di LINO BEBER
Dall’albero genealogico redatto da don Tomaso Vigilio Bottea, parroco di Pergine dal 1860 al 1879, si ricava che il capostipite della famiglia, Giovanni Sartori sposato con Cristina abitava alla Costa di Vigalzano in uno dei masi “gentili”, così chiamati perché esonerati dal pagamento delle tasse nella Giurisdizione del castello di Pergine.
Il soprannome della famiglia origina dal cognome di Anna Migoloni di Civezzano che nel 1621 sposò Bortolo Sartori e il nipote Cristoforo fu detto “Migolon”.
Francesco Sartori che nel 1720 aveva sposato Catterina Bertoldo andò ad abitare in una parte di quello che era chiamato “castello di Vigalzano” e il figlio Nicolò che nel 1752 aveva sposato Elisabetta Moar di Tommaso da Pergine ebbe tre figli: Tommaso, Francesco e Antonio.
Il figlio Francesco nel 1798 sposò Marianna Prada e nacquero 3 figli.
1. Nicolò che si laureò in Medicina presso l’Università di Padova nel 1835 e sposò Catterina Cristofolini.
2. Francesco Antonio che nel 1838 sposò Catterina Leonardelli della Faida e venne a Pergine abitando nel palazzo Hippoliti come mezzadro (“masador”); nacquero i figli Maria, Carlo che emigrò in Brasile a San Paolo e scrisse che avrebbe voluto “attraversare un’altra volta la loca” intendendo l’oceano Atlantico, Francesco che nel 1885 sposò Domenica Dallabetta con la nascita di Luigi e di Nicolò (guardia municipale) che nel 1912 sposò Aurelia Giacomozzi con la nascita di Erinna, Luigi, Maria, Giovanni, Dario; sono poi nati Antonio sposato con Anna Gozzer, Giuseppe sposato con Caterina Boldrer, Clementina che restò nubile e Fortunata che sposò Gaetano Ambrosi.
3. Emmanuele che nel 1859 sposò Giuditta Cristofolini e nacquero i figli Egidio (1862) e Daniele (1864).
Daniele fu gestore del “Cavalletto” con cavalli, carri e stalla e ristorante gestito dalla moglie Teresa Giovanna Vicentini, nata a Fornace e residente a Lavis. Nel 1900 nacque la figlia Silvia e nel 1910 Daniele lasciò questa terra. Silvia, rimasta orfana di padre, a 10 anni fu mandata dalle suore Orsoline a Brunico, mentre la mamma gestiva un chiosco per la vendita di verdura a Trento, non essendo più in grado da sola di gestire il “Cavalletto” di Pergine. Lo scopo principale era che la figlia Silvia imparasse bene il tedesco dal momento che Pergine a quel tempo era austriaca. La sua lungimiranza si rivelò fruttuosa perché dopo i 3 anni di scuola a Brunico, Silvia venne spesso chiamata negli uffici come interprete.
Conobbe così un giovane ufficiale di Innsbruck, Fritz Hörmann che, finita la guerra, il 31 agosto 1922 nel duomo di Trento la sposò portandola a Innsbruck insieme alla mamma.
Nel 1932 nacque la figlia Helga, che terminati gli studi venne in Liguria per imparare l’italiano incontrando l’amore e si sposò restando in Italia, dove vive tuttora.
Così il padre Fritz disse: «Io ho rubato mia moglie Silvia agli Italiani, ma ho dato loro mia figlia Helga, ora siamo pari!»
Questa storia mi è stata recentemente raccontata dalla signora Maria Luisa Berlanda, la cui mamma Ellia Sartori (1902-1974) era figlia di Egidio, fratello di Daniele.
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