeto, il rischio maggiore alla fine è proprio quello di rimanere fermi e assistere così all'erosione del proprio capitale, lasciato per troppo tempo in giacenza sul conto corrente».