L’Ateneo appoggia e sostiene, insieme a Scholars at Risk Italia, la richiesta inviata dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) alle autorità egiziane per la scarcerazione dello studente, da quasi un anno detenuto in Egitto
L’Ateneo di Trento era già sceso in campo lo scorso febbraio per Patrick George Zaki, lo studente dell’Università di Bologna arrestato quasi un anno fa e tuttora incarcerato in Egitto. Ora lancia un nuovo appello. L’Università di Trento, infatti, appoggia e sostiene, insieme a Scholars at Risk Italia, la richiesta inviata dalla Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) alle autorità egiziane, e in particolare al presidente Abdel Fattah al-Sisi, per la scarcerazione dello studente Patrick George Zaki e perché gli sia concesso «il permesso di aspettare il processo a casa con la sua famiglia, dove potrebbe anche riprendersi dalle sofferenze fisiche dopo molti mesi di detenzione».
L'appello della Crui, con una lettera del presidente della Conferenza Ferruccio Resta, rilancia la petizione di Amnesty International e della rete Scholars at Risk (Sar). La Conferenza dei rettori è «seriamente preoccupata per la decisione adottata dal tribunale egiziano il 7 dicembre 2020 di prolungare la custodia cautelare di altri 45 giorni e sente un forte senso di responsabilità nei confronti degli studenti che portano avanti i loro progetti di ricerca con entusiasmo e impegno», si legge nel testo.
La lettera della Crui sottolinea inoltre che Zaki «soffre di asma ed è particolarmente a rischio in caso di esposizione al Covid-19 nel carcere di Tora» e spiega che, nella lettera del 12 dicembre 2020 alla sua famiglia, il giovane «diceva di avere gravi dolori alla schiena e che la sua salute mentale stava peggiorando».
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