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Una strada attesa da quasi 60 anni




di NICOLA PISETTA


Un comitato propone un nuovo collegamento tra Piné e la valle di Fiemme.

A sostenere la richiesta vi sono amministratori locali, aziende del territorio e comuni cittadini.



Dopo oltre 40 anni, la politica infrastrutturale di Sover vede rilanciare il tema della strada tra Piné e Fiemme: al centro, la proposta di creare una rete, già in progetto tra gli anni ‘60 e ‘70, che colleghi Montesover a Piscine o a Casatta di Valfloriana.

La Strada Provinciale 83, che attraversa l’Altopiano di Piné, termina a Sover e lì si congiunge alla SP71, la Fersina-Avisio. La costruzione del tratto finale della Strada 83, in passato, non fu però facile: oltre la località Gabart, dopo Brusago, non esisteva il prosieguo verso la parte alta del territorio di Sover. Dalla chiesa di Brusago, fino agli anni ‘60, si doveva scendere dalla tortuosa strada di Valcava.


DIRETTISSIMA PER LE DOLOMITI. L'idea di creare una direttissima tra Pergine e le Dolomiti sorse già in epoca Asburgica, ma poi fu accantonata. In seguito, di fronte al crescente numero di vetture, la viabilità doveva trovare un punto di svolta: il ponte tra Gabart e Sette Fontane, per esempio, che oggi segna il confine tra l’Alta Valsugana e la Val di Cembra, ancora non esisteva.

«Il capolinea – spiega Tullio Tessadri, carrozziere e attivista – era a Gabart e per andare a Sover e Cavalese si doveva scendere da Valcava: nel 1965 furono per questo organizzate manifestazioni a Brusago. Oltre alla grande scomodità, tante frazioni di Sover restavano isolate, tra cui anche Montesover».


Per capire l’isolamento estremo, i masi alti appartenenti a Sover erano fino agli anni ‘60 un vero e proprio microcosmo: la scuola elementare, un tempo dislocata in più sedi, era attiva persino nella piccola Sette Fontane, raccogliendo i bambini di tutti i masi adiacenti. Montesover, oggi, conta circa 300 abitanti. La sua cornice alpina, tra gli sterminati boschi e i lussureggianti prati, è quella di un bucolico dipinto montano: da una parte, svettano le cime del Brenta. Dall’altra, il monte Cogne funge da porta d’ingresso al Lagorai. A 1130 m., fino agli anni '60 era completamente isolato dal mondo esterno.

Tessadri ricorda: «solo una mulattiera collegava l’abitato che fino ad allora viveva di sussistenza. Le oggettive difficoltà di spostamento non permettevano, agli abitanti, di trovare nuove opportunità: lo spopolamento divenne l’amara realtà».


CAMBIARE LA STORIA. La Brusago-Piscine, dunque, avrebbe cambiato la storia. Nonostante le difficoltà, il ponte da Gabart a Sette Fontane, lungo 242 metri e alto fino a 60 metri, fu ben presto costruito: furono usati fino a 2 mila quintali di ghiaia.

Montesover fu finalmente collegata, dal maso Sveseri, servendosi a inizio paese di un altro ponte. Il nuovo tracciato si divise in quattro lotti e ciò che restò, poi, in sospeso fu l’allacciamento finale tra Montesover e Piscine: un tema, questo, che negli anni '70 accese la discussione nel Comune di Sover.

Nel 1975 sfumò definitivamente il progetto, quando vinse il No al completamento della strada.


RITORNO IN AUGE DEL PROGETTO. Nel 2018 la discussione è poi tornata in auge ed è particolarmente attiva da giugno 2019 in virtù della vittoria di Milano-Cortina 2026: lo studio non riguarda solo il collegamento tra Montesover e Piscine, ma anche quello con Casatta, all’altezza del rio delle Seghe.

«Naturalmente, trovandoci quasi al 2022 – spiega Tessadril’apertura della nuova strada andrebbe oltre le olimpiadi ed è, in primis, un’idea in chiave turistica. L’obiettivo è dare vita ad un miglior collegamento tra Fiemme e l’Alta Valsugana».

Da Piné non mancano, infatti, i pendolari che studiano e lavorano.

«Per gli abitanti – sottolinea Tessadri – diverrebbe il modo non solo per velocizzare lo spostamento, ma anche per creare linee di collegamento extraurbane da Trento a Cavalese e usufruire degli skibus invernali. Per i turisti, l’occasione estiva per recarsi al lago in mezz’ora: chi cerca l’oasi refrigerante viene indirizzato a Caldaro. Così facendo, Piné, Caldonazzo e Levico potenzierebbero ulteriormente il proprio flusso. Inoltre, è una strada che potrebbe risolvere la sicurezza dell’attuale tratto scosceso tra Sveseri e Sover».

UNA DISCESA PIÙ DOLCE

La discesa, infatti, tocca punte fino al 18% e in inverno serve massima prudenza al volante. Stando allo studio di fattibilità, la pendenza della nuova strada dalla località Soletti di Montesover diminuirebbe: nel caso arrivasse a Piscine toccherebbe il 7%, a Casatta il 4%.

Nonostante il parere unanime del Consiglio Provinciale di Trento, il prezzo è d’ostacolo: «il problema è raccogliere 30 milioni. Un tempo, per queste opere, i fondi si trovavano. Ora è più complesso: finora, a disposizione, ci sono 14 milioni grazie alla partecipazione dei comuni interessati. Abbiamo, inoltre, raccolto 423 timbri aziendali firmati e sono state scritte diverse lettere di sostegno da parte di diverse agenzie. L’interesse è alto, del resto è in un punto strategico: viviamo lungo una strada che potrebbe diventare la via più comoda da percorrere tra Venezia e Canazei. Su questo lungo collegamento, anche il turismo sportivo ne giova: è già in progetto una pista ciclabile in val di Cembra, chiesta a gran voce al presidente Fugatti e finanziata grazie ai fondi europei. L’obiettivo è creare una fitta rete di ciclabili, che colleghi tutte le valli del Trentino».

Sulla nuova strada, un problema tuttavia che può presentarsi è il possibile parere discordante della popolazione: l’abitato di Sover perderebbe la sua centralità ma, allo stesso tempo, potrebbe migliorare la propria vetrina turistica.

«Le firme provengono anche da alcune attività con sede a Sover: è un’occasione per l’intero comune di poter potenziare il prodotto turistico».

Sover, infatti, è uno spettacolare paese costruito su una serie di terrazzamenti a 850 metri di altitudine: è la genuinità delle Alpi rimasta nel tempo immutata, un angolo di Trentino capace di raccontare le secolari fatiche del passato. Tra i suoi immensi boschi, possiede un itinerario che dal centro del paese porta a fondovalle, sulle rive dell’Avisio, spiegando la vita d’un tempo lungo il sentiero degli Antichi Mestieri. Un percorso, dunque, volto a promuovere la cultura di montagna attraverso un mezzo didattico e sostenibile.

Un’occasione, quindi, per valorizzare un pezzo di Trentino fuori dalla massa.






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