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di ANDREA FALCONERI*
Viviamo nell’era del consumismo: con un “click” si può acquistare qualsiasi oggetto e, con un gesto ancor più semplice, buttarlo via se è vecchio o passato di moda. Il cane oggi fa parte di quegli "oggetti", come lo smartphone o il pc in casa, che tutti hanno e che quindi tutti desiderano. Nell’immaginario collettivo appare come un valore aggiunto, un elemento divertente, tenero, amorevole, da ostentare... necessario a completare il quadretto della famiglia felice. Senza il cane si ha qualcosa in meno degli altri, il cane oggi è un vero e proprio status symbol, con una sola differenza rispetto allo smartphone o al pc: può non costare nulla ed essere quindi alla portata di tutti. Ma davvero tutti sono alla portata del cane?
La cinofilia è una disciplina a cui appassionarsi; il cane è un essere vivente con delle caratteristiche ben precise che vanno conosciute, rispettate, è una passione quotidiana che riguarda un animale molto diverso da noi, da conoscere, da studiare, da comprendere, con cui ci è spesso difficile comunicare, da cui imparare molto e con cui intraprendere certamente un cambiamento.
Un cane stravolge la quotidianità, le priorità, le abitudini, gli equilibri, la vita!
Ma chi prende un cane è consapevole di tutto ciò? Prima di prendere un cane è necessario farsi un esame di coscienza, essere consapevoli e pronti, essere già informati almeno su quale tipo di cane è più adatto a noi, su come si gestisce, su quanto ci costerà mantenerlo … perché in fondo, se un oggetto, mal che vada, finisce nel bidone nessuno soffre…. se un cane finisce in canile o in adozione, sì!
Diversi sono i motivi che spingono una persona o una famiglia a prendere un cane, alcuni lodevoli, altri profondamente ingiusti.
La compagnia è il motivo principale per cui, nel mondo, le persone decidono di prendono un cane. Ed ecco subito un esempio di grave problema: i cani più venduti e ricercati al mondo sono i Golden Retriever e i Labrador Retriever, ossia cani estremamente socievoli e tolleranti, ma dai tratti dinamici, sportivi e molto carichi di energia, non propriamente definibili “cani da compagnia”. E quindi inevitabili abbandoni, adozioni, e canili in rapido affollamento.
Il cane esclusivamente da compagnia non dovrebbe esistere nella logica cinofila: un cane è costituito da una bocca per mordere, ringhiare ed abbaiare, da quattro zampe per correre e saltare, delle unghie per scavare, un naso per annusare, il pelo per proteggersi.
Non dovrebbe esistere quindi il “cane soprammobile” che non abbaia, non morde, non corre, non si muove, non perde pelo e non disturba.
E invece ci sono riusciti: obbedendo alle regole del mercato, che esigeva cani di questo modello, alcuni secoli fa sono state selezionate delle razze adatte a questa “esigenza”.
Citiamo uno dei casi più eclatanti: il Bulldog Inglese è un simpaticissimo cane, docile e molto tollerante, in grado di sopportare perfettamente la vita noiosa da appartamento, capace di riposare anche per 23 ore al giorno, alzarsi solo per mangiare e fare i bisogni per poi tornare a riposare.
Un regalo per il figlio: forse uno dei motivi più insensati e privi di consapevolezza che vi siano. Due esseri viventi che necessitano di attenzioni, di essere guidati nella crescita e nell’educazione, incapaci di autogestirsi, secondo una strana logica genitoriale, dovrebbero amministrarsi l’uno con l’altro.
Inutile dire quanti cani abitano i canili perché non giocano più con il figlio, perché non accettavano le ingenue torture che il bambino infliggeva loro o più semplicemente perché il bambino preferiva giocare, giustamente, con i suoi amichetti e i genitori non avevano più tempo per occuparsi del regalo a quattro zampe.
Regalare un cane ad un bambino è un atto assolutamente sbagliato, ridicolo e da condannare: si tratta di un essere vivente con delle esigenze di cui solo un adulto può occuparsi.
Senso di amorevolezza: regalare mille attenzioni e carezze, spazi enormi, milioni di parole inutili, baci, abbracci, sgiuggiolamenti, copertine di lana, cappottini colorati , la casa piena di giochi, palline, pupazzi, cordoncini, ciotole di cibo in eccesso sempre a disposizione, divani e letti ad uso libero, tv accesa nei momenti di solitudine, fiocchetti in testa e vari bagnetti alla settimana: tutte cose di cui il cane NON ha assolutamente bisogno e che spesso ledono il suo benessere, ma che certo soddisfano appieno quel “malato” senso di amorevolezza che si annida tra i filoni dell’egoismo umano.
Alcune persone proiettano, volontariamente o meno, le loro pulsioni materne o paterne sul cane, rendendolo così schiavo di una vita che non gli appartiene, nascondendosi decorosamente dietro la parola “amore”, ma togliendo al cane la dignità e la possibilità di essere ciò che lui più ama essere, ossia un cane. Ebbene possiamo dirlo e voi farvene una ragione.
Il cane non ha bisogno di “amore” inteso come un sentimento umano, che per altro non si avvicina lontanamente a quella sfera affettiva che invece il cane prova verso l’uomo: ossia un senso di appartenenza “attiva” nel gruppo, e che dura da molte migliaia di anni.
Se il motivo per cui si prende un cane, quindi, è solo quello di sommergerlo (soffocarlo) di ridicole attenzioni è il caso di rivalutare la propria scelta. Un compagno di vita, un amico, un essere vivente da conoscere, rispettare, educare e gestire nel modo corretto, con cui condividere momenti di serenità, spensieratezza, felicità e tristezza, un compagno di lunghe passeggiate, viaggi, vacanze, un elemento pienamente inserito nella famiglia, un valore aggiunto ad essa e di cui sarà parte integrante dall’inizio alla fine; un vero e proprio membro della famiglia, per cui verranno certamente spesi soldi, tempo, energia, per cui verrà riorganizzata la casa e fatti molti sacrifici affinché venga introdotto correttamente nell’ambiente urbano e nella comunità, per la sua e l’altrui serenità. Questo è un motivo più che lodevole, che dovrebbe spingere una persona o una famiglia a prendere un cane.
Per sport o lavoro: ossia la massima esaltazione ed espressione delle qualità psicofisiche del cane, per raggiungere un risultato, frequentando lezioni, addestramento, gare, con tanta fatica e grandi soddisfazioni. Lo sport e il lavoro sono, nella storia evolutiva del cane, la sua salvezza. Attenzione però: se la vostra scelta cade su di un cane da lavoro che è nato come collaboratore (co-lavoratore) dell’uomo, lavorando per anche 12 ore al giorno dietro alle greggi, o seguendo tracce di selvaggina, o vigilando il territorio, non potete poi relegarlo improvvisamente in appartamento, su un divano tutto il giorno ad annoiarsi, spesso fatto uscire solo per la pisciatina o “per andare all’area sgambamento”. Questo metterà a dura prova lo stato psicofisico di un animale costruito invece per muoversi, per lavorare ed avere un ruolo, dando vita a problemi comportamentali che mai fino ad oggi si erano manifestati e che nutrono il mondo dell’educazione cinofila professionale. Lo sport/lavoro richiama le attitudini e caratteristiche di razza, esaltandole e portandole ai massimi livelli in ambito agonistico o in ambito sociale, per il raggiungimento di un risultato che renderà il cane fiero di sé e il conduttore orgoglioso del lavoro svolto.
Questo produce nel cane un’immensa felicità, autostima, soddisfazione, in poche parole benessere. Un cane effettivamente stanco e soddisfatto, felice e rilassato, difficilmente propone i classici comportamenti problematici di cui i proprietari si lamentano, seppellendoci di richieste di aiuto.
Perciò mettiamo questa motivazione in testa alla classifica dei “motivi per cui prendere un cane”, senza nulla togliere alla motivazione precedente, anch’essa altrettanto lodevole.
Per sport e lavoro si intende: Agility, Obedience, Utilità e difesa, Mondioring, Ricerca in superficie, Macerie e valanghe, Sled dog, Sheep Dog, Dog dance, Disc Dog, eccetera.
Le conseguenze di una scelta sbagliata sono l’abbandono o l’esclusione e sono catastrofiche per un animale sociale come il cane, che vive in funzione di un gruppo famigliare che dà un senso alla sua vita.
Un cane non si lamenta se non riceve del cibo, non si lamenta se zoppica su una zampa, non si lamenta se ha caldo, è disposto ad accettare lo stress della noia, degli abbracci, dei vostri ridicoli baci, dei continui comandi, dei viaggi in auto, può perdonare un calcio nel sedere, una sgridata, ma non c’è termine di paragone con il dolore che prova quando viene abbandonato o escluso dal suo nucleo famigliare. Questo è l’atto più meschino e crudele che si possa fare ad un essere vivente che ha riposto nelle vostre mani, tutta la sua fiducia, devozione e ammirazione.
Se alla fine la decisione l’avete presa sappiate che esistono certamente cani adatti ad ogni situazione famigliare: ma chiedetevi ancora una volta se VOI siete pronti al grande onore di avere un cane in casa.
*Andrea Falconeri è manager presso un'azienda milanese che si occupa di tutela del credito. Da 30 anni tiene corsi GRATUITI presso il suo centro addestramento cani di Levico Terme, nelle scuole e sui social.
Allevatore di golden retriever, maltesi e springer spaniel e proprietario della pensione per cani 5 stelle di Roncegno.