di LINO BEBER
Prima dell’avvento della lavatrice domestica, arrivata nelle case dei ricchi a partire dal 1946 e dopo gli anni ’60 diffusa anche nelle case del proletariato, le donne si recavano a lavare i panni di casa nei lavatoi pubblici dove arrivava l’acqua della Fersina convogliata nel centro urbano dalla grande roggia – nota anche con il nome di “canale macinante” per via dei molini – che attraversava il centro di Pergine e raggiungeva la zona del macello comunale per poi raggiungere il lago a San Cristoforo, e dalla piccola roggia che scendeva da via san Pietro, via delle Scuole (ora via 3 Novembre), piazza delle Scuole (ora piazza Mario Garbari), via Maier o Contrada Taliana raggiungendo poi San Cristoforo.
Uno dei lavatoi, chiamati allora “lavandare”, si trovava nella piccola piazzetta tra il palazzo Hippoliti, la chiesetta di santa Elisabetta e palazzo Cerra, a quel tempo sede delle scuole elementari fino al 1963.
Noi abitavamo vicino e ricordo la mia mamma Natalia che si recava spesso al lavatoio; quando mio fratello Dario comperò la prima lavatrice la mamma non fu dapprima entusiasta dell’acquisto, ma ben presto si accorse della sua grande utilità nel risparmiarle tante fatiche.
Ricordo che da bambini saltavamo da una parte all’altra del lavatoio e per qualcuno c’era stato anche qualche bagnetto fuori programma.
Questa “lavandara” è immortalata nell’opera pittorica del perginese Tullio Garbari (1892-1931) con il palazzo Hippoliti e la vicina chiesetta di santa Elisabetta (proprietà del MART di Rovereto) e successivamente nelle opere del pittore Raffaele Fanton (1924-2003) che per molti anni ha abitato nel vicino palazzo Hippoliti.
In via Maier, nei pressi dei portici di fronte al palazzo Gentili-Crivelli si trovava un altro lavatoio che penso rimase attivo fino all’inizio del ‘900 e si vede chiaramente in una vecchia fotografia di un recente articolo sulla chiesetta di santa Elisabetta.
I resti di un lavatoio si vedono tuttora in via Chimelli dietro alla piccola fontana che si trova sulla sinistra della via.
In via Crivelli esiste tuttora una piccola costruzione che un tempo era un lavatoio al coperto e utilizzava l’acqua della grande roggia che scendeva tra il palazzo della famiglia Girardi, dove si trova il bar Commercio, e il palazzo attiguo sede ora della Farmacia Bottura.
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