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Immagine del redattoreil Cinque

Pergine. Via Regensburger: la strada perginese lunga e tortuosa


Cartolina di inizio ‘900 con casa e laboratorio di materiali in cemento dell’architetto Eduino Maoro



di LINO BEBER

The long and winding road (La strada lunga e tortuosa) cantavano i Beatles: titolo che calza a pennello con la via intitolata a mons. Regensburger, dal 1921 al 1946 parroco e decano di Pergine.

Giacomo Regensburger nacque a Predazzo il 13 dicembre 1864 e, dopo essere stato ordinato sacerdote nel dicembre 1889, fu nominato cooperatore a Vigo di Fassa, poi nel 1893 curato a Marco di Rovereto, in seguito parroco di Storo dal 1901 al 1911, quindi arciprete-decano di Condino fino al 1921 quando fu chiamato a reggere la parrocchia e il decanato perginese fino al 31 ottobre 1946.

Passò i suoi ultimi 2 anni di vita nella canonica dell’allora piccola frazione di Canale, dove lasciò questa terra l’8 luglio 1948.


La via a lui intitolata nasce a sinistra al crocevia dove il viale degli Alpini continua con via Baratieri e si prolunga in un decorso serpiginoso fino al ponte di Vigalzano.

All’inizio della via a destra sorge la casa, sede un tempo delle A.C.L.I. con bar gestito dalla famiglia di Giulio Stelzer – era noto come bar dele bale sante – servizio docce pubbliche, ufficio per le pratiche pensionistiche nel quale per diversi anni lavorò mia sorella Maria Beber (1934-2013) e il grande edificio chiamato Oratorio don Bosco con sala cinema-teatro, campi di gioco, palestra e sale per riunioni. Un tempo c’era anche l’appartamento dove viveva la famiglia di custodi e al secondo piano una sala teatro.

Dopo l’edificio dell’Oratorio, la via interseca la lunga via Marconi e sempre a destra sorge la nuova elegante costruzione di una sezione della Casa di Riposo seguito dall’edificio denominato “Provvidenza”, nata nel 1923 – la prima pietra fu posata il 21 gennaio – e inaugurata il 22 ottobre 1924 come luogo di incontro femminile. Durante il periodo della seconda guerra mondiale il seminario di Trento vi fu trasferito provvisoriamente.

Pochi anni fa è stata restaurata e ora accoglie gruppi parrocchiali, Caritas, Movimento per la Vita, Coccinelle. Seguono gli edifici della famiglia dell’architetto Eduino Maoro e quello di sinistra è tuttora abitato dai suoi eredi. Da qui un tempo, fin verso la fine degli anni ’50, c’era una distesa di prati e campi che venivano irrigati attraverso una rete di canali dall’acqua della Fersina; sorsero poi le prime case che nel tempo occuparono tutta la zona fino agli argini del torrente e nacquero alla sinistra di via Regensburger, dopo la dimora Maoro, le vie Cima Tosa, Marmolada, Pasubio, Paradiso, Fersina, il viale Vito Bellini e il viale dell’Industria e alla sua destra le vie Dolomiti, Montesei e Tonale.

In viale Vito Bellini un tempo sorgevano le Manifatture Perginesi conosciute come “Cederna” dal cognome di Antonio Cederna di Monza, creatore della fiorente industria tessile, che nel 1911 passò le redini al genero Vito Bellini, che creò Cedernopoli, piccola città organizzata e autosufficiente con 900 case progettate e costruite dalla stessa azienda, messe a disposizione delle famiglie degli operai a condizioni vantaggiose.

Quando il gruppo Cederna arrivò a Pergine Valsugana negli anni ‘60 con le filiali di Agrate Brianza e di Milano contava ben 2 mila addetti.

La lunga e tortuosa via termina al ponte sul torrente Fersina che porta verso Vigalzano, Canzolino e il Pinetano e alla sua destra vi è la casa fersinale dove un tempo erano visibili alcuni affreschi: sopra la porta d’ingresso san Giovanni Nepomucemo, nella nicchia san Romedio e sopra di essa la scena dell’apparizione della Madonna di Montagnaga.



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