di LINO BEBER
Il Parco Tre Castagni ha ora un nuovo custode, un gigantesco Aspidosordo con la faccia scolpita nel legno e il corpo con la lunga coda realizzato con materiale ligneo di recupero.
È opera dell’artista trentino Francesco Avancini, non nuovo a imprese di tale tipo. Sul monte Bondone ha realizzato l’orso di paglia e la grande capra, in Val di Ledro la scimmia gigante e altri mostri, in Val di Fassa una grande strega seduta su un trono gigante.
L’Aspidosordo, oltre ad essere un animale mostruoso con la lingua biforcuta legato alle leggende minerarie, è anche il titolo di una pubblicazione satirica inaugurata a Pergine nel 1945 con uscita annuale per la Festa Granda dell’8 settembre. Pubblicata fino al 1976, dopo un lungo periodo di pausa la testata riapparve nel 2008 e 2009 a carnevale per poi sparire di nuovo. Ora il mitico mostruoso animale è tornato e chissà che non torni a dar voce allo spirito satirico dei perginesi.
Sotto il titolo l’aspidosordo c’è la frase in latino maccheronico: Natus est sine audio sed cum
dentibus in antiquissimis temporibus et semper magnabat codas perginensis gentis (nato senza voce ma con i denti in antichissimi tempi e sempre mangiava le code della gente di Pergine). In quel mangiare le code è condensato il significato della satira rivolta in particolare ai politici locali e ai vari personaggi della vita perginese.
La parola satira origina dal latino satura lanx, che indicava il vassoio vuoto riempito di primizie in offerta agli dei, ed è un genere letterario e artistico caratterizzato dall'attenzione critica ai vari aspetti della società, mostrandone le contraddizioni e promuovendo il cambiamento. La satira mira a far ridere criticando i personaggi e deridendoli in argomenti politici, sociali e morali.
Sin dall’antica Grecia la satira ha sempre avuto una forte impronta politica, occupandosi degli eventi di stretta attualità per la città (la polis). Per questo motivo è sempre stata soggetta a violenti attacchi da parte dei potenti dell'epoca.
La satira si serve della comicità, dell’umorismo, dell’ironia fino al sarcasmo con il castigare
ridendo mores (corregge i costumi ridendo), iscrizione posta sul frontone di vari teatri e attribuita al poeta latinista francese Jean de Santeul (1630-1697) che ricorda il detto attribuito ad Orazio Ridentem dicere verum: quid vetat? (Dire la verità ridendo: cosa lo vieta? In altre parole: Cosa proibisce di dire la verità scherzando?).
La nostra costituzione la garantisce come un diritto costituzionale, a differenza di quanto avviene nei paesi con regimi totalitari governati da tiranni.
Autori di satire nella letteratura latina furono Lucilio, Orazio, Marziale, Giovenale, Petronio, Seneca, ma la ritroviamo anche nei grandi autori con Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tassoni, Teofilo Folengo. La lista è lunga e mi piace ricordare Giovanni Guareschi con Il Candido e i personaggi di don Camillo e Peppone. La satira continua…