Venerdì 15 marzo, alle 17.30, presso la Biblioteca di Baselga di Pinè, presentazione del nuovo libro di Gabriele Bertacchini “Ho visto volare i fenicotteri – il ritorno della vita sulla Terra”
Insieme all’autore ci sarà Chiara San Giueppe per parlare dei processi creativi della natura
L’attuale crisi ambientale, in gran parte, è dovuta al superamento dei limiti dettati dalla natura; limiti che riguardano l’occupazione degli spazi ma anche il modo in cui gli stessi vengono interpretati.
Se molte specie scompaiono per sempre dalla Terra, qualcuna prova “timidamente” a riaffermare un ruolo che le appartiene, dimostrando quanto potente possa essere la forza della vita.
Gli animali che ritornano o che “fanno la loro comparsa” ci possono aiutare a ristabilire quella cultura del limite necessaria per riconsiderare il concetto di sviluppo. Per vivere, e non sopravvivere in modo artificioso, le diverse specie necessitano infatti di relazioni che superano le barriere che abbiamo messo loro di fronte. Nel loro “espandersi” ricostruiscono ambienti che erano stati “compromessi”, “ricreando” quelle condizioni vitali e quella diversità che, spesso, abbiamo messo in un angolo per abbracciare altri ideali.
Sono questi alcuni degli argomenti che vengono affrontati nel nuovo libro del naturalista Gabriele Bertacchini “Ho visto volare i fenicotteri – il ritorno della vita sulla Terra” (Infinito edizioni) e che verranno trattati insieme a Chiara San Giuseppe venerdì 15 marzo, alle 17.30, nel corso della presentazione pubblica presso la Biblioteca di Baselga di Pinè.
“In un momento storico in cui si parla di orsi e lupi come una minaccia per gli interessi umani e si pianificano piani di abbattimento mirati – spiga Bertacchini - è necessario comprendere come queste specie, senza strumentalizzarle, possano invece essere una opportunità per rivedere un modello e degli schemi culturali che ci hanno portato nella situazione nella quale ci troviamo. Non si tratta di “o noi o loro”, ma di un modo di interpretare gli spazi e di posizionamento. È infatti necessario recuperare una visione d’insieme che non isoli le componenti di un sistema complesso in parti, riducendone il funzionamento a una fuorviante logica meccanicistica e lineare che non trova riscontro nella realtà naturale”.
“Ci siamo abituati a “imprigionare” le forme naturali in schemi fissi e ripetitivi, dove vorremmo che restassero confinate. Ma quegli schemi altro non sono se non il frutto di un nostro pensiero. La vita, nel suo significato autopoietico, è altro e ce lo continua a dimostrare. È caratterizzata da un dinamismo che si rinnova. Dove la lasciamo libera di agire va avanti seguendo un proprio processo creativo”.
“Ognuna delle storie presentate nel libro – dall’espansione dei fenicotteri rosa, al ritorno del castoro, all’arrivo dello sciacallo dorato - offre lo spunto per parlare dei nostri pensieri, di possibilità e delle relazioni che permettono la vita sulla Terra. Allo stesso tempo vogliono essere un invito ad avere fiducia in quello che chiamiamo “natura”. Dove l’esplosione nucleare di Černobyl' faceva pensare che tutto fosse perduto, la vegetazione si è impadronita degli spazi abbandonati e i boschi sono tornati. Luoghi che sono stati scenario di devastanti incendi, senza sminuire la piaga delle fiamme appiccate dall’uomo, possiedono ora i colori più belli della macchia mediterranea. L’unica cosa che la natura ci chiede, in fondo, è di essere lasciata in pace e, se lo faremo, sarà in grado di riprendersi”.
Note sull’autore
Gabriele Bertacchini (1980), è un divulgatore ambientale. Dopo la laurea in Scienze naturali e un master in comunicazione ambientale, nel 2006 fonda AmBios, azienda specializzata in educazione e comunicazione ambientale (www.ambios.it). È autore e conduttore di Radio Pianeta3.
Ha realizzato i podcast M49 (il Post, 2021) e Rotta climatica (Avvenire, 2022). Ha pubblicato Il mondo di
cristallo (2017); con Infinito edizioni: L’orso non è invitato (2020), Il pesce è finito (2021) e Ho visto volare i fenicotteri (2024).
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